Il 5 ottobre scorso si è tenuto il secondo incontro tra il management dell’Azienda sanitaria vibonese e la delegazione mista di cittadini e consiglieri comunali di opposizione nicoteresi che il 13 settembre avevano manifestato pubblicamente la loro protesta per il progressivo svuotamento dei servizi ambulatoriali presso il locale ospedale. Per molti aspetti hanno trovato conferma in questa occasione i dubbi, le incertezze e i pessimismi in parte registratisi nel primo incontro.
Alla fine dei due incontri, infatti, la conclusione che se ne è tratta, per Antonio D’Agostino (Movi@Vento), è sintetizzabile nella dichiarazione del Commissario Bernardi. “Stiamo facendo il possibile per mantenere certi livelli di prestazione nei presidi di tutta la provincia tra cui Nicotera; ma non chiedeteci certezze perché non abbiamo risorse finanziarie; non disponiamo di specialisti e quelli che ci sono partono per altri lidi perché da noi i rischi aumentano correlativamente all’inadeguatezza delle strutture; le guardie mediche non collaborano e spesso non fanno da filtro per evitare di sovraccaricare i pronto soccorso; i concorsi per medici di pronto soccorso vengono regolarmente disertati; le liste d’attesa risentono anch’esse della penuria degli specialisti”.
D’Agostino fa, inoltre, un resoconto sulla situazione sanitaria nicoterese.
“Sul piano dei servizi – afferma – presso l’ambulatorio di Nicotera, a fronte degli undici punti sottoposti negli incontri, la Commissaria, più che risposte certe, ha snocciolato il rosario dei desideri. A parte l’assicurazione sul ripristino del precedente livello di servizio del centro prelievi, che era stato incomprensibilmente dimezzato, e che adesso verrà riportato a cinque giorni con 120 prelievi settimanali, e la riapertura del centro autistico (peraltro finanziato nel 2017 e appaltato solo lo scorso anno), per il resto: nulla ci è stato detto sulle motivazioni della chiusura del centro Obesità, che pure costituiva un centro di eccellenza che produceva anche utili; il ripristino del servizio di Guardia medica h24 dei medici di base, divenuto da diversi mesi h12, appare essere molto problematico essendoci, anche in questo caso, una scarsissima disponibilità dei medici di base ad accettare tale tipo di incarico; la riapertura degli ambulatori di oculistica, ecografia, ortopedia e protesica, è condizionata, per quanto riguarda il primo, all’accertamento in corso delle necessarie apparecchiature da acquistare; per Il secondo e per il terzo, al reperimento di uno specialista che per ora non si trova; la nomina di un coordinatore dei servizi ambulatoriali, assente dopo il pensionamento del precedente sanitario, e che ha alimentato non poche disfunzioni nei servizi esistenti, è legata all’approvazione del nuovo atto aziendale che ancora non arriva a distanza di sei mesi dal suo inoltro al Commissario Longo. Nelle more si vedrà di nominare un referente”.
Un discorso a parte riguarda la manutenzione della struttura, che presenta non poche criticità all’interno e all’esterno dell’edificio e per la quale è stato assunto l’impegno di intervenire attraverso le necessarie verifiche da parte dell’ufficio tecnico.
“Sul piano degli investimenti, ciò che emerge – dichiara D’Agostino – è un vero e proprio quadro fallimentare, cioè di progressiva desertificazione dei servizi sanitari nel nostro territorio già iniziata da tempo e che riguarda tutta la Calabria se è vero com’è vero che il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), che certifica lo stato dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) in tutte le regioni, relega la nostra all’ultimo posto con l’insufficienza (caso unico nella nazione) di tutti e tre gli indicatori. Resta nel porto delle nebbie la Casa della salute di cui il primo cittadino nicoterese continua a far propaganda. Malgrado i fondi del PNRR prevedano di realizzarne una ogni 20mila abitanti, la prima a crederci poco è proprio la Commissaria Bernardi che, non si sa perché, accetterebbe di averne almeno una ogni 50mila abitanti; ma siccome non crede poi neppure a questo, visto che né il Commissario governativo né il responsabile regionale si sono degnati di rispondere alla sua richiesta dopo oltre quattro mesi, vedrà quale coniglio tirare fuori dal cilindro…non si sa con quali soldi e con quali medici, a questo punto”.
Dunque, “se non sarà la Casa della salute, si chiamerà Casa del sole”, avrebbe ironizzato la Bernardi.
“Ma siccome da che mondo è mondo “senza soldi non si cantano messe” – afferma il capogruppo di Movi@Vento – riteniamo che sarà soltanto una Casa dei sogni. Eppure i soldi ci sarebbero a sentire i rapporti informativi giornalieri che non parlano altro che di lauti finanziamenti, in parte già arrivati e in parte in arrivo per la nostra regione. Ma non era stato il famoso decreto legge 150/ 2020 (il c.d. Calabria bis) – che era diventato il mantra del commissario Longo nelle sue apparizioni televisive (per la verità un pò macchiettistiche, al punto da essere diventate, insieme al personaggio Spirlì, materia per Crozza) – a destinare alla Calabria qualcosa come 180 milioni di euro ripartiti in tre anni? E allora come mai, sempre a detta della Commissaria Asp, l’ex Presidente f.f. della Regione, ha accusato i commissari delle aziende provinciali di non aver utilizzato i fondi quando di questi non sarebbe arrivato loro neppure un euro? E quindi sorge spontanea la domanda: in questa filiera delle inefficienze e dello scaricabarile, chi dice il vero e chi il falso? Chi continua a giocare sporco sulla pelle dei cittadini incolpevoli, che reclamano soltanto il sacrosanto diritto alla salute, che in alcuni casi diventa il diritto alla vita? Perché così è quando una visita specialistica richiesta da un malato oncologico viene rinviata di un anno o più; o quando un soggetto colpito da ictus o da infarto, o vittima di un incidente stradale, vede dipendere la propria sopravvivenza dall’arrivo di un’ambulanza che, come si è già verificato, impiega dai 45 minuti alle due ore ad arrivare a Nicotera. Ora la Commissaria e il responsabile del SUEM ci dicono che è stato già predisposto un nuovo piano che dovrebbe entrare in funzione entro un anno e che dovrebbe assicurare a tutti i famosi tempi d’intervento previsti dalla legge (venti minuti per l’extra urbano e otto per l’intra): cinque ambulanze non medicalizzate, che non partirebbero dall’ospedale, ma verrebbero dislocate strategicamente sul territorio; alle quali si aggiungerebbero tre macchine medicalizzate che interverrebbero su chiamata degli infermieri i quali agirebbero da filtro visto che, a detta del responsabile del servizio, l’85% delle chiamate non rientrano nelle competenze del 118. Se non fosse tragico, ricorderebbe il “facimm’ammuina”. A fronte di tale scenario che lascia poche speranze, alla delegazione non è rimasto altro che porre ai Dirigenti Asp che avevano di fronte poche e secche domande: cosa ci stanno a fare nei posti che occupano se il loro lavoro non garantisce, neppure al minimo, gli obbiettivi aziendali velleitariamente inseriti nell’atto aziendale licenziato ad aprile e che aspetta ancora l’approvazione? Sono stati forse nominati per gestire l’agonia dell’Azienda o per dare risposte al diritto alla salute dei cittadini negato ogni giorno di più? E se le cose stanno come stanno e come loro stessi dichiarano, perché non si uniscono alle proteste incominciando con l’abbandonare, dignitosamente e coerentemente, il campo e contribuendo a far scoppiare il caso Calabria anche dal loro fronte? Ci hanno risposto che essi fanno parte delle istituzioni e quindi queste cose non le possono fare. E allora, replichiamo noi, perché lo possono fare i sindaci (salvo quello nicoterese che continua a chiamarsi fuori) come sta avvenendo in questi giorni da parte di quelli della Piana di Gioia Tauro con in testa il sindaco Alessio, supportato dai suoi concittadini? E infine, bisogna scendere in piazza per apprendere queste cose ed entrare nelle stanze dell’ASP, mentre chi le abita non avverte come minimo neppure il dovere di dar conto di ciò pubblicamente ai cittadini, che sono i titolari dei servizi che loro gestiscono (si fa per dire) dietro lauti pagamenti? Ci hanno detto che se andassero via loro sarebbe anche peggio, non sappiamo perché o per chi e noi abbiamo risposto che per i cittadini non cambia molto se si tratta di scegliere di buttarsi dal sesto piano o dal decimo piano”.