Tra le mie letture natalizie, ho trovato particolarmente interessanti agevoli volumi dal titolo rispettivamente “Un calabrese a Mauthausen” Edizioni Brenner e ” Il Viaggio della memoria” Laruffa Editore. Libri che mi hanno fatto riflettere a lungo sulle tragiche vicende inerenti alla Shoah. I due volumi sono stati scritti rispettivamente da Rocco Ventra , deportato siciliano sopravvissuto allo sterminio di Mauthausen con pagine toccanti sulla sua prigionia, e poi nel secondo libro dai suoi figli Giuseppe e Giacoma Ventra che hanno voluto, prima ripercorrere i luoghi della deportazione del loro genitore e visitare “l’inferno” del campo di concentramento e riportare, in seguito, le loro impressioni, sulla carta.
Il campo di Mauthausen è un luogo terrificante. Le baracche sono vuote, ma le centomila vite distrutte soprattutto dalle barbarie dei lavori forzati sono presenti e pesano su chi visita questo luogo lugubre. Un luogo che non dovrebbe esistere, ma allo stesso tempo un luogo disperatamente necessario, per ricordare e per impedire che si ripeta qualcosa di simile.
Poco dopo l'”Anschluss”, l’annessione dell’Austria al Reich tedesco, a Mauthausen sul Danubio fu installato un campo di concentramento per l’esecuzione della cosiddetta “custodia protettiva” di avversari del regime nazista.
Il campo di concentramento di Mauthausen fu il primo campo al di fuori della Germania, il più grande in Austria e divenne uno dei “Lager” più “ all’interno del sistema dei campi di concentramento dei nazisti. Dall’istituzione ufficiale nel 1938, fino alla liberazione del campo di concentramento da parte della terza armata americana il 5 maggio 1945, complessivamente circa 200.000 prigionieri di numerosi paesi europei e del mondo soffrirono per le condizioni inumane della prigionia e per i metodi di tortura delle SS. Più della metà di loro non è sopravvissuta. I prigionieri morirono per esaurimento dovuto allo sfruttamento fisico o per causa di epidemie dovute alle condizioni igieniche catastrofiche.
Molti prigionieri sono stati torturati a morte, fucilati dalla SS o sono deceduti nelle camere a gas di Mauthausen, nel campo secondario “Gusen” così come nella “Euthanasieanstalt” (istituto di eutanasia) a Hartheim. Non solo, anni dopo la liberazione molti prigionieri morirono per le conseguenze della loro detenzione. Rocco Ventra riesce a tornare a casa e a riabbracciare i suoi genitori e i suoi fratelli. Nelle sue parole si evince tutto l’orrore della Shoah: “È un sogno pensare di essere stati liberati e rimpatriati, e poter abbracciare i nostri cari, dopo quel martirio infernale. Eravamo rimasti in pochi, e ridotti a larve umane”. Due libri che a mio modesto parere dovrebbero essere adottati nelle scuole. Per non dimenticare.