Vincere senza una maggioranza è una mezza perdita. Dopotutto è quello che con il rosatellum, un sistema elettorale “ad cavulum canis”, avevano mirato i soliti noti amanti del Gentiloni bis ai quali, è anche andata male. Una maggioranza di inciuci è quella che si profila. Le ipotesi che più stanno girando nei salotti televisivi sono molto fantasiose quanto improbabili, pronosticando una alleanza M5S e Lega oppure un M5S-PD.
Mattarella darà l’incarico alla coalizione che ha vinto cioè il Centro Destra di Salvini e Berlusconi, solo se riusciranno a dimostrare di avere una sponda per voti mancati. Se Salvini farà lo statista e non il leghista, con un passo indietro per favorire Antonio Tajani premier, allora avremo un governo di larghe intese con Centro Destra e Centro Sinistra che vedrà l’appoggio esterno, responsabile, della lega. Altrimenti ci aspetta un governo tecnico del Presidente Mattarella che poi è quello tanto agognato da molti anti italiani europeisti, folgorati dal fascino dei poteri forti. L’ipotesi incarico M5S è anche questo condizionato ad un allargamento al Pd e LEU, ma dipende dall’assegnazione definitiva dei seggi e dal fatto se Renzi si dimetterà da segretario del Pd per lasciare il posso ad un segretario mediatore e più conciliante con il movimento 5S.
La composizione del nuovo Parlamento assegna, sia alla Camera che al Senato, un terzo dei seggi con il meccanismo maggioritario e due terzi con meccanismo proporzionale; dai voti dall’estero arrivano12 seggi alla Camera e 6 al Senato (col sistema proporzionale). Entreranno nel parlamento i partiti che hanno raggiunto almeno il 3% dei voti . I partiti che hanno raccolto tra l’1 e il 3% dei voti aiutano la coalizione in cui si trovano; invece andranno persi i voti dei partiti che non hanno raggiunto l’1%.
Questo meccanismo fa si che entrino al parlamento solo Liberi e Uguali appena sopra al 3%. Tutto il resto è minimale. Liberi e Uguali, rappresentano una sconfitta per la sinistra storica, con un presidente del Senato e una Presidenta della Camera che hanno completamente sbagliato campagna elettorale, inseguendo i fantasmi dell’antifascismo di Casa Pound che ha certificato che la destra estrema è all’insignificante pericolo dello 0.8% . Altresì ha impostato una campagna elettorale a difesa estrema dell’accoglienza migranti che, se è vero che hanno votato per la Boldrini e Grasso, vuol dire che il magro 3% raccolto è rappresentato da pochi voti di quei compagni che… sbagliano…ancora, votando altrove oppure stanno… tra gli astenuti.
Berlusconi è stato sorpassato da Salvini e, un patto tra gentiluomini, ha stabilito che chi vince indica il Premier. In tal caso dovrà essere indicato da Salvini che ha vinto su Forza Italia e Fratelli d’Italia. Salvini potrebbe auto nominarsi, con il rischio di esplorare e di ritornare senza un risultato. La Meloni e Berlusconi potrebbero convincerlo a comportarsi da responsabile e ripiegare sulla figura istituzionale di Antonio Tajani che, a questo punto, verrebbe designato dall’intera coalizione vincente del Centro Destra, rafforzandolo così, sul piano dell’immagine istituzionale per dargli mandato per fare una “Grosse Koalition” tipo alla tedesca, ma in una Italia, allargata al Partito di Renzi con l’ipotesi di una Lega che non entri nel governo limitandosi ad un appoggio esterno alla grande coalizione, rappresenterebbe in totale una maggioranza del 58%.
Il Movimento 5 Stelle, nonostante lo strepitoso successo, rimarrebbe all’opposizione occupando molti incarichi istituzionali unitamente alla piccola schiera di Liberi e Uguali, ma la Lega di Salvini, rimanendo fuori dal governo, limitandosi all’appoggio esterno, si posizionerebbe nel contempo, strategicamente, tra le file dell’opposizione, andando così a rosicchiare parecchi incarichi al M5S e Liberi e uguali, con il vantaggio di occupare posti nella strategica posizione dell’opposizione politica.
Altra ed ultima ipotesi è un appoggio esterno del PD al Centro destra, ma anche giocando sull’altra sponda con l’appoggio esterno al movimento 5Stelle.
Questo è uno scenario plausibile, ma giusto per rimanere coi piedi per terra, non scordiamoci che siamo nell’Italietta della cosiddetta seconda Repubblica, dove la scorciatoia del governo tecnico incombe su tutto.
Commenti al voto:
M5S: Tra i primi pentastellati a parlare del boom del Movimento, Alessandro Di Battista dal palco dell’hotel Parco dei Principi a Roma ha descritto il risultato come un “trionfo” e “apoteosi”, sancendo che ora “tutti dovranno venire a parlare con noi”. Il primo commento ufficiale era arrivato a urne chiuse da Alfonso Bonafede, candidato ministro della Giustizia nell’eventuale governo a 5 Stelle, che aveva anticipato che il M5S sarà “il pilastro della prossima legislatura”, aggiungendo però che è ancora “troppo presto per parlare di alleanze”. I pentastellati sarebbero stati premiati soprattutto al Centro-Sud, con punte nettamente superiori al 30% in molti collegi, mentre al Nord sarebbero scesi anche sotto al 20%.
Lega: Matteo Salvini ha preferito attendere prima di commentare i risultati elettorali, che comunque premiano la Lega rendendola primo partito del centrodestra. Il segretario ha comunque ringraziato gli elettori via social network, concedendo le prime parole in pubblico a Giancarlo Giorgetti. Il vice di Salvini ha promesso che “parleremo per prima cosa con i nostri alleati”, chiarendo che ci sono “idee chiare su cosa fare”. Le indicazioni geografiche segnano una netta prevalenza nel Veneto e risultati confortanti anche in regioni precedentemente deboli per i leghisti come Emilia, Toscana, Umbria e Abruzzi e un probabile 4% in Campania.
Pd: La delusione dei risultati Pd mette in difficoltà Matteo Renzi, che starebbe valutando secondo alcuni l’ipotesi di annunciare le dimissioni. Di questa idea soprattutto la minoranza, che ha preventivamente parlato di “catastrofe” e ha chiesto, per bocca di Cesare Damiano, di “azzerare tutto”. Gianni Cuperlo ha invece ampliato la riflessione, affermando che “un risultato così severo non interroga solo una leadership, ma una intera classe dirigente e di governo”.
Regionali: Nicola Zingaretti sarebbe in testa nelle elezioni regionali del Lazio mentre la corsa per la presidenza della Lombardia sembrerebbe premiare Attilio Fontana. Ma si tratta ancora di exit poll, lo spoglio comincerà terminato lo scrutinio delle elezioni nazionali, al momento mancano alcune migliaia di sezioni.
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