E’ durata oltre tre anni l’attività investigativa denominata “Car crash” e portata avanti dai Carabinieri della Compagnia di Bianco e in particolare dalla Stazione di San Luca, in collaborazione con le Unità Antifrode di diverse compagnie assicurative, che ha portato al deferimento in stato di libertà alle Procure della Repubblica di Locri, Roma, Milano, Torino, Bologna e Trieste di oltre 200 persone, tutte residenti nella Locride, ritenute responsabili a vario titolo di falsa testimonianza, falsità ideologica, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, sostituzione di persona, riciclaggio di autovetture ed altro.
In particolare, i Carabinieri di San Luca avrebbero attuato delle intercettazioni ambientali nell’ambito dell’operazione “Colombiani d’Aspromonte“, in cui alcuni indagati discutevano tranquillamente circa le strategie da adottare per frodare le compagnie assicurative e percepire dalle stesse ingiusti risarcimenti. Si iniziava dall’approvvigionamento di targhe tedesche da apporre su veicoli da coinvolgere in sinistri artefatti al coinvolgimento di soggetti residenti in Germania da far risultare scambievolmente quali testimoni ovvero sinistrati; dalle parti di veicoli da danneggiare per indurre in errore i periti assicurativi alle accortezze da adottare al fine di far risultare veritieri i sinistri denunciati e persino alla partecipazione alle frodi assicurative di alcuni professionisti della Locride (legali, medici e periti assicurativi). Alcuni veicoli inoltre, già coinvolti in sinistri, venivano “riciclati” dalla Germania, paese nel quale era poi previsto il reimpiego di cospicui proventi illeciti in attività commerciali. Ogni cautela veniva adottata al fine di rendere veritieri i falsi incidenti fino alle simulazione di danni fisici da dichiarare durante le visite mediche effettuate presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Locri.
Le attività investigative sono state effettuate anche grazie al supporto dell’Interpol. E’ stato possibile, così, effettuare numerosi accertamenti in Germania ed anche nella vicina Austria, che hanno consentito di appurare che, alcune delle persone sottoposte alle indagini, in Germania avevano addirittura rilevato delle attività commerciali (ristoranti) e che gli stessi, già negli anni ’80, risultavano essere stati indagati dall’Autorità Giudiziaria tedesca per analoghi reati. Complessivamente è stato possibile far luce su oltre 70 sinistri artefatti.
Gli indagati, quindi, seguivano una trafila standard e cioè dichiaravano di essere rimasti coinvolti in tamponamenti ovvero in investimenti di pedoni; coinvolgevano nei sinistri artefatti prossimi congiunti e veicoli con targhe estere o doganali; denunciavano di essere rimasti coinvolti in sinistri avvenuti in epoca passata (fino a due anni prima della presentazione delle richieste risarcitorie); danneggiavano personalmente le proprie autovetture ovvero sostituivano parti integre con pezzi danneggiati in modo da fare apparire compatibili i danni denunciati durante le perizie alle quali venivano sottoposti; dichiaravano falsamente di aver subito lesioni; precostituivano dichiarazioni mendaci da rendere innanzi all’Autorità Giudiziaria; ideavano più sinistri con la medesima autovettura effettuando poi vari passaggi di proprietà ed immatricolazioni – utilizzando nella maggior parte dei casi documentazione contraffatta o alterata – il tutto prima che i veicoli fossero periziati dalle società assicurative.
Gli indagati, inoltre, si avvalevano della fondamentale compiacenza di legali e medici oltre che di periti specializzati nella pre-costituzione della documentazione da produrre alle compagnie assicurative unitamente alle richieste risarcitorie.
Il danno complessivo accertato alle compagnie assicurative ammonta a circa 800mila euro.