Intelligence, Lifang Dong al Master Unical: “La globalizzazione vista da Oriente. Il Deep State in Cina”

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“In cinese il termine “crisi” (危机 “wēijī”) è composto
da due ideogrammi, “wēi” (危)significa pericolo e “jī” (机)opportunità. Allo
stesso modo, gli attuali sacrifici imposti dalla pandemia di Covid-19,
potrebbero essere visti come un’opportunità di trasformazione
digitale, di rafforzamento della coesione internazionale, di sviluppo di
una maggiore sostenibilità ambientale ed in generale di un ripensamento
dei rapporti tra lo Stato e i cittadini e del nostro sistema di welfare”.
Così è iniziata la lezione di Lifang Dong, primo avvocato italiano di
origine cinese, presidente dell’Associazione Silk Council e fondatore
dello studio legale internazionale Dong & Partners, tenuta in video
conferenza, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria,
diretto da Mario Caligiuri.
Dong ha affermato che “la globalizzazione è stata un’opportunità per la
Cina, dove in modo particolare, gli scambi si sono orientati sia sul
business che sulla cultura. Per quanto riguarda la qualità degli scambi,
si è creato un network internazionale basato sulla fiducia, che porta ad
una interconnettività tra settori e Paesi. Questa fiducia è stata
purtroppo minata dallo scoppio dell’epidemia ed in particolare la Cina
era inizialmente spesso dipinta come “untore” da isolare e tenere a
distanza. Tuttavia, grazie all’applicazione di misure restrittive
senza precedenti, come l’isolamento totale della città di Wuhan e zone
limitrofe, la Cina è arrivata successivamente ad ottenere gli elogi
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ed è diventata un
osservatorio privilegiato a cui molti Paesi si sono ispirati”.
L’Avvocato ha poi proseguito sostenendo che “la Cina ha potuto affrontare
questa situazione emergenziale anche grazie al senso dello Stato molto
forte dei propri cittadini, dovuta all’influenza culturale del
confucianesimo.”
“In Cina – ha ricordato – lo Stato è considerato come un bene di tutti ed
è formato da un unico partito, il cui il Segretario Generale è allo stesso
tempo il Presidente della Repubblica e gli indirizzi politici sono molto
forti perché fonti di diritto. In Cina è maturato il capitalismo di tipo
socialista”.
Quindi, Dong ha sottolineato “l’importanza di compiere un confronto tra
tre Presidenti cinesi, che sono la chiave per comprendere l’attuale
contesto politico, economico e sociale del paese. Infatti, a partire dal
1949 Mao Zedong, creatore della Repubblica popolare cinese, si fece
promotore del “grande balzo in avanti”, ovvero della trasformazione della
Cina da paese agricolo a paese industriale. Dal 1978, il presidente Deng
Xiaoping per primo ha introdotto la nozione di “socialismo con
caratteristiche cinesi” per giustificare la transizione da un’economia
socialista pianificata a un’economia socialista di mercato, così
realizzando la grande apertura della Cina all’Occidente attraverso la
cosiddetta “Open Door Policy”. Tale politica ha permesso alla Cina di
attirare molte multinazionali straniere, anche attraverso la concessione
di sgravi fiscali nelle free trade zone, nei parchi industriali e
recentemente nei parchi tecnologici ed ecologici. Ma questo ha creato
squilibri all’interno della popolazione cinese, aumentando il divario tra
ricchi e poveri, tra campagna e città. Tali instabilità sono state
affrontate attraverso una serie di profonde riforme che hanno raggiunto
molteplici risultati quali: la riduzione della povertà, la
partecipazione della Cina alla crescita mondiale per circa il 30%, lo
sviluppo tecnologico e l’entrata della Cina nel 2001 nel World Trade
Organization.
L’attuale Presidente cinese Xi Jinping, in carica dal 2012, erede della
“Open Door Policy” di Deng Xiaoping, è promotore del “socialismo con
caratteristiche cinesi nella Nuova Era” e del cosiddetto “Chinese Dream”.
“La politica di Xi Jinping – ha ribadito – punta oggi su quattro concetti
chiave: multilateralismo, innovazione, cooperazione win-win e sviluppo
sostenibile. Tra i programmi più emblematici della Presidenza di Xi
Jinping c’è “La Nuova Via della Seta”, che coinvolge ormai più di 152
Paesi nel mondo, creando connessioni politiche, commerciali, tecnologiche,
finanziarie e culturali. A seguito dell’emergenza Covid-19, oggi a
fianco della tradizionale Via della Seta economica, si sta sviluppando
anche una “Nuova Via della Seta sanitaria e digitale”, in cui l’Italia
può giocare un ruolo importante sia per la sua strategica posizione
geografica, che per le sue qualità nel campo della cultura, la ricerca,
l’innovazione e design”.
Dopo aver analizzato il contesto storico, culturale ed economico ed il
ruolo geopolitico della Cina, Dong si è interrogata sull’esistenza di
un “Deep State” in Cina. Ha detto: “In Cina lo Stato si identifica con il
Partito Comunista. I cittadini sono coinvolti attivamente nella politica
di intelligence che si esprime al meglio attraverso le Smart Cities e il
Social Credit System, visto come una forma positiva di controllo sociale,
che comporta un sistema di premi e punizioni ed è basato su quattro
indicatori: fiducia verso il governo, credibilità nei rapporti finanziari,
credibilità sociale e integrità giudiziaria. In Cina l’identità tra lo
Stato ed il Partito si rispecchia anche nella complessa organizzazione dei
sistemi di intelligence”. L’Avvocato ha poi ricordato che “durante la
dinastia Song (960-1279 d.C.), vigeva il sistema baojia (保甲 制 baojiazhi)
in base al quale si realizzava una sorveglianza reciproca in cui gruppi di
famiglie erano collettivamente responsabili della raccolta informativa per
mantenere l’ordine e l’armonia sociale. Con Deng Xiaoping e l’apertura
all’Occidente, ci si evolve in un più moderno sistema di intelligence,
votato ad una raccolta informativa verso l’esterno”. Ha poi proseguito
sostenendo che “la Cina oggi è caratterizzata da un meccanismo di
integrazione della sicurezza nazionale militare, commerciale e civile”.
“La Cybersecurity Law, sempre del 2017 – ha proseguito – ha imposto inoltre
una serie di obblighi di comunicazione e di sicurezza informatica per gli
operatori di rete e di infrastrutture informative critiche in Cina, che
sono state accolte con sospetto dalle imprese straniere, soprattutto
americane.
Queste riforme sono state oggetto di ampi dibattiti e spesso sono state
strumentalizzate nell’ambito del conflitto geopolitico che si sta
delineando tra Cina e Stati Uniti per la supremazia economica e digitale
globale. Tipico esempio è stato il caso Huawei, in particolare quando la
vice presidente è stata arrestata in Canada nel 2018, oppure le polemiche
odierne sulla diffusione della tecnologia 5G o le resistenze
dell’industria del farmaco alla diffusione della medicina tradizionale
cinese”.
“Oggi – ha detto – tale conflitto geopolitico si nota soprattutto in quella
che è stata ribattezzata “la diplomazia delle mascherine” e degli aiuti
sanitari nella gestione dell’emergenza Covid-19.
Ad esempio la Cina è stata la prima ad aiutare l’Italia, ricambiando la
solidarietà ricevuta all’inizio dell’emergenza. Tuttavia tali
aiuti hanno suscitato preoccupazioni in una parte della politica e
dell’opinione pubblica italiana per uno spostamento ad Est della
posizione geopolitica italiana. Così è stato più volte ribadito a livello
istituzionale la ferma collocazione dell’Italia al centro delle
istituzioni politiche e di sicurezza del mondo occidentale (Alleanza
Atlantica ed Unione Europea), chiarendo che lotta al Coronavirus e
geopolitica sono su piani separati”.
Dong ha concluso: “Per qualcuno, la Cina è una minaccia, per altri la Cina
è un partner. Tuttavia, le sfide globali, come il Covid-19, possono essere
affrontate solo insieme, superando pregiudizi ideologici e con solidarietà
internazionale. Per questo accolgo con favore il progetto di una Nuova Via
della Seta Sanitaria, che si affianchi a quella economica, politica,
sociale e digitale. Dietro una crisi, come l’attuale emergenza
Covid-19, c’è sempre un’opportunità. Nel nostro caso c’è la
possibilità di diventare una società più solidale, moderna e sostenibile”.

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