Recentemente alla Camera dei Deputati, si è affrontato il tema della condizione generale del giornalismo italiano, dello stato di salute delle redazioni, del malcontento dei giornalisti che, per un pezzo, oggi portano a casa, senza contratto, una cifra media tra i 3 e i 5 euro lordi e del futuro. Si è parlato, inoltre, della necessità di riscoprire e ritrovare, nella vita professionale quotidiana, il senso forte di una deontologia che ormai sembra purtroppo relegata a vivere solo ai margini del quotidiano.
Tema dell’incontro, infatti è stato:
”Il giornalismo, la deontologia professionale e l’informazione sul web: la certezza delle competenze e i pericoli dell’improvvisazione on line”.
Ha aperto i lavori Maurizio Lozzi (consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Lazio), con una “lezione” incentrata sulla verità della notizia, sul rischio della “manipolazione”, sul terrore che le “fake news” diventino predominanti rispetto alla cronaca vera e quotidiana delle nostre periferie, plasmando il suo intervento sugli strumenti possibili che ogni cronista ha oggi a disposizione per discernere il vero dal falso, e per ristabilire una volta per tutte “la verità storica della società che si vive”..
A seguire Lorenzo Del Boca, direttore della Stampa Diocesana Novarese e presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Fnsi, ha dedicato parte del suo intervento al concetto del tempo, perché, negli anni in cui “noi crescevamo e iniziavamo a fare i cronisti, avevano tutto il tempo che ci era necessario”, tempo per scrivere, tempo per ragionare, tempo per rivedere le cose che avevamo scritto, e infine “tempo per pubblicare le nostre storie
Tra le altre cose Del Boca ha detto: “Abbiamo ormai distrutto il concetto di tempo e di spazio”.
Subito dopo Carlo Parisi, direttore di “Giornalisti Italia” e segretario generale aggiunto della Fnsi, ha detto: “tutti noi rischiamo di essere governati, gestiti e controllati dalle regole spietate della tecnologia”. Guai a non saper utilizzare la tecnologia – il messaggio è chiaro – ma guai a farsi gestire o, peggio ancora, dominare dalla tecnologia.
Il vero dato di fondo, secondo Carlo Parisi, che analizza la crisi del sistema-giornalismo italiano è strettamente legato agli editori italiani che, “per mancanza di lungimiranza o per scelta deliberata, non sono stati in grado di scommettere seriamente sul capitale umano, sulle energie importanti che ognuno di loro aveva in redazione, investendo in professionalità”, ma è la “professionalità la vera essenza di un’informazione di qualità”.
Carlo Parisi ha poi sottolineato: “Mai come oggi i giornalisti hanno bisogno di un Ordine e di un Sindacato forti, ma hanno bisogno anche di un’Inpgi, di una Casagit, di un Fondo che, sia pure su direttrici diverse, proseguano uniti per la stessa strada e in difesa assoluta della dignità professionale di ognuno di noi”.
Daniele Cerrato, ha spiegato cosa è oggi in Italia il giornalismo scientifico, alle prese, tra l’altro, oggi, con il caso-influenza cinese, e con la grande difficoltà di mediazione tra il rigore della scienza e le emozioni di chi sta davanti al televisore.
Andrea Camporese, presidente emerito dell’Inpgi ha sottolineato:
“Sono anni che raccontiamo di epidemie nel mondo, come l’ultima cinese, ma la regola che, come giornalisti, ci siamo imposti trova sintesi in questo slogan: Guai a sfruttare le paure e le psicosi comune per fare cassetta e audience”.
Come dire: guai a inseguire e “utilizzare “la paura collettiva per aumentare i followers del proprio sito internet o del proprio giornale on line.
Stefano Fabbri, consigliere nazionale Fnsi e già capo della redazione Ansa di Firenze, in merito a come saranno le agenzie di stampa del futuro ha detto: “Credo che il futuro delle agenzie possa essere quello della certificazione della notizia”. Cioè. “Se volessimo avere la certezza che la notizia sia assolutamente vera, le agenzie di stampa potrebbero avere gli strumenti e soprattutto la voglia di riportare il sistema-informazione ai livelli di qualità alti a cui la nostra tradizione italiana in passato ci ha abituati”.
Massimo Di Russo, responsabile delle attività promozionali di Casagit Salute, ha spiegato “l’importanza e la necessità di credere nella Casagit che è la nostra cassa della salute”.
Di Russo si è soffermato, in particolare, sul profilo W-IN nato dalla convenzione tra l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani e la Casagit: un’operazione congiunta di welfare assistenziale di categoria a sostegno dei giornalisti con reddito medio-basso iscritti alla gestione separata dell’Inpgi.
La convenzione rende operativo il progetto, messo a punto dall’Istituto di previdenza e dal Comitato amministratore della gestione separata e approvato dai Ministeri competenti, per offrire una nuova tutela di assistenza sanitaria ai lavoratori autonomi e free lance con redditi medio-bassi.
L’iscrizione, gratuita per 3 anni (fino al 30 giugno 2022), è totalmente a carico dell’Inpgi che ha stanziato 3 milioni di euro (500 per ciascun giornalista). Un programma di assistenza sanitaria voluto dall’allora presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, che ha avuto la geniale intuizione di distribuire ai lavoratori autonomi meno fortunati, sotto forma di assistenza sanitaria integrativa, le plusvalenze derivanti dagli investimenti della Gestione Separata.
Idea immediatamente sposata dal Comitato amministratore e tradotta in servizio dal presidente della Casagit, Daniele Cerrato, per garantire assistenza sanitaria integrativa a quanti, finora, non ci speravano.