Se ancora oggi la città di Pizzo è costretta a confrontarsi con la Corte dei conti, la colpa è di chi ha riempito i bilanci di debiti, non certo di chi, come noi, da cinque anni lotta ogni giorno per pagarli».
Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, commenta così la recente delibera della magistratura contabile che ha sollevato obiezioni sul piano di riequilibrio presentato dall’amministrazione, che consentirebbe di ripianare la massa debitoria pregressa.
“Al centro ci sono situazioni di deficit evidenziate con delibera dalla stessa Corte dei conti nel 2012 e delle quali prendemmo atto pochi mesi dopo il nostro insediamento, con discussione in Consiglio comunale nel settembre dello stesso anno. Da allora – spiega il sindaco – abbiamo riconosciuto debiti fuori bilancio per oltre 4 milioni di euro in 4 anni e abbiamo cominciato a risanare i conti. Un lavoro durissimo, portato avanti soltanto per spirito di responsabilità. Sarebbe stato molto più facile avviare le procedure di dissesto appena scoperta la reale situazione finanziaria dell’Ente, due mesi dopo il nostro insediamento, lasciando che fosse un commissario straordinario a sbrogliare la matassa. Ma avrebbe voluto dire lasciare che il peso dei fallimenti passati ricadesse completamente sui cittadini. Invece abbiamo voluto lottare, anche se la guerra non è ancora vinta. Ma comunque la nostra ostinazione ha prodotto risultati importanti, soprattutto se si considera che in questi anni abbiamo anche garantito un netto miglioramento dei servizi erogati dal Comune e realizzato molte opere pubbliche”.
Il prossimo passo sarà il ricorso entro la fine di aprile presso le sezioni riunite della Corte dei Conti, che potrebbero ribaltare il giudizio negativo sul piano di riequilibrio, come già avvenuto molte volte in Calabria, ad esempio a Reggio, Cosenza e Lamezia, dove il piano è stato approvato in seconda battuta. “Sono cinque anni che lottiamo per aggiustare i danni prodotti in passato – continua Callipo -. Emblematico è che tra i motivi principali per cui il piano di riequilibrio per ora non è passato, la Corte dei conti indica l’incertezza della massa debitoria, causata ad esempio dal mancato versamento da parte del Comune degli importi per l’erogazione dell’acqua potabile dal 1980 al 2004. In pratica, per oltre 20 anni il Comune non ha pagato la Regione per l’acqua che veniva consumata a Pizzo, accumulando un debito di quasi 5 milioni di euro. Di fronte a situazioni di questo tipo, ci si rende conto quanto sia difficile il nostro sforzo per rimettere le cose a posto e alcuni personaggi che vengono dal passato per proporsi oggi come la soluzione non possono avere alcuna credibilità”.
Callipo, ribadisce poi che “l’attuale amministrazione, non solo non ha contratto più debiti, ma ha pagato cambiali milionarie, come quelle legate alla Chiesetta di Piedigrotta, alla Tefisel (l’ex società di riscossione) e alle somme statali indebitamente percepite dal Comune fino al 2010 per dipendenti che non erano più in servizio da anni” e ricorda come Palazzo San Giorgio “sotto la sua guida è stato tra i primi in Italia ad adottare un bilancio esclusivamente di cassa, che tiene conto cioè soltanto delle entrate effettive e non di quelle presunte che in passato gonfiavano la voce molto incerta dei “residui attivi”, soldi cioè che nella maggior parte dei casi non sarebbero stati mai incassati ma servivano soltanto a far quadrare i conti sulla carta”.
“Abbiamo reso i bilanci trasparenti, facendo emergere i debiti che prima erano nascosti e crescevano a dismisura tra le pieghe dei bilanci. Oggi tutto sembra più difficile, semplicemente perché è tutto più vero, senza inganni e senza false speranze. È questa onesta amministrativa la nostra forza, e sono certo che i cittadini di Pizzo lo sappiano”.