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Centro di accoglienza a Nicotera? . Facciamo chiarezza…

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Non v’è dubbio che la vicenda del centro di accoglienza a Nicotera si è tinta di giallo, dovuta al più classico dei casi ascrivibili alla mancata trasparenza amministrativa che vuole, di prassi, seppur a valle, che ci sia un preventivo coinvolgimento della popolazione specie  su iniziative delicate quali appunto l’ospitalità di profughi; persone provenienti da zone colpite dalla guerra e/o da sconvolgimenti tali da rendere necessaria la fuga dalle proprie nazioni di origine. In ogni caso, senza dover analizzare i fatti, si tratta di gente che fugge dalla sofferenza, dalla guerra, dal terrorismo. Un popolo di migranti deboli e bisognosi di accoglienza nonché  di aiuto e solidarietà. Una situazione di grande umanità e di grande sensibilità che le istituzioni,  non devono affrontare in maniera burocratica e procedurale, ma prima di tutto ed essenzialmente, tramite un giusto coinvolgimento di quelle popolazioni locali sulle quali, giocoforza,  viene e verrà poi scaricato l’onere dell’ accoglienza ed integrazione dei migranti, che si trovano ad essere ospitati “in casa” della popolazione locale e, da che mondo è mondo, in casa propria ci si mette “gente che si conosce o che quantomeno ti presentano preventivamente”.

Le dichiarazioni del commissario Auricchio erano state rassicuranti in tal senso, allorquando intervistato ha dichiarato <Nessun Centro di accoglienza è previsto debba nascere a Nicotera.> Questa dichiarazione che riteniamo sincera, alla luce dei recenti fatti, sembra essere stata clamorosamente smentita  dalla notizia dell’istituendo centro di accoglienza  che sembrava identificarsi nella vox populi nicoterese, in uno SPRAR o similare anche, per esclusione,  vista la suddetta dichiarazione. Apprendere che in piena estate, nonostante le rassicuranti dichiarazioni, invece di attendere i  turisti, arrivano dei profughi per giunta ospitati in strutture turistiche, sembra una beffa verso una città a vocazione turistica che con tanti sforzi, sacrifici ed investimenti da parte degli operatori turistici, che sperano in una estate più fortunata rispetto alle precedenti. Privare la città di strutture turistiche, sarà un duro colpo allo sviluppo nel breve  e lungo periodo, specie se trattasi di strutture alberghiere, che seppur chiuse da alcuni anni, erano però nel frattempo state ristrutturate anche grazie  all’ausilio di fondi pubblici, creando un ammodernamento significativo con una grande piscina, sala conferenza di notevoli dimensioni e altri servizi essenziali ed utili per il rilancio e lo sviluppo della città di Nicotera.

Se nessun centro di accoglienza sembrava essere  previsto a Nicotera, vediamo nelle maglie della legge, quale altra possibilità di accoglienza la stessa prevede. Dal sito ufficiale del Ministero degli Interni, abbiano attinto alle seguenti informazioni relativamente al sistema di accoglienza sul territorio e, analizzato il bando di gara della Prefettura di Vibo Valentia, del 21,12,2016, con oggetto il servizio di accoglienza, nell’ambito della provincia di Vibo Valentia, di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale e la gestione dei servizi connessi, sembra identificarsi per Nicotera, la scelta di un Cda-centro di accoglienza, al posto di uno SPRAR di cui si era inizialmente, tra la popolazione, ipotizzata la realizzazione, forse per l’inserimento di un allegato nel bando di un “elenco centri SPRAR istituiti od in via di istituzione” inserito nel sito della Prefettura:

Le strutture si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara),  centri di identificazione ed espulsione (Cie), il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). ( L’istituzione di uno SPRAR esclude in quel comune la possibilità di istituire anche un centro di accoglienza Cda)

Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa)

Ospitano gli stranieri al momento del loro arrivo in Italia. In questi centri i migranti ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati, possono richiedere la protezione internazionale. Successivamente, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri.
Questi i centri (Cpsa) sul territorio:

  • Agrigento, Lampedusa – (Centro di primo soccorso e accoglienza)
  • Cagliari, Elmas – (Centro di primo soccorso e accoglienza, con funzioni di Cara)
  • Lecce – Otranto (Centro di primissima accoglienza)
  • Ragusa, Pozzallo (Centro di primo soccorso e accoglienza)

Centri di accoglienza (Cda) e i centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara)

I centri di accoglienza (Cda) garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia.

Lo straniero irregolare che richiede la protezione internazionale viene invece inviato nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), per l’identificazione e l’avvio delle procedure relative alla protezione internazionale.
I centri (Cda e Cara) sul territorio sono:

  • Gorizia, Gradisca d’Isonzo
  • Ancona, Arcevia
  • Roma, Castelnuovo di Porto
  • Foggia, Borgo Mezzanone
  • Bari, Palese
  • Brindisi, Restinco
  • Lecce, Don Tonino Bello
  • Crotone, Loc. S.Anna
  • Catania, Mineo
  • Ragusa, Pozzallo
  • Caltanissetta, Contrada Pian del Lago
  • Agrigento, Lampedusa
  • Trapani, Salina Grande
  • Cagliari, Elmas

Centri di identificazione ed espulsione (Cie)

Gli stranieri giunti in modo irregolare in Italia che non fanno richiesta di protezione internazionale o non ne hanno i requisiti sono trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione (Cie), istituiti per evitare la dispersione sul territorio di chi è in via di espulsione e consentire l’esecuzione del relativo provvedimento da parte delle Forze dell’ordine. Il tempo di permanenza (18 mesi al massimo – link al decreto legge n.89/2011 convertito dalla legge n.129/2011) è funzionale alle procedure di identificazione e a quelle successive di espulsione e rimpatrio.
I centri di identificazione ed espulsione sono: Torino, Roma, Bari  e Trapani

Parallelamente alle politiche migratorie, si realizza nel nostro Paese un sistema di accoglienza che vede al centro la rete degli enti locali che realizza progetti di ‘accoglienza integrata’ sul territorio: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).
Per attivare il sistema, gli enti locali possono utilizzare le risorse finanziarie messe a disposizione dal ministero dell’Interno attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Con questo strumento, vengono assegnati contributi in favore degli enti locali che presentino progetti destinati all’accoglienza per i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria.
Il Sistema di protezione è caratterizzato da:

  • il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e dagli enti responsabili dell’accoglienza, e dal governo centrale secondo una logica di governance multilivello;
  • la partecipazione volontaria degli enti locali alla rete dei progetti di accoglienza;
  • politiche sinergiche sul territorio con i soggetti del terzo settore che contribuiscono in maniera essenziale alla realizzazione degli interventi.

I progetti di accoglienza, presentati sulla scorta di appositi bandi, sono sottoposti all’esame di una Commissione di valutazione composta da rappresentanti del ministero dell’Interno, da un rappresentante dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) e da un rappresentante dell’Unione delle province d’Italia (UPI). Compongono, inoltre, la Commissione un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ed un rappresentante delle Regioni.

Il ministero dell’Interno fornisce le linee guida, dove sono specificati i criteri e le modalità di presentazione delle domande per l’accesso degli enti locali fino alla ripartizione annuale del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.

Partiamo da questa chiarezza per uscire dalla confusione istituzionale,  il cui approccio e modalità avranno di sicuro disorientato l’intera popolazione nicoterese. 

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