Lettera dei parroci e sacerdoti alla città di Gioia Tauro

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Oggi sebbene il Natale rappresenti la festa più importante del Cristianesimo, questa festività ha acquisito degli elementi che la rendono più laica e commerciale.

Il Natale, ha subito un’evoluzione sociale, dove domina la realtà del consumismo, trascurando le tante realtà umane che mancano  purtroppo, dell’indispensabile.

Molti dimenticano che il Natale è grande gioia e pace, che sorge da una povertà-libertà dalle cose, che sconfina con il nulla del mondo attuale.

Quello del 2020 sarà un Natale diverso, sarà il primo Natale dell’epoca Covid-19 all’insegna di misure anti-contagio.

Stiamo sperimentando  paure, dolore e ansia; si continua a temere per la propria salute o per quella di congiunti e amici, si guarda al futuro con preoccupazione.

A Gioia Tauro i parroci della città, padri premurosi e caritatevoli,  animatori instancabili, promotori d’iniziative, sempre presenti tra la gente, capaci di cogliere gli aspetti positivi di ognuno, dal primo all’ultimo, dal più piccolo al più grande, in occasione del Natale, hanno scritto una lettera di riflessione e speranza per la città.

La pubblichiamo integralmente di seguito:

“Fratelli tutti”, ci piace come Parroci e sacerdoti della città di Gioia, raggiungervi con il titolo dell’Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale di Papa Francesco.

“Fratelli tutti” per riaccendere la luce della speranza accogliendo Gesù che ancora una volta viene, si propone, chiedendo di essere accolto, e in Lui ritrovare innanzitutto la strada della Pace interiore per vivere.

Carissimi, il Natale è la ferma volontà di Dio di portare a compimento nella pienezza dei tempi il suo progetto di amore per umanizzarci: essere e vivere da persone libere non da burattini, soggiogati dalle logiche del potere, del profitto fine a se stesso, dalla malavita …

Progetto, nel quale vincendo le logiche del peccato e della morte, e donando la vita per amore, Gesù si fa compagno di viaggio per divinizzarci.  Cioè ci abilita a vivere da figli di Dio e da fratelli e sorelle tra di noi.

L’esperienza del Covid 19, ci auguriamo, ci abbia fatto comprendere la nostra fragilità per abbattere l’indifferenza, le nostre vuote ambizioni, la mania dell’onnipotenza pensando di poter far leva solo sulle nostre forze: scienza, soldi, profitto….

Il Natale non è ripartire svegliando i ricordi del passato, ma l’opportunità di trasformare il presente. Come?

Papa Francesco ci aiuta donandoci alcuni percorsi da attivare per essere umanizzati e divinizzati.

Primo: Riprendere coscienza della parola “prossimo” ormai smarrita. Si vive da soli, non si ha la forza di uscire dalla routine del quotidiano che come una ruota dentata ci macera. Non arriviamo più a noi stessi, non troviamo più la nostra misura, e non affrontiamo il nostro buio per camminare nella luce. Il rischio è di vivere nella paura, nella diffidenza, nel sospetto. Papa Francesco oppone a questo stile di vita chiuso, “una fraternità aperta che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo dove è nata o dove abita”.

Secondo: Un dialogo con tutte le persone di buona volontà. Il Covid-19 una occasione per far “rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità”

Terzo:  Sulle orme del buon samaritano un estraneo sulla strada, facendosi carico e divenendo una parola a tutti, anche  a coloro che non si riconoscono nella fede di Gesù Cristo. Ogni giorno possiamo scegliere di essere buoni samaritani o viandanti indifferenti. Il dono più grande che fa il Samaritano è donare il proprio tempo. E noi faremo Natale se ci chineremo, se cureremo le ferite. Tendenze contrarie alla testimonianza del buon Samaritano non siano mai presenti in nessuno di noi.

Quarto: Andare oltre un mondo fatto solo di “Soci”. Segnati dall’affare e dal profitto, ma educando alla libertà, al riconoscimento della verità e alla gratuità.

Per  realizzare questo necessita una formazione per uno sviluppo integrale.

Predisponiamoci ad accogliere Gesù e facciamolo vivere in noi per riattivare la sensibilità verso gli ultimi, le “periferie” e così superare il rischio grande di convincersi di fare Natale senza il festeggiato, e pur avendo tanti doni e tanto benessere, o tanta sofferenza, o prove, viene a mancare il dono dei doni, Gesù nostra vita, nostra speranza.

Sia questo l’augurio più grande per ripartire cercando strade inedite. Non si può più tornare indietro. La nostra fede in Gesù che ci visita nella pienezza dei tempi,  richiede un nuovo incontro con un’adesione piena, reale e coerente.

Questo è il tempo favorevole per rituffarci nell’Amore. Auguri!”

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