Pino Macino, da Pupari & Pupi
Notizie che ti lasciano senza parole. Domani i giornali troveranno spiegazioni da dare all’incredibile spedizione di morte che ha insanguinato Limbadi e Nicotera. Dalle biografie segnalate dalla stampa il quadro è nero: morti , feriti e sparatore accomunati da ricordi di altri omicidi, di altre violenze, di altre assurdità. Eppure Limbadi non era così. Tutto il territorio vibonese era considerato un “territorio babbo”, lontano dalla criminalità organizzata della vicina provincia reggina…gente semplice, dedita al lavoro: rari i ricordi di violenze efferate…un territorio povero ma che aveva dato natali a uomini illustri…con tradizioni solide e buone….una Chiesa ben organizzata e che era generalmente educatrice di massa…ed a Nicotera c’era l’antico liceo Ginnasio…Una terra buona e rispettosa. Il mio bisnonno paterno, siciliano, …ci arrivò alla fine dell’ “800”seguendo la costruzione della ferrovia Palermo/Roma… e realizzando opere in pietra come maestro scalpellino. La pietra nicoterese era eccezionale e si fermò a Mandaradoni di Limbadi. Mio nonno – primo Macino nato in Calabria – vi rimase ….andando e tornando 12 volte da New York. Conosco, dunque, da bambino, quel territorio e ne piango l’involuzione, il disagio degli abitanti, la mortificazione dei buoni. Ma come è stato possibile che la malapianta abbia potuto mettere radici così devastanti ?…basta la ricchezza e la forza del denaro venuta dal malaffare, incentivato dai lavori di costruzione del vicino e grande porto di Gioia Tauro? come e quando è stato consentito il salto di qualità a favore della prepotenza …perchè è mancato il coraggio dei buoni e perchè l’ignavia ha colorato largamente le rappresentanze sociali ? Domande che hanno nel silenzio la risposta…ed il silenzio si confonde con uno Stato cialtrone o complice che per mille convenienze ha accettato questa situazione. E che oggi sa rispondere solo con lo scioglimento cretino del consiglio comunale. Il punto è che oggi raccogliamo questi frutti.Ma l’albero che li ha nutriti è ancora forte e rigoglioso. Dovremmo saperlo.