Marco Valentini, Prefetto di Napoli, ha tenuto una lezione dal titolo “Sicurezza della Repubblica e Democrazia Costituzionale” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Valentini ha iniziato la sua lezione definendo l ‘intelligence una scienza della contemporaneità, che incide su aspetti tipici della vita di oggi ed ha una funzione pubblica collegata alla sicurezza pubblica.
“Il concetto della sicurezza pubblica- ha detto – va spiegato e definito facendo riferimento al diritto, quindi alle regole, ai principi ed ai valori costituzionali. La sicurezza dello Stato è considerata, in alcune sentenze della Corte Costituzionale, la suprema attività politica”.
Valentini si è poi soffermato su un altro concetto importante legato al tema della sicurezza pubblica e all’azione dell’intelligence: il segreto di Stato .
“La legge n° 801 del 1977 che ha regolamentato per la prima volta l’attività dell’intelligence – ha affermato – consentiva al Presidente del Consiglio di opporre il Segreto di Stato perfino al Parlamento ed aveva una durata illimitata. Prima dell’emanazione di questa legge – ha proseguito – l’intelligence era considerata come qualcosa di oscuro da cui perfino il decisore pubblico si teneva a distanza. Mentre il concetto di sicurezza nazionale dai giuristi veniva considerato per acquisito, senza necessità di ulteriori specificazioni. La Sicurezza
Nazionale è il sancta sanctorum della sovranità, il cuore dello Stato e va messa a confronto con lo stato di diritto, con il governo della legge e richiede che le norme siano prima di tutto rispettate dal legislatore. “In una democrazia parlamentare – ha ribadito – il potere di decidere non è, infatti, sciolto da ogni controllo. E’ necessario un equilibrio dei poteri.
In questo senso sia la legge 801 del 1977 che la legge124 del 2007 hanno dato avvio a un radicale cambiamento nel settore dell’intelligence”.
“Nella realtà odierna – ha affermato Valentini – approcciarsi al tema dell’intelligence, significa mettere in primo piano l’aspetto culturale poichè il termine intelligence è variamente impiegato ed ingloba aspetti differenti. L’intelligence è un apparato
ed un metodo utilizzato da tante categorie appartenenti sia al pubblico che al privato, per arrivare a una decisione consapevole, informata ed utile. L’intelligence è una caratteristica tipica della contemporaneità che si confronta con due ambiti: la complessità e il dominio dell’informazione. E’ la chiave moderna di comprensione del mondo, serve per costruire pensiero e per cogliere la modernità”.
L’intelligence ha il compito di anticipare la conoscenza dei fenomeni per poterli prevenire. “A questo riguardo – ha affermato – occorre sviluppare in modo molto approfondito l’attività di analisi, punto debole dell’intelligence. Basti pensare ai tanti fallimenti interpretativi e di conseguenza operativi dell’intelligence nel corso del tempo: da Pearl Harbour all’invasione della Bai dei Porci, dall’Iran-Contras al crollo del muro di Berlino ed infine agli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001”.
“Per rifondare il concetto d’intelligence – ha affermato – ci sono due motori. Il primo è quello culturale, poiché senza la cultura l’intelligence è burocrazia, apparato ed organizzazione. Il secondo motore è il diritto, che dà un limite istituzionale alle attività dell’intelligence, le qualifica, le determina e le legittima. Per tale motivo, è necessario avere un diritto peculiare, una legislazione speciale che sia snella
e semplice”.
Valentini ha poi concluso soffermandosi sul pensiero di Maurizio Viroli il quale afferma che “la parola Repubblica è densa di significati, perché da un lato esprime il fine del potere sovrano e dall’altro esprime il principio per contenerlo cioè il governo della legge”.
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