Fine vita. Appello al Capo dello Stato Mattarella, di Pastorale Sanitaria Cei, Centro Studi Livatino, Medici Cattolici, Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari e Family day

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Gli ospedali cattolici italiani, rischiano la revoca dell’accreditamento su fine vita a causa delle DAT-Disposizioni Anticipate di Trattamento, con una lettera inviata oggi al Presidente della Repubblica Mauro Ronco, Presidente del Centro Studi Livatino, Massimo Gandolfini, Presidente del Comitato Difendiamo i nostri Figli, Mons. Massimo Angelelli, Responsabile Ufficio Pastorale Sanitaria della CEI, Padre Virginio Bebber, Presidente dell’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, Filippo Boscia, Presidente dell’Associazione Italiana Medici Cattolici, Aldo Bova, Presidente del Nazionale Forum Associazioni Sanitarie Cattoliche, e Francesco Bellino, Presidente della Società Italiana Bioetica e Comitati Etici, chiedono al Capo dello Stato di rinviare al Parlamento con proprio messaggio il disegno di legge Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. La perdita dell’accreditamento avrebbe come effetto di impedire tout court l’operatività di realtà come la Fondazione Policlinico A.Gemelli, l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, l’Ospedale Fatebenfratelli, l’Ospedale Cristo Re, il Campus Bio-Medico, l’Associazione la Nostra famiglia, la Fondazione Poliambulanza, la Fondazione Maugeri, la Casa di Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo, e le altre 100 strutture analoghe esistenti sul territorio nazionale. Una simile conclusione si pone in contrasto con l’articolo 7 della Carta, e con gli Accordi concordatari che quella norma recepisce.

Appello: “Sig. Presidente, nel corso dei lavori relativi al disegno di legge Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, sul quale è arrivato il voto del Senato giovedì 14, il CSL-Centro Studi Livatino, formato da magistrati, docenti universitari, avvocati e notai, ha più volte fatto pervenire a Deputati e Senatori propri documenti sui profili critici del provvedimento. A sua volta, il CDNF-Comitato Difendiamo i nostri Figli, ha accompagnato l’iter del d.d.l. con propri interventi egualmente critici e – come il CSL – li ha esplicitati durante le audizioni in Parlamento di propri rappresentanti, anche con memorie scritte. Analoghe segnalazioni e approfondimenti sono stati pubblicati dalle Associazioni firmatarie della presente lettera.

Non intendiamo riproporre alla Sua attenzione l’insieme dei rilievi problematici già esposti all’interno e all’esterno delle sedi istituzionali di volta in volta interessate, pur restando convinti che le norme approvate qualche giorno fa configgono con più disposizioni della Costituzione italiana, allorché per la prima volta introducono nell’ordinamento la disponibilità della vita umana, parificano impropriamente idratazione e alimentazione ai trattamenti sanitari, formalizzano per minori e incapaci una sorta di eutanasia del non consenziente, stravolgono il profilo professionale del medico e del personale sanitario.

Ci limitiamo – rinviando per il resto a quanto abbiamo lasciato agli atti del Parlamento ed essendo pronti a fornire approfondimenti su aspetti specifici – a rilevare il pregiudizio che l’applicazione delle norme sulle cosiddette d.a.t. reca agli Istituti sanitari religiosi, o comunque di orientamento cattolico, nel quadro dei rapporti tra la Repubblica italiana e la Chiesa cattolica. Il 12 giugno 2017, nel corso dell’audizione al Senato dei rappresentanti del CSL e del CDNF, a fronte delle preoccupazioni da costoro manifestate per l’assenza nel testo di una disciplina dell’obiezione di coscienza, ovvero di una esenzione delle strutture sanitarie di ispirazione religiosa, la relatrice del disegno di legge, nonché presidente della Commissione Igiene e Sanità, sen. Emilia De Biasi ha affermato testualmente: “Il tema dell’obiezione di coscienza della struttura noi lo abbiamo già affrontato nella prima audizione che abbiamo fatto. In particolare, parliamo naturalmente della sanità convenzionata (…). E quelle di carattere religioso è evidente che hanno un problema, che è un problema che riguarda però il Concordato. E quindi non è evidentemente la sede legislativa la sede adeguata per poter discutere di questo argomento. Nel senso che ci sono accordi precisi fra Stati e quindi evidentemente ci si richiamerà in eventuali ricorsi alla Corte costituzionale per sciogliere questo nodo. È molto difficile che lo possa fare una legge”. Chi in quel momento veniva audito ha fatto presente che, dando per scontata l’insorgenza di conflitti così seri da adire la Consulta, fosse il caso di prevenirli con una differente articolazione. La replica della presidente De Biasi è stata che nell’ipotesi di conflitti la soluzione sarebbe stata togliere “le convenzioni” agli enti ospedalieri d’ispirazione cattolica. Il tutto è consultabile sul sito Internet del Senato – all’indirizzo http://webtv.senato.it/4621?video_evento=3768, a partire dal minuto 35.

Dunque, non si tratta di una battuta sfuggita nel corso di un’intervista a un qualsiasi sostenitore del disegno di legge che poi è stato approvato. Si tratta – ci permettiamo di sottolinearlo – di una affermazione resa durante l’esame del testo al Senato da parte della relatrice dello stesso. Già dal primo giorno di applicazione della nuova normativa potrebbe verificarsi, in una qualsiasi delle strutture sanitarie cattoliche esistenti in Italia, il caso di un medico che ritenesse di non sospendere l’alimentazione e l’idratazione somministrata con ausili, nella consapevolezza della natura eutanasica di un atto del genere: gli sarebbe preclusa la possibilità di obiezione, e per il suo rifiuto la struttura di riferimento verrebbe chiamata per legge a garantire il compimento di quell’atto. Secondo i lavori preparatori, per esplicita affermazione della relatrice al Senato, se l’ospedale nel quale il medico fosse incardinato condividesse la valutazione di quel medico, andrebbe revocata la convenzione, e quindi quel centro perderebbe l’accreditamento. E’ superfluo sottolineare proprio a Lei, Sig. Presidente, che della Costituzione è il primo garante, che una simile conclusione si pone in contrasto con l’articolo 7 della Carta, e con gli Accordi concordatari che quella norma recepisce.

Per questo sottoponiamo alla Sua prudente valutazione l’ipotesi di rinviare il testo alle Camere con messaggio motivato, al fine di ottenere chiarezza su un punto così delicato. Lo ripetiamo: numerosi altri articoli e commi destano motivate riserve di compatibilità con la Costituzione, ma questo ha ricevuto l’espresso e inequivoco avallo della relatrice al Senato, ponendosi in evidente e diretto contrasto con la disciplina delle relazioni fra Repubblica italiana e Chiesa cattolica. Ribadiamo di essere a Sua disposizione, qualora Ella ritenga di acquisire ulteriori elementi, per approfondire la questione prospettata con un testo più ampio, ovvero – se volesse concederci l’opportunità e l’onore – per illustrarli a voce.” Con ogni ossequio

Prof. avv. Mauro Ronco    Presidente del Centro studi Livatino

Prof. Massimo Gandolfini Presidente del Comitato Difendiamo i nostri Figli

Mons. Massimo Angelelli Responsabile Ufficio Pastorale Sanitaria della CEI

Padre Virginio Bebber Presidente Nazionale A.R.I.S.- Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari

Prof. Filippo Boscia Presidente nazionale A.M.C.I.-Associazione Italiana Medici Cattolici

Prof. Aldo Bova Presidente Nazionale Forum Associazioni Sanitarie Cattoliche

Prof. Francesco Bellino Presidente S.I.B.C.E. -Società Italiana Bioetica e Comitati Etici

Roma, 18 dicembre 2017

info@centrostudilivatino.it – www.centrostudilivatino.it – +39 329 4105375

 

 

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