“La ‘ndrangheta è più forte di prima. Ha saputo trasformarsi. Non spara più, discute alla pari con la politica, anzi sono i politici, ripeto, che vanno a trovare i mafiosi. Non sparano, ma nello stesso tempo il loro potere di intimidazione ė intatto”.
Sono le parole del procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri che, durante un’intervista, si sofferma ampiamente a parlare anche di rapporti tra cosche, politica e massoneria.
“Stiamo parlando della massoneria deviata – afferma -, cioè, di quelle logge massoniche non riconosciute da palazzo Giustiniani dove convivono quadri della pubblica amministrazione, professionisti, e gli esponenti della Santa, quel grado di affiliazione alla ‘ndrangheta che autorizza i suoi vertici anche a una doppia affiliazione, alla massoneria appunto. Ecco, tracce di queste presenze ci sono. È vero che in quarant’anni o poco meno non è stato celebrato un processo con sentenza fosse anche solo di primo grado che certificasse questi rapporti. Dei fascicoli sono stati aperti in passato. Le indagini vanno fatte in silenzio”.
Gratteri si sofferma a parlare anche del capoluogo calabrese come sede della Giunta regionale. “Vedo una autoreferenzialità dei gruppi dirigenti, delle famiglie che gestiscono il potere. Vedo ambigui rapporti amicali tra più figure istituzionali diverse. Frequentazioni che non dovrebbero essere coltivate nel rispetto delle diverse competenze istituzionali”.
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