Il ricordo di Matteo Vinci a due anni dalla sua morte. La madre: "La speranza è che vengano condannati tutti i soggetti coinvolti nel suo omicidio" Il ricordo di Matteo Vinci a due anni dalla sua morte. La madre: "La speranza è che vengano condannati tutti i soggetti coinvolti nel suo omicidio"

Il ricordo di Matteo Vinci a due anni dalla sua morte. La madre: “La speranza è che vengano condannati tutti i soggetti coinvolti nel suo omicidio”

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Sono trascorsi due anni dalla drammatica morte di Matteo Vinci, il giovane biologo limbadese assassinato in modo barbaro ed efferato da un’autobomba che, nel pomeriggio del 9 aprile 2018, alle ore 15.30, in località Macrea, ha squarciato la sua Ford Fiesta uccidendolo sul colpo e ferendo gravemente il padre Francesco (https://mediterraneinews.it/2018/04/10/un-ordigno-saltare-unautovettura-provocando-un-morto-ed-un-ferito-grave-limbadi-torna-la-paura).

Rosaria Scarpulla

“Matteo ci manca – afferma la madre, Rosaria Scarpulla -. Attendiamo la fine del processo con la speranza che vengano condannati tutti i soggetti coinvolti nel suo omicidio, perché per compiere questo assassinio è stato necessario coinvolgere altre persone che sapevano utilizzare, maneggiare collocare e far esplodere una radio-bomba”.

Una ferita che non si chiuderà mai quella della morte di Matteo, un dolore perenne, un’esperienza struggente e talmente devastante che nel contempo dà alla donna la forza di continuare a vivere affinchè il figlio ottenga la giustizia che merita.

Matteo Vinci

“Bisogna scavare fino in fondo – afferma la Scarpulla – e trovare chi ha aiutato coloro che adesso sono sotto processo. La giustizia sta facendo della morte di Matteo la propria battaglia guidati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, so che lui c’è e che sta lavorando sotto la cenere. Stanno emergendo tante verità, alcune a noi conosciute altre no Addentrandoci e andando avanti con le udienze stanno venendo fuori gli imbrogli, i sotterfugi, le scappatoie nascoste, insomma tutto lo sporco di questi anni compreso chi ha salvato la propria pelle non pensando a salvare quella di mio figlio”.

Intanto a causa delle misure restrittive dovute all’emergenza covid-19, il processo dovrebbe riprendere presso la Corte d’Assise del Tribunale di Catanzaro il 21 aprile.

“A chi è dietro le sbarre – dichiara la donna – spero che venga inferta una condanna all’ergastolo perché a sentire questa parola dovranno tremare dalla paura e solo così inizieranno a parlare. La morte di Matteo è avvenuta silenziosamente e, oso dire, per tanti, perché non tutti avrebbero sacrificato la propria vita per Limbadi che lui amava molto e per noi”.

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