Giustizia tartaruga, ma, dopo due lustri d’attesa, inesorabilmente, arriva, valuta, decide. E così, Pierluigi Sodano, arbitro di pallavolo nel campionato nazionale di serie B, può tirare un sospiro di sollievo. Lo scorso 2 maggio, infatti, il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar di Catanzaro, ha accolto il ricorso presentato e discusso in aula nella seduta del 26 aprile 2018 stabilendo che il Comune di Joppolo aveva l’obbligo di rilasciare il titolo abilitativo per i lavori di ristrutturazione di un immobile di sua proprietà sin dal 2008. Sono, quindi, trascorsi dieci anni senza poter far nulla. Un’attesa gravida di conseguenze perché in un lasso di tempo così lungo, la casa ha subìto danni notevoli e, soprattutto, perché, a questo punto, il progetto di vita del giovane è del tutto cambiato. I dati salienti della sua storia sono stati spiegati davanti ai giudici del Consiglio di Stato dall’avv. Anna Maria Sodano che, assieme al collega Alessandro Palasciano del Foro di Catanzaro, ha curato sin dall’inizio l’iter processuale. E i giudici, sposando le tesi sostenute dalla difesa, hanno rimesso ogni tassello al proprio posto.
I fatti presi in considerazione dal massimo organo di giustizia amministrativa sono semplici. Pieriluigi Sodano, nel 2001, acquistava un immobile sito a poca distanza dal lungomare di Joppolo. Subito dopo avviava l’iter per l’autorizzazione a ristrutturarlo. Da lì a poco, però, gli veniva notificata un’ordinanza di demolizione di un angolo della veranda costruita nel 1979 – e quindi più di vent’anni prima dell’acquisto – perché realizzata a mt. 4,80 dal confine anziché mt. 5. Pierluigi, nonostante la costruzione fosse stata realizzata circa vent’anni prima, provvedeva a fare quanto richiesto dal Comune. I vigili urbani, a demolizione avvenuta, confermavano la conformità dei lavori, ma l’Utc non procedeva al rilascio del permesso a costruire per completare la ristrutturazione. Eppure dal 2008 si sono alternati alla guida dell’Ente sindaci e commissari straordinari. Il Consiglio di Stato ha rimesso le cose al loro posto, ma chi risarcirà, ora, il Sodano per i danni esistenziali ed economici subìti?