Scoperta una sostanza nel sangue per la diagnosi precoce sul rischio cardiovascolare in età pediatrica.
Scoperta una nuova sostanza nel sangue di bambini affetti da ipercolesterolemia, si chiama micro Rna 200c. Permetterà una diagnosi precoce sul rischio cardiovascolare in età pediatrica.
La notizia è stata pubblicata nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica internazionale “Clinical Science” ed interessa anche la Calabria per l’esistenza di una casistica che continua a mantenere in allarme chi si occupa di studi di ipercolesterolemia in età pediatrica.
La scoperta è del professor Francesco Martino, ricercatore e scienziato, coordinatore scientifico degli studi clinici e dell’attività di ricerca del Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria infantile della I Facoltà di Medicina e Chirurgia “Sapienza” Università di Roma, originario di San Nicola da Crissa in provincia di Vibo Valentia, impegnato da oltre 10 anni in una serie di interessanti studi sull’ipercolesterolemia in età pediatrica.
La provincia di Vibo Valentia, secondo Martino che continua a visionare i pazienti a Roma, proprio per i casi passati sotto la sua diretta osservazione, sarebbe tra le zone più interessate al diffondersi della patologia. I dati ufficiali verranno resi noti a fine settembre a conclusione dell’indagine conoscitiva ma risulta già evidente che la casistica vibonese si presenta rilevante.
Martino sulla Calabria, e quindi anche su Vibo Valentia, ha realizzato, avvalendosi della collaborazione del professor Francesco Perticone, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, un consistente studio di coorte sulla popolazione residenziale appartenenti a nuclei familiari composti da bambini, genitori e nonni con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle abitudini alimentari e di vita e sulla familiarità per malattie cronico degenerative, rilevando i parametri clinici dei soggetti interessati.
Negli ultimi anni ha indirizzato le proprie ricerche sulle conseguenze dell’interazione tra fattori ambientali e fattori genetici che già dall’età gestazionale ritenendole responsabili dell’ aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari e pervenendo alla conclusione che i microRna proprio perché individuati nel nucleo centrale delle cellule sono in grado di modificare globalmente il destino delle cellule, cambiandone le funzioni, regolandone la specializzazione o stimolandone la proliferazione.
Un elemento che serve a giustificare il dato secondo cui nei più recenti studi delle alterazioni epigenetiche, che rivestono un importante ruolo nella fisiologia e nella patologia umana, in particolare in quella neoplastica, è stata attribuita straordinaria importanza ai microRna.
“Questi ultimi intervengono in molte attività biologiche che vanno dalla crescita e differenziazione delle cellule alla loro morte – afferma il cattedratico calabrese – rimanendo coinvolti nel metabolismo del colesterolo. Recentemente è stato dimostrato che sono in grado di inibire l’espressione di un fattore trascrizionale, chiamato Zeb1 (una proteina che gestisce l’espressione di altri geni e quindi ha un impatto significativo sulle attività delle cellule)”.
Nel 2015 Martino, contando sulla collaborazione del professor Francesco Barillà, responsabile dell’Utic del Policlinico “Umberto I” di Roma e della dottoressa Alessandra Magenta del laboratorio di Patologia Vascolare dell’Idi di Roma, per la prima volta in letteratura, ha scoperto che i microRNA 33a e 33b sono significativamente aumentati in bambini con ipercolesterolemia familiare. Ecco perchè una alterazione nel sangue dei microRna può essere la spia dell’ l’insorgenza di numerosi condizioni patologiche, incluse le malattie cardiovascolari.
Un membro della famiglia della sostanza scoperta nel sangue dei bambini, il miR-200c, è molto indotto dallo stress ossidativo ed il suo incremento produce disfunzione vascolare, provocando sia il danneggiamento dell’endotelio, cioè del rivestimento della parete interna dei vasi sanguigni, che un ulteriore aumento dello stress ossidativo.
I risultati dello studio (accettato una settimana fa per la pubblicazione sulla rivista Clinical Science), dimostrano, per la prima volta in letteratura, che il miR-200c è notevolmente aumentato in questi bambini rispetto a soggetti sani, e che correla positivamente con i miR-33a / b e con la Proteina C Reattiva (indice di infiammazione).
Partendo da questi presupposti Martino e Alessandra Magenta hanno indagato il microRna 200c in bambini affetti da ipercolesterolemia familiare. Questo vuol dire che il microRna-200c circolante è indotto nella ipercolesterolemia familiare, probabilmente a causa dell’aumentato stress ossidativo e dell’infiammazione che caratterizzano questa malattia ed anche tramite un meccanismo di esporto extracellulare che coinvolge miR-33 e Zeb1. Ciò apre la possibilità di un utilizzo di questi microRna come biomarcatori delle malattie cardiovascolari in una fase precoce e asintomatica e come futuri e innovativi bersagli terapeutici in bambini ipercolesterolemici.