Gli Aragonesi di Napoli/Una grande dinastia del Sud nell’Italia delle Signorie, edito da Rubbettino, l’importante volume che il prof. Giuseppe Caridi ha dedicato ad una delle dinastie più importanti e significative del Mezzogiorno d’Italia, è stato al centro di una presentazione in remoto promossa dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con Spazio Open, disponibile su you tube e sul sito facebook di Anassilaos a partire da oggi, che ha registrato la partecipazione del Prof. Antonino Romeo e del Dott. Fabio Arichetta con l’intervento conclusivo dello stesso autore. Da moltissimi anni gli Aragonesi di Napoli sono al centro della riflessione storiografica di Caridi che, dopo il libro dedicato alla figura di Alfonso il Magnanimo, il conquistatore del Regno che diede origine nel 1442 alla nuova dinastia aragonese, che sarebbe rimasta su quel trono sino alla fine del Quattrocento, analizza nella sua nuova opera i successori di Alfonso. Per un lungo periodo, infatti, con lo stesso fondatore e con il suo secondo esponente Ferdinando I, comunemente chiamato Ferrante – per i suoi natali illegittimi subentrato al padre solo in quel Regno e divenuto quindi un sovrano nazionale – gli Aragonesi ricoprirono una posizione preminente nell’ambito dei Potentati italiani. Con la scomparsa di Ferrante nel 1494 si entrò in una fase di declino, caratterizzata sul fronte interno dall’avvicendamento di tre sovrani in un biennio, e a livello internazionale dall’intenzione di Francia e Spagna di conquistare il Mezzogiorno d’Italia. Dopo il breve regno del fratello maggiore Alfonso II e del nipote Ferrandino, fu Federico, secondogenito di Ferrante, impotente a resistere all’attacco francese e spagnolo, a concludere nel 1501, con l’esilio in Francia, la dinastia. Con Federico il Regno perse dunque la sua indipendenza divenendo un vicereame spagnolo sotto Ferdinando il Cattolico e i suoi successori ( Carlo V, Filippo II, Filippo III, Filippo IV e Carlo II della Famiglia degli Asburgo) almeno fino a quando Filippo V di Borbone, re di Spagna, non restituì a Napoli la sua piena indipendenza sotto il figlio Carlo, poi re di Spagna come Carlo III, al quale Caridi ha dedicato un altrettanto pregevole studio, fondatore della dinastia dei Borboni di Napoli conclusasi con Francesco II nel 1860. Un Regno quello sotto gli Aragonesi di Napoli al centro della politica internazionale, ricco di traffici e commerci, floridissimo sul piano degli scambi culturali e artistici anche se minato dal particolarismo dei feudatari (i cosiddetti baroni) che si opposero sempre all’affermazione e al consolidamento della monarchia.