La situazione in Pakistan sta degenerando. I fondamentalisti islamici non hanno accettato l’assoluzione di Asia Bibi perché di religione cattolica . Volevano e vogliono vederla morta impiccata, come esempio di sottomissione verso tutta la minoranza cristiana del Paese. Stanno invadendo strade e piazze di tutto il Paese, accerchiando i quartieri cristiani. Il Governo ha schierato l’esercito per prevenire attentati e ritorsioni anche contro i giudici che hanno emesso la sentenza. Vogliono uccidere anche i giudici che l’anno assolta.
Ieri la situazione è precipitata drammaticamente: per placare le proteste, il Governo pakistano ha accettato di impedire l’espatrio di Asia Bibi finché i fondamentalisti non faranno ricorso contro la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte Suprema.
“Possiamo immaginare che il Governo abbia scelto di raggiungere questo compromesso per evitare il peggio. In ogni caso, questo è il momento di intensificare gli sforzi per la liberazione di Asia”. Il grido di dolore per Asia Bibi è stato colto anche dalla Fondazione CitizenGO che è sempre stata in contatto diretto con la famiglia, aiutandola nel processo realizzando anche un documentario usato come prova a favore di Asia, sostenendo le spese legali e accompagnando il marito e la figlia in tutto il mondo per chiedere l’aiuto della comunità internazionale portandoli anche all’ONU e da Papa Francesco.
Il caso della cristiana Asia Bibi, madre di cinque figli, ormai è conosciuto a livello mondiale. Nel giugno del 2009 Asia stava lavorando in un frutteto vicino al suo villaggio in Pakistan, Ittar Wali (Punjab), quando un gruppo di donne musulmane la accusò di aver infettato la fonte per aver bevuto un bicchiere d’acqua. Casi di discriminazione religiosa come questo ne accadono a centinaia ogni giorno in Pakistan, ma Asia Bibi non era il tipo da farsi sopraffare e rispose a tono. Scoppiò tra le donne un diverbio a sfondo religioso, che la madre cattolica vinse con questo argomento: «Il mio Gesù è morto sulla croce per redimere i peccati di tutta l’umanità, Maometto cosa ha fatto per voi?». Quando la notizia dell’incidente si diffuse, il villaggio insorse, dagli altoparlanti delle moschee i muezzin chiamarono a raccolta i musulmani per punirla e Asia Bibi fu picchiata.
Si chiede l’intervento di papa Francesco, dell’ONU, delle comunità islamiche democratiche e della società civile mondiale per un appello contro il fondamentalismo in Pakistan. Salviamo Asia Bibi una mamma coraggio, vittima della fede cristiana. Asia non ha mai perso quella fiducia in Dio di cui parlò a Tempi nel 2014: «Presto sarò di nuovo in mezzo a voi, per la grazia del Signore. Credo, nel nome di Gesù, che la potenza della Sua mano mi darà la libertà, proprio come ha fatto con Pietro. Quando si trovava in carcere, lo Spirito Santo è venuto e ha aperto la porta della sua cella. Io mi aspetto un miracolo come questo».
Condividete questo articolo tutti i giorni fino a quando Asia Bibi e la sua famiglia non verranno liberati e portati al sicuro in occidente, dove diverse Nazioni hanno già offerto loro ospitalità e cittadinanza.
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