La Destra che manca nell’era del Sovranismo “rivoluzionario”

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“Le strade vive della filosofia”, il ciclo di incontri  curato dal Dott. Vincenzo Musolino e promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open, disponibile su You Tube e sul sito facebook di Anassilaos,da martedì 23 marzo,  si arricchiscono di un nuovo capitolo avente per tema La Destra che manca nell’era del Sovranismo “rivoluzionario”, conversazione dello stesso Musolino che analizza le ragioni per le quali manca nel nostro paese una “Destra repubblicana, democratica e antifascista”.  Va seriamente analizzato il perché, a parere dello studioso,   oggi – possiamo ben dire fallito, o comunque seriamente compromesso, il nobile tentativo di realizzare uno svolgimento liberale e schiettamente “conservatore” della nostra Destra. È pur vero che nelle altre nazioni europee e negli Usa  il pensiero conservatore, strutturato in forti partiti storici, è in crisi e subisce l’aggressività identitaria e semplicistica delle nuove destre populiste e demagogiche; ma ciò che si è realizzato in Italia, cioè l’eclisse totale di una prospettiva repubblicana, autenticamente moderata, è francamente sconfortante. Nella Prima Repubblica tale “assenza”, come per altri versi l’assenza di una prospettiva social democratica egemonica, fu compensata dall’eccezionalità di un partito/Stato quale era la DC che rappresentava al meglio proprio quelle posizioni liberali, occidentali e democratiche culturalmente avversate dalla “Sinistra massimalista”. E le realizzava sotto l’egida feconda e complessa del cattolicesimo democratico: nemico di ogni estremismo teso alla realizzazione di fantomatici, quanto escludenti, paradisi terrestri. E pure, anche in quegli anni difficili, nel lungo dopoguerra, proprio all’interno del mondo post fascista cominciarono a strutturarsi sin da subito posizioni filo atlantiche, borghesi, moderate e pluraliste  che condussero progressivamente alla svolta di Fiuggi del 1995, alla nascita di AN, al viaggio a Gerusalemme del suo presidente Fini, alla genesi e formazione – purtroppo incompiuta – di una forza maggioritaria di matrice apertamente conservatrice a Destra. Fu la segreteria di De Marsanich nel MSI – e la svolta moderata, filoamericana e coalizionista in senso anticomunista – a spingere Pio XII, nel 1952, ad appoggiare la cd operazione Sturzo. L’operazione fallì per l’opposizione di De Gasperi ma contribuì comunque all’espansione di un nuovo MSI che aveva ottenuto l’appoggio di una parte del ceto medio, moderato e borghese. Almirante  svoltò poi decisamente verso una normalizzazione del partito, verso l’esigenza sentita da tantissimi moderati di dar vita ad una chiara coalizione democratica e nazionale che si opponesse decisamente, all’interno della scelta atlantica, alle sinistre. Negli anni ’70 ci furono tentativi come quello della Costituente di destra per la libertà voluta sempre da Almirante nel 1975, e, ancora, tentativi come quello dell’Eurodestra nelle elezioni europee del 1979. Tutti progetti motivati dall’esigenza di uscire dall’isolamento ideologico cui si erano auto condannati gli eredi culturali del fascismo; progetti fondati sull’intuizione  che il nemico da battere non era la democrazia e lo stato di diritto, né il mercato ma la forza di un neo marxismo che ancora in quegli anni, non rinunciava al proprio apparato ideologico.  Figlie dell’intuizione moderna di Almirante furono, in seguito, la segreteria di Fini, il ruolo strategico di Domenico Fisichella e del suo progetto di una Alleanza Nazionale (e siamo nel 1992) come casa unica per liberali, repubblicani e cattolici. Furono gli anni del crollo del muro, della fine delle ideologie, della deriva giustizialista della sinistra italiana, del berlusconismo, del Centrodestra, del viaggio del presidente Fini in Israele, parlò del fascismo come “male assoluto”. Tanti sono stati gli errori commessi che hanno compromesso l’esito di questo percorso benemerito: la definitiva transizione alla normalità della nostra Destra, quel “ritorno al futuro” ad una Neo Destra storica e risorgimentale che potesse finalmente realizzare, anche in Italia, una necessaria e seria alternativa al progressismo, all’interno di un quadro condiviso di ideali costituzionali quali libertà e giustizia. Così non è stato e vennero il movimentismo pentastellato collettivista e sinistrorso,  il salvinismo corporativo e protezionista  ed una destra rinvigorita, a guida Meloni, che rincorre gli uni e gli altri – demagoghi e populisti – sotto il baluardo dello sproposito esterofilo e “sovranista” del tardo lepenismo, di Trump e della fascinazione per il semplicismo autoritario e decisionista, abilmente agitato contro lo “Straniero”.

 

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