Il “sogno” che Vibo valentia potesse diventare la capitale della cultura 2020 si è concluso oggi con l’annuncio del Ministero dei beni culturali che ha annunciato le dieci città che si contenderanno l’ambito titolo e cioè Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.
La città vincitrice – lo ricordiamo – potrà rappresentare per un anno la nuova offerta culturale e turistica nazionale, attuando il proprio progetto grazie al contributo statale di 1 milione di euro.
Le città che sono arrivate in finale – si legge in una nota dello stesso Mibact – superando le altre 21 candidate al bando dello scorso maggio e ora dovranno presentare il proprio progetto nel corso delle audizioni della Commissione presieduta da Stefano Baia Curioni.
Il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020 sarà assegnato, come di consueto, nell’ambito di una cerimonia pubblica nella sede del Ministero, a Roma, in via del Collegio Romano 27, il prossimo 16 febbraio alle ore 11.00 alla presenza del Ministro Dario Franceschini.
Le 46 città che avevano avanzato la candidatura erano: Agrigento, Agropoli, Alberobello, Altamura, Ancona, Asti, Aversa, Bellano, Benevento, Bitonto, Capaccio Paestum, Casale Monferrato, Caserta, Catania, Ceglie Messapica, Cuneo, Fabriano, Fasano, Foligno, Gallipoli, Lanciano, Macerata, Merano, Messina, Montepulciano, Noto, Nuoro, Oristano, Parma, Piacenza, Pietrasanta, Pieve di Cadore, Prato, Ragusa, Ravello, Reggio Emilia, Salerno, Scandiano, Siracusa, Telese Terme, Teramo, Tivoli, Tremezzina, Treviso, Vibo Valentia e Villa Castelli.
La candidatura vibonese – che era nata dall’iniziativa di alcune associazioni locali ed era stata poi sposata dall’amministrazione Costa – aveva suscitato non poche perplessità vista le grandi difficoltà in cui la stessa e l’intera provincia si dibattano e le non certo lusinghiere posizioni ottenute in vari report che classificano le città e le province italiane per la qualità della vita. Non ultima la classifica stilata dal “Sole 24 ore” che – proprio per quanto riguarda cultura e tempo libero – aveva relegato il vibonese addirittura al 107° posto in Italia.
Da dove ripartire allora? Dalla concretezza e non da sogni e mirabilia varie. Chi davvero nel corso della storia ha saputo realizzare qualcosa è sempre partito dal basso, da quelle cose che sembrano piccole, sembrano dettagli ma poi invece costituiscono l’intelaiatura che rende possibile raggiungere traguardi ambiziosi. Occorre quindi puntare alla valorizzazione delle tante bellezze culturali, del patrimonio e della rete dei presidi esistenti e ve ne sono tanti (dal Sistema Bibliotecario Vibonese e agli eventi che ospita e organizza e alle persone – centinaia – che ogni giorno accoglie e che ogni anno organizza eventi di livello come il “Festival Leggere e Scrivere” per passare poi alle aree archeologiche e ai musei -da quelli vibonesi al sito rupestre di Zungri all’area archeologica di Mileto recentemente tornata a nuova vita grazie all’impegno di una nota associazione vibonese) e sostenere in una logica di rete l’attivismo di tante amministrazioni che della cultura hanno fatto il loro vessillo e della miriade di associazioni che – gratuitamente – organizzano eventi, si prendono cura di siti, avanzano progetti, spesso anche in sinergia con le nostre scuole.