Il 12 Febbraio 2020 ricorre il quarantesimo anniversario dalla morte di Vittorio Bachelet, grande statista ucciso dalle Brigate rosse nel 1980.
Per l’occasione il Consiglio Superiore della Magistratura in partenariato con il Ministero dell’Istruzione, ha promosso l’iniziativa di commemorarne la figura e, pertanto, in Calabria, l’Ufficio Scolastico regionale ed il Coordinamento delle Consulte studentesche si sono attivate nell’organizzare simboliche celebrazioni che si realizzeranno nelle sedi delle Procure e dei Tribunali che hanno aderito.
A Vibo Valentia il Procuratore Camillo Falvo ha accolto gli studenti dell’I. T. E. “Galileo Galilei” e della Consulta provinciale studentesca coordinati da Franca Falduto: all’ iniziativa hanno partecipato il Prefetto Francesco Zito ed il Sindaco Maria Limardo.
Contestualmente, nelle sedi delle altre Istituzioni scolastiche è stato proiettato il video prodotto dalla RAI per l’occasione accanto al libro “Vittorio Bachelet- Gli anni 70 tra speranze e disillusioni” a cura di Giancarlo Cataldo, iniziative promosse dagli Studenti delle Consulte provinciali che, guidati dalla responsabile regionale Franca Falduto, hanno avviato un percorso formativo propedeutico affinché la figura di Vittorio Bachelet che perse la vita proprio nell’Università che tanto amava, possa essere conosciuta ed apprezzata dai tanti giovani alla ricerca di fulgidi modelli di vita per la loro crescita. Lo stesso Bachelet infatti sosteneva che: “È necessario formare i giovani alla responsabilità, alla saggezza, al coraggio e, naturalmente, alla giustizia. In particolare dovrà coltivarsi nei giovani la virtù della prudenza……la democrazia è conquista e vittoria quotidiana contro la sopraffazione, è difesa dei diritti faticosamente conquistati. Questa non è la via più lunga per una maggiore giustizia nella società: è l’unica via. Sono inguaribilmente ottimista e credo che, nonostante tutte le difficoltà, ci sia la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e per la vita delle nostre Istituzioni.”
Preziosa si è rivelata per sensibilizzare i giovani, la prefazione del libro scritta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che così descrive la figura dello statista: “Vittorio Bachelet si definiva un inguaribile ottimista. Credeva realmente che, nonostante tutte le difficoltà, ci fosse sempre la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e delle nostre Istituzioni. Questa radicata convinzione ha caratterizzato e determinato il suo impegno per la realizzazione del “bene comune”, attraverso la ricerca della mediazione come possibilità d’incontro, fondata sull’ascolto e sulla reale apertura al confronto, guidata dagli ideali e dai valori che hanno sempre ispirato la sua azione. Egli era, infatti, certo che nell’impegno sociale e politico non esistessero rigide soluzioni prestabilite e che, proprio attraverso il dialogo, fosse possibile ricomporre le divisioni, mettendo da parte gli interessi particolari e recuperando così il senso più alto della politica. Nel novembre del 1976 il Parlamento lo nominò membro del Consiglio superiore della magistratura e il mese successivo ne fu eletto Vice Presidente. Alla guida dell’organo di governo autonomo della Magistratura seppe ricomporre le divisioni interne, coniugando fermezza di principi e disponibilità al dialogo, nella ricerca del punto d’incontro tra prospettive diverse, ma tutte orientate nella direzione dell’interesse generale. Questa capacità si basava sulla naturale moderazione con cui affrontava le tensioni, avendo come obiettivo l’individuazione di soluzioni sempre basate su scelte valoriali elevate. In quegli anni di drammatica e cruenta conflittualità, Vittorio Bachelet dimostrò che era possibile consolidare le Istituzioni democratiche non attraverso lo scontro e la violenza, bensì dando piena attuazione ai principi della nostra Costituzione. Era convinto che per sconfiggere il terrorismo non fossero necessarie misure eccezionali e che fosse indispensabile che la democrazia rimanesse fedele a sé stessa, nella convinzione che sarebbe stata in grado di rinnovarsi e, al contempo, di respingere qualunque attacco, smentendo così nei fatti l’assunto su cui i terroristi fondavano le loro campagne di scardinamento dell’ordine democratico.
Per questo fu ucciso: perché incarnava il senso più autentico della democrazia costituzionale e dimostrava la possibilità di affrontare e risolvere i problemi utilizzando le regole dello Stato di diritto. La sua dedizione al Paese, il suo profondo senso della comunità e dello Stato, in cui questa si organizza e si esprime, sono stati il motivo del suo assassinio a opera delle brigate rosse, perché egli testimoniava, con professionalità e integrità morale, che era possibile servire il bene pubblico realizzando una società più giusta, senza mai ricorrere alla contrapposizione aspra e pregiudiziale.
È in questo senso che Vittorio Bachelet continua a fornire insegnamento e testimonianza, perché rappresenta ancora la forza della speranza capace di costruire nel presente per l’avvenire.”