Ieri sera nello slargo antistante Sala Fallara a Gioia Tauro il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, ha presentato il suo nuovo libro dal titolo “Non chiamateli Eroi”, Mondadori Editore, scritto a quattro mani con l’ormai fedele amico, storico e studioso calabrese trapiantato in America, Antonio Nicaso.
L’evento, ha visto la partecipazione dei massimi vertici delle Forze dell’ordine, rappresentanti politici, culturali e religiosi della città di Gioia Tauro, oltre che un pubblico partecipativo.
Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone, la scorta e sua moglie vengono uccisi nella Strage di Capaci.
Pochi mesi dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta perdono la vita nella Strage di via D’Amelio
Nel libro sono ricordate le vite di chi, guardando la mafia negli occhi, ha deciso di difendere le proprie idee, la propria dignità: gli occhi di Giuseppe Letizia che, nel buio, assistono spaventati allo svolgersi di un feroce assassinio; Rocco Gatto primo testimone di giustizia in Italia;le parole “pericolose” di Peppino Impastato che ridicolizzano quegli uomini considerati intoccabili; i saldi principi di Giorgio Ambrosoli; la lotta solitaria del generale dalla Chiesa; la missione contro la mafia di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”; la determinazione di Libero Grassi a non cedere ai tentativi di estorsione; l’alternativa alla mafia e la possibilità di una vita diversa offerta ai giovani da don Pino Puglisi; il diritto a vivere libera rivendicato da Lea Garofalo. I loro sogni, la loro speranza, il loro coraggio sono un modo per non dimenticare.
L’evento è stato fortemente voluto e organizzato dal Comune di Gioia Tauro guidato da Aldo Alessio.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Aldo Alessio e dell’Assessore Alla Cultura Carmen Moliterno; il Procuratore Gratteri dopo aver risposto sui contenuti del libro, ha sottolineato che “le mafie esistono perché c’è un riconoscimento sociale. Ognuno di noi deve andare oltre, impegnandosi nel sociale, uscendo fuori dal proprio orticello, è importante allenarsi alla generosità e all’altruismo. La mafia non dà la canna da pesca, ma il pesce., per questo è importante attrezzarsi per costruire”.
Il Procuratore ha poi aggiunto:” La Calabria non è destinata a morire, può ancora cambiare, abbiamo un target di polizia giudiziaria di alto livello con 4 magistrati a Vibo Valentia, 3 a Crotone e due a Cosenza. Abbiamo un’aula bunker e stiamo finendo di costruire la nuova Procura della Repubblica. Non vogliamo elemosine per la Calabria, ma le stesse infrastrutture e gli stessi servizi che ci sono al Nord”.
Infine, Nicola Gratteri sulla possibilità di sconfiggere la mafia ha affermato che “con un sistema giudiziario diverso, con un codice penale diverso, con un regime carcerario diverso e senza la Riforma Cartabia “potremmo abbatterle nell’arco di 15 anni del 90%.
Anche se” la più dura a morire è la mentalità mafiosa che è presente in ognuno di noi, per scardinarla bisogna investire molto sull’istruzione prima e sulla cultura e questo lockdown ha peggiorato le cose. Non bisogna mai offrire il caffè ai mafiosi perché equivale a legittimarli”.
Infine Nicola Gratteri ha concluso dicendo che non serve l’antimafia della passerella, ma fatti e azioni concrete.