Come ogni anno, all’entrata in vigore dell’orario invernale, Legambiente lancia la Campagna denominata “Pendolaria” con una prima analisi della situazione del trasporto ferroviario pendolare in Italia. E lo scenario – in cui si muovono ogni giorno – tre milioni di pendolari – non è proprio di quelli ottimali a detta dei dati raccolti dall’importante associazione ambientalista.
Ne esce fuori infatti lo spaccato – si legge nel report – di “un’Italia a due velocità: il successo dei Frecciarossa da una parte e i tagli a Intercity e treni regionali dall’altra con una forte emergenza al sud. In Italia aumentano le persone che viaggiano in treno, ma con dinamiche molto diferenti da Nord a Sud. Un Paese dunque con sempre più treni di serie A e B, dove si evidenzia in alcune città una vera e propria emergenza per i pendolari, mentre al sud come una grande questione nazionale”.
“Ma è del tutto evidente – continuano ancora gli ambientalisti – che ci troviamo di fronte a una situazione ancora molto difficile per diversi milioni di persone che ogni giorno si muovono in treno. Ed a crescere sono in particolare le differenze, tra chi ad esempio prende i treni ad alta velocità che aumentano ancora come offerta del servizio con il nuovo orario (sono state inserite altre 4 corse sulla Roma-Milano con un aumento dell’offerta del 276% in più dal 2007, per la sola Trenitalia) e chi si muove sulla rete ordinaria, sugli intercity e sui treni regionali, dove invece si sono ridotti i treni. Complessivamente dal 2010 a oggi, a seguito dei tagli sui trasferimenti da parte dello Stato si possono difatti stimare tagli nel servizio ferroviario regionale pari al 6,5% e negli intercity del 19,7%. Attenzione però, ci sono differenze tra le regioni, ma solo nell’entità dei tagli. Nel senso che solo in pochissime regioni è aumentato il servizio (il caso migliore è la provincia di Bolzano), in tutte le altre è stato ridotto o al limite è numericamente rimasto uguale ma con tagli in alcune linee (o cancellazione del collegamento) per trasferirli su altre ritenute prioritarie”.
“Una situazione difficile che – per quelli di Legambiente – si può cambiare innazitutto individuando “risorse per rilanciare davvero una cura del ferro nel nostro Paese, almeno recuperando quanto tagliato rispetto a otto anni fa (dal 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25%). Purtroppo per i prossimi anni non sono previsti finanziamenti per aumentare i treni in circolazione, né nella legge di Stabilità né in altri piani o programmi si affronta il tema di come potenziare l’offerta per chi si muove ogni giorno sui treni. L’unica scelta presa in questi anni rispetto al servizio sono stati gli aumenti delle tariffe (realizzato in 16 regioni) o il taglio nei collegamenti (in 15 regioni). E se con il Ministro delle Infrastrutture Delrio si evidenzia una discontinuità positiva – si legge ancora nel report – nell’attenzione verso il servizio ferroviario e negli investimenti sulla rete, occorre superare un’impostazione che continua ad essere incentrata sulle infrastrutture. Perché il problema che i pendolari vivono ogni giorno è troppo spesso la riduzione dei treni e il degrado del servizio, e in Italia continua a mancare un piano per rilanciare l’offerta di treni in circolazione”.
“Per ripensare la mobilità urbana e il trasporto su ferro è fondamentale renderlo più competitivo con maggiori investimenti – continua il report – per rispondere alla nuova e crescente domanda di mobilità delle aree urbane. Ad oggi il trasporto ferroviario italiano conta, invece, treni troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. In Italia sono quasi 3.300 i treni in servizio nelle regioni. L’età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale è di 17,2 anni con differenze rilevanti da regione a regione. Rispetto allo scorso anno la media di età è migliorata (era 18,6), ma il miglioramento è avvenuto solo in alcune regioni per l’immissione di nuovi convogli (come nel Lazio, in Veneto, Lombardia e Toscana) o di dismissione di quelli più vecchi (come in Lombardia e Puglia). E i dati – incalzano ancora gli ambientalisti – mostrano mostra come attualmente il 69% dei treni in circolazione supera questa soglia di anzianità”.
Il report di Legambiente rileva altresì “la differenza marcata tra la qualità dei treni nelle regioni del centro-nord e quelle del sud, che si posizionano quasi tutte ai vertici di questa classifica. La ragione sta nel fatto che l’acquisto di nuovi treni è stato garantito in questi anni da acquisti diretti da parte delle Regioni o dai contratti con Trenitalia, e ha visto meno investimenti proprio nelle regioni del Sud. E fino ad oggi il Governo nazionale, a differenza di quelli degli altri Paesi europei, non ha mai speso neanche un Euro per comprare nuovi treni. Ma attenzione, per ora stiamo parlando di soli investimenti nella sostituzione del parco rotabile in circolazione, che proprio per la sua età è causa di ritardi, problemi e impedisce un servizio di qualità. Ma nel nostro Paese c’è bisogno di aumentare e potenziare il servizio, per avere un servizio di livello europeo”.
Secondo uno studio della stessa Legambiente infatti bisognerebbe acquistare circa 1.300 treni per rinnovare il parco rotabile in circolazione sostituendo i treni con almeno più di 20 anni di età e potenziare l’offerta nelle tratte più frequentate delle aree metropolitane oltre che nelle regioni meridionali.