Fiabe e Novelle Calabresi di Letterio Di Francia.

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Oggi viviamo in una società povera di speranza e, per questo, sarebbe importante ritornare a coltivare l’immaginazione.

In questo tempo malato di spazzatura e solitudine, è il pensiero scientifico a dominare.

Persino nelle scuole ai nostri ragazzi, vengono consigliati corsi che “  preparano alla vita” e, anche se  persino Einstein aveva detto che “ l’immaginazione è molto più importante della conoscenza”, nel selezionare le discipline si tende a preferire la conoscenza utile e concreta, relegando in un piano inferiore la letteratura e l’arte.

Non poco tempo fa sui giornali abbiamo letto che le case editrici stanno chiudendo le collane dedicate alla poesia.

Il motivo non è da ricercare nella scomparsa dei poeti, ma perché nessuno ama leggere libri di poesia.

Eppure, sono proprio la poesia, la letteratura e l’arte che nutrono la nostra immaginazione.

Oggi i    nostri giovani, trascorrono gran parte del loro tempo su facebook, sui tablet e usando giochi rigorosamente elettronici.

Niente di più   sbagliato, perché solo ciò che si immagina comincia ad essere vero    , anticipa la realtà , rendendola possibile.

Si può pensare al futuro solo se iniziamo a sognarlo, a immaginarlo con tanta speranza.

E’ nell’immaginazione che ogni cambiamento acquista diritto e possibilità di esistenza.

Quando ero bambina mia nonna mi raccontava delle bellissime fiabe calabresi che stimolavano la mia immaginazione.

Ricordo la sera, davanti al camino, quando le chiedevo: ” Nonna mi racconti una storia?”

Appena lei iniziava a parlare, io iniziavo ad immaginare e a sognare ad occhi aperti

Quelle fiabe, costituiscono ancora oggi, nutrimento per la mia immaginazione e per la mia anima.

Fiabe ricche di buoni sentimenti e  speranza.

Fiabe che, recentemente   ho avuto la fortuna di ritrovare in un bellissimo libro dal  titolo :”Fiabe e novelle Calabresi” di Letterio Di Francia, a cura di Franco Palascia- Edizioni Grifo integrale, in dialetto calabrese.

Sessantuno fiabe e novelle pianigiane, raccolte dall’autore.

Fiabe gentili che sanno di zucchero e farina, dove nei boschi di ulivi agitati dal vento si possono incontrare reucci impastati a mano, dalla bocca piccante come un peperoncino, e reginotte dalla pelle di ricotta.

E poi…ancora draghi e consorti, pupe di pezza e uccelli parlanti, fontane magiche e orti stregati, sirene e diavoli, lanterne fatate; e poi ancora San Giuseppe, la Madonna, la Sibilla, San Martino.

Non ultimo  ,  noci, nocciole, castagne e uova da cui vengono fuori, montagne, fiumi, castelli , palazzi e pietre preziose.

Fiabe così belle che Italo Calvino ne aveva scelto cinque per la sua raccolta di fiabe italiane.

Ricordiamo, per esempio: La Bella dei sett’abiti , Palmerino d’Oliva, Tredicino,Il figlio serpente, Fiorella , Sette coppe e sette spade e il famoso  Giufà.

Fiabe dal sapore Mediterraneo, dovuto, anche alla centralità che in esse occupa il tema  del cibo, ossessione o delizia dei loro protagonisti e raccontatori; oppure alla molla che spinge molti dei personaggi, ricchi o poveri che siano, a partire dalla casa natia per andarsene “spersi per il mondo”.

Quasi in tutte le storie, alla fine si legge:”A fàula è ditta, e cacciamundi a barritta” “La favola è detta e leviamoci la berretta”, la stessa frase che mia nonna pronunciava alla fine del racconto.

Un immenso patrimonio di cultura popolare, carico di emozioni, che rappresenta una sorta di arcipelago di narrazioni messo a punto da Letterio Di Francia che restituisce la magia dei racconti popolari tramndati nel tempo.

Un libro importante che i nostri ragazzi dovrebbero conoscere, anche perché è solo conoscendo la ricchezza del nostro passato, possiamo vivere il presente proiettandoci nel futuro.

Italo Calvino in merito a questa raccolta ha scritto:” Uno dei più importantanti repertori novecenteschi della fiaba italiana ed europea”.

Ricordiamo che Letterio Di Francia, nacque a Palmi nel 1877, da una famiglia di modeste condizioni economiche.

Nel 1895 conseguì il diploma di maturità al Liceo di Monteleone.

Nel 1897 si iscrisse al corso di laurea in Letteratura italiana all’Università di Messina.

Vincitore di una borsa di studio si trasferì alla Scuola Normale di Pisa e nel 1901 si laureò con una tesi su Franco Sacchetti Novelliere.

Dal 1902 al 1908 insegnò nelle scuole italiane d’oltremare.

Tornò in Italia e insegnò nei licei, tra Parma e Torino ,dove conseguì la libera docenza in Letteratura  italiana alla Facoltà di Lettere dell’Università.

Tra il 1924 e il 1925 pubblicò un lavoro in due volumi su “La novellistica”.

Negli anni successivi, si dedicò alla raccolta e annotazione delle “Fiabe e novelle calabresi”, pubblicando nel 1929 una prima edizione.

Il  successo  del volume, lo portò a ristamparlo nel 1935, con aggiunte ed integrazioni.

Morì a Torino nel 1940.

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