Pubblichiamo nella sua stesura integrale la lettera aperta di Stefano Iorfida Presidente dell’Associazione Anassilaos di Reggio Calabria.
“Si avvicina il 25 Aprile, Festa della Liberazione, e tutti noi ci apprestiamo a viverla come un esaltante ritorno alla libertà ma ci chiediamo anche, con una certa trepidazione, quando tanti anziani, allettati e/o non deambulanti, saranno liberati dall’incubo del covid e da quasi certa morte in attesa che bussi alla loro porta il “vaccino salvifico” ora soprattutto che, con scelta che taluni giudicano improvvida, saranno abbattute molte delle restrizioni anti-covid. In vista di queste <aperture> che potranno aumentare il rischio di una ulteriore diffusione dell’epidemia, abbiamo quindi il diritto di chiedere a chi ne ha la responsabilità quando sarà vaccinata mia madre, nata il 31 gennaio 1926, quindi novantacinquenne e più, e non deambulante e quando tutti gli anziani e i non anziani nella sua stessa condizione riceveranno al proprio domicilio quella vaccinazione di cui fino ad ora sono stati privati pur quando le cronache dei giornali, le inchieste della magistratura e gli interventi del Capo del Governo hanno svelato e denunciato che nel nostro “Bel Paese” sono milioni i furbetti e gli imbucati del vaccino mentre i nostri anziani, chiusi da un anno e più, nelle loro case sono privi, per timore di contagio, dell’abbraccio e della carezza dei figli e dei nipoti. E tutto questo avviene in una Regione che dimostra indifferenza ai bisogni delle persone più fragili. Per mia madre e ancor più per tutti coloro che come lei sono cittadini di serie b, quasi senza diritti, quasi senza nome, scrivo questa nota dettata dall’indignazione e dallo sdegno – perché anche la cultura deve sempre confrontarsi con la realtà altrimenti sarebbe gioco ozioso – affinché possa essermi di conforto, pur privo qual sono di potere decisionale, di aver tentato di incidere, soltanto con la forza delle parole, il bubbone della disorganizzazione, dell’indifferenza e dell’egoismo dei tanti. Se potessi farlo mi “svestirei” della cittadinanza italiana anche se non posso cancellare il fatto d’essere nato in una regione “sventurata” come la Calabria per la quale, temo ahimè, possa bene applicarsi un passo del Satyricon di Petronio che si riferisce a Crotone “In questa città gli uomini si dividono in due categorie: predatori e predati…in questa città non vi sono altro che cadaveri lacerati e corvi che lacerano” (homines in hac urbe videritis, scitote in duas partes esse divisos. Nam aut captantur aut captant. Adibitis, inquit, oppidum tanquam in pestilentia campos, in quibus nihil aliud est nisi cadavera quae lacerantur, aut corvi qui lacerant) . E dunque quando, Signor Presidente del Consiglio Draghi? Quando Signor Ministro della Salute Speranza? Quando Signor Presidente della Regione Calabria? Quando Signor Commissario Straordinario alla Sanità? Quando Signori Dirigenti, piccoli, grandi e medi dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria? Quando verrà qualcuno nelle nostre case a liberarci dall’incubo di una vaccinazione tuttora mancata? “
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