Nicola Gratteri, per presentare la sua ultima fatica letteraria “Non chiamateli eroi”, irrompe nello stupendo scenario di Largo il Guiscardo di Nicotera e per quasi due ore dipinge per le centinaia di persone che, munite di Green pass e nel rispetto delle norme sul distanziamento anti-Covid, stanno ad ascoltare il quadro della nostra realtà malata e alla cui guarigione sta dedicando la vita assieme a tanti altri collaboratori. Una splendida serata, organizzata dal gruppo “Dopo le 22” coordinato da Antonio Miceli. Il “Gratteri pensiero” aggredisce l’aria, dispensa storie e verità, elimina dubbi, regala speranze. Il procuratore e saggista appare in piena forma. Il suo dire, more solito, è pacato, semplice, incisivo. Sotto l’incalzare senza sconti della giornalista Angela Caponnetto, sale in cattedra e risponde a tutte le domande senza svicolare, senza usare mezzi termini e ipocrisie di circostanza. Ci va dentro ora il fioretto ora la sciabola. E ce n’è per tutti. A cominciare dalla Chiesa non sempre schierata in prima linea e nel campo giusto – singolare la citazione di un vescovo che cenava in casa del capo mafia nel tentativo disperato <di riportare all’ovile la pecorella smarrita> – per arrivare alle divise senza onore passando per il mondo dello sport non immune da condizionamenti e pressioni. Strali perforanti anche contro i giornalisti che hanno come unico scopo quello di scrivergli contro falsità di ogni tipo. Gratteri manifesta grosse perplessità, oltre che per la riforma Cartabia e per quella in arrivo delle carceri, anche sul governo in carica perché Draghi, a suo avviso, è grande conoscitore del sistema finanziario, ma nulla sa di giustizia e sicurezza. Non nasconde nemmeno preoccupazione per il ruolo dell’Italia in campo internazionale perchè <se pensiamo all’Europa – dice – il peso del nostro Paese è pari a quello del due di coppe quando la briscola è a denari>. Il “Gratteri pensiero” non dimentica i giovani, a cui è dedicato il suo ultimo libro e per i quali auspica investimenti mirati a creare una Scuola capace di creare prospettive concrete.
In conclusione, in tanti si sono battuti e si battono per cambiare le cose, ma “Non chiamateli eroi”. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le altre vittime di mafia che Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, per non dimenticare, richiamano alla memoria sono morti per aver voluto inseguire la verità, per aver difeso la propria dignità e il proprio onore, per aver creduto in un’idea o in un sogno o per il semplice desiderio di provare a rimettere in volo le farfalle della libertà. Sono caduti, in sostanza, facendo il proprio dovere e chi muore facendo il proprio dovere non è un eroe. E’ persona normale che va ricordata per sottolineare che contro le leggi della violenza e della sopraffazione si può fare qualcosa. E se quel qualcosa lo si fa tutti assieme anche l’illusione può diventare realtà. L’evento, naturalmente, ha registrato la partecipazione dei massimi vertici delle Forze dell’ordine, rappresentanti politici e culturali della città di Nicotera, oltre a tantissimo pubblico proveniente da ogni angolo del Vibonese. Numerosi anche i turisti che non hanno perso l’occasione per conoscere dal vivo il modo di essere e di ragionare del procuratore Gratteri, nonchè per acquistare il suo ultimo libro per autografare il quale i presenti si son sorbiti oltre un’ora di fila.
Respinte anche tutte le critiche sul suo presenzialismo in Tv. <Io vado spesso in televisione – ha spiegato lo scrittore – perché la gente deve sapere, capire cose complesse spiegate in modo semplice. Io non ho correnti o partiti dietro le spalle, quindi l’andare in televisione è l’unica mia difesa e se io non avessi notorietà a quest’ora mi avrebbero fatto poltiglia>. Ma c’è una possibilità reale di sconfiggere le mafie? <Con un sistema giudiziario diverso con un codice penale diverso, con un regime carcerario diverso e senza la riforma Cartabia – ha spiegato – potremmo abbatterle nell’arco di 15 anni del 90% anche se la più dura a morire – ha aggiunto – è la mentalità mafiosa che è presente in ognuno di noi. Per scardinarla bisogna investire molto sull’istruzione prima e sulla cultura e questo lockdown ha peggiorato le cose>. All’incontro col procuratore di Catanzaro hanno partecipato anche le vittime di ‘ndrangheta Carmine Zappia, Ciccio Vinci e Sara Scarpulla. quest’ultima, intervenendo a conclusione dei lavori, ha ringraziato Gratteri asserendo: “Sulla via del mio calvario ho avuto la fortuna di incontrare lei, che in poco tempo, assieme ai suoi collaboratori, è riuscito a individuare mandanti ed esecutori dell’uccisione di nostro figlio>. La stessa ha denunciato la mancata costituzione di parte civile sia del Comune di Limbadi che della Regione, una “negligenza” la loro archiviata come semplice dimenticanza.