Giuseppe Neri, docente di letteratura italiana all’ateneo di Messina, scrittore e critico letterario noto e apprezzato con alle spalle numerose pubblicazioni, premi e riconoscimenti, e preside del Liceo classico “Bruno Vinci”, dal 1981 al 2012, è venuto a mancare oggi, all’affetto dei suoi cari e di una comunità intera – quella nicoterese – dove era da tutti conosciuto e stimato.
Neri, aveva dedicato tutta la sua vita alla famiglia e alla scuola, quel Liceo, dal quale sono usciti centinaia di validi professionisti che lui aveva accompagnato negli anni giovanili, sempre con sollecitazione amorevole e incitamento allo studio. Al “Vinci” vi passò oltre quarant’anni, prima da studente – uno dei migliori della sua generazione – poi da docente e infine da preside.
“La scuola – confessò al momento del commiato, al collega della Gazzetta del Sud e di Mediterraneinews.it, Pino Brosio, – mi educo’ quanto i libri, perché gli anni trascorsi, alla guida del Vinci mi hanno dato uno scopo e giuste uscite per essere ascoltato ed ascoltare. Incontri con scrittori importanti, artisti, intellettuali sono stati un ricco noviziato che m’ha entusiasmato, da cercare il portone dell’edificio scolastico, anche quando sentivo di essere improtetto o avvilito. Sono entrato con la fede dei neofiti a 37 anni in questa difficile carriera che sentivo ancora lontana, perché ero frugatore di librerie, intimidito per avere trovato come docenti, i miei stessi professori del liceo, ed io dovevo essere il loro “preside”.
Appena insediatosi alla guida dell’istituto, fece scrivere dall’amico Fulvio Tomizza – a quel tempo intento a scrivere per Mondadori “Materada” e “La migliòr vita” – una bellissima epigrafe, che fece porre in marmo sulle scale dell’edificio che portano all’Aula Magna: “Questo ginnasio, questi tempi nostri…”, che fu il suo primo biglietto d’ingresso che esaltò il buon nome delle lettere nicoteresi. Un rapporto – quello con gli scrittori – che fece affluire, negli anni, al Classico di Nicotera, decine e decine di illustri accademici, pensatori, intellettuali: Ferdinando Castelli, direttore di “Civiltà cattolica”; il ministro della pubblica istruzione Misasi; Mario La Cava, che vi, presentò “I Caratteri” dell’Einaudi, la sua grande opera letteraria; Mario Pomilio, lo storico Ettore Bruni, Donato Valli, Pepè Occhiato che vi presentò il suo “Oga Magoga”, Totò Delfino, attaccatissimo al suo Aspromonte e alla sua Calabria, il grande Bonanno, dall’Università di Palermo, Giorgio Barberi Squarotti, Fulvio Tomizza, Mario Foglietti e Fortunato Seminara, facendo dell’istituto un punto di riferimento nel panorama culturale provinciale. Indimenticabili, i momenti passati poi, con Leonida Repaci e col gruppo della scuola teatro di Palmi che recitò il bellissimo coro tratto dai “Rupe” e Arnolfo Foà che recitò canti della Divina Commedia nell’Aula Magna dell’Istituto. E ancora, Saverio Strati, che al “Vinci” vi trascorse due giorni e Ettore Alvaro, fratello sacerdote del grande Corrado Alvaro accorso con i nipoti, per omaggiare la grande figura dello scrittore e che regalò a Neri due lettere bellissime, e inedite, dello stesso Alvaro, che le pubblicò poi su” Tribuna politica”.
La sua peculiare filosofia di vita, lo fece amare dai docenti e gli permise da subito di instaurare un ottimo dialogo, costruttivo, sereno, costante con i suoi allievi, corpo vivo e solido di splendida cultura umanistica e scientifica dove le diverse comunità della scuola – quella studentesca, quella dei docenti, quella delle famiglie e quella del personale – convivevano in una dimensione umana, resa raffinata dalla presenza di questo grande intellettuale che cercava sempre di integrare la didattica con iniziative culturali di grande spessore.
Apparteneva infatti a quella categoria di spiriti rarissimi, i quali, benché profondi conoscitori di una materia – nel suo caso la letteratura – in grado di vederla per così dire dal di dentro, da un punto di vista inaccessibile ai profani, conservano tuttavia il senso della relatività del suo valore nell’ordine delle cose, e la misurano e la trasmettono agli altri in termini umani. Le sue memorabili lezioni di letteratura sono difatti tra i ricordi più belli di tutti coloro che hanno studiato al Vinci.
“La mia ricompensa più grande – disse una volta – non è solo quella di aver visto uscire dai ranghi di questo istituto, studenti che sono diventati ottimi professionisti ma anche il fatto che alcuni di loro che ho avuto per allievi, ora sono dei docenti”.
A testimonianza della stima di cui godeva, dopo che la notizia si è diffusa, sono tantissimi coloro che gli hanno reso omaggio con un pensiero sui social network. Neri lascia tre figli e la moglie. A loro, l’abbraccio di tutta la redazione di Mediterraneinews.it e degli amici del Centro Studi Nicoterese (CeSNi) di cui il Preside, aveva accettato, con entusiasmo, la carica di Decano.