“Il mito dei Caduti nelle guerre moderne: la scelta del Milite Ignoto” è il tema della conversazione che il Prof. Antonino Romeo terrà giovedì 4 novembre alle ore 17,00 presso la Sala Giuffrè della Biblioteca De Nava nell’ambito della celebrazione del 100° anniversario del Milite Ignoto promossa dal Comune di Reggio Calabria, dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla stessa Biblioteca Pietro De Nava. La Grande Guerra aveva provocato la morte di milioni di soldati. Alla sua conclusione per mantenere viva la memoria dei Caduti si pensò di dare degna sepoltura ad un Soldato Ignoto. Su questa strada si mossero per prime la Francia e la Gran Bretagna. Il Milite Ignoto francese fu sepolto a Parigi, sotto l’Arc de Triomphe. Nello stesso giorno un rito analogo si celebrò in Gran Bretagna. Il Milite Ignoto britannico fu sepolto a Westminster. In Italia la proposta di legge del deputato Cesare Maria De Vecchi di istituire tale figura fu approvata il 4 agosto 1921 con voto unanime della Camera, che indicò il Vittoriano come luogo della sepoltura. Nella Basilica di Basilea Maria Bergamas, madre di Antonio Bergamas, cittadino austriaco che aveva disertato per combattere con il Regio Esercito italiano e che era morto in battaglia nel 1916, scelse tra le undici salme prelevate da ognuna delle undici zone di guerra il soldato ignoto. Ella riassumeva il dolore e lo strazio di tante altre madri. Avanzò tra le undici bare e, giunta alla decima, si accasciò con un urlo: era quella del prescelto, il Milite Ignoto italiano, la cui salma fu avviata a Roma con un treno speciale su cui spiccava il verso dantesco «l’ombra sua torna ch’era dipartita». Il Vittoriano era stato costruito per eternare il ricordo di Vittorio Emanuele II, “il Gran Re”, “il Padre della Patria” e non fu senza motivo che si scelse di collocare in quel luogo la tomba del Milite Ignoto, proprio per sottolineare che, accanto alla monarchia sabauda, ora anche i soldati d’Italia avevano creato la nuova nazione e per questo motivo il monumento fu da allora indicato come “Altare della Patria”, simbolo per tutti di sofferto senso del dovere e monito per tutti a non mettere avventatamente a rischio la vita dei cittadini. Il bisogno di ricordare quanti erano caduti nel corso del sanguinoso conflitto si concretizzò anche nella provincia di Reggio Calabria, sia nei grandi che nei piccoli centri, con l’erezione di monumenti e cippi in memoria dei soldati morti. Nel Capoluogo, il 5 maggio 1930, presente Vittorio Emanuele III, fu inaugurato il monumento ai Caduti fatto erigere dall’Amministrazione Provinciale in memoria dei 6500 soldati della provincia di periti nel conflitto, opera dell’artista Francesco Jerace. Anche le scuole cittadine resero omaggio ai giovani studenti caduti al fronte. E’ il caso del Regio Liceo Classico “Tommaso Campanella” che eresse all’interno della scuola un cippo marmoreo, opera dell’artista reggino Enzo Roscitano (1889-1940) e del Regio Istituto Tecnico “Raffaele Piria”. Nell’androne della scuola, in corrispondenza dell’ingresso principale che si apre sulla via Marina, è possibile leggere una lapide dedicata a quanti morirono in guerra. L’unico monumento al Milite Ignoto presente in città è pero quello innalzato nel cimitero di Archi alla fine degli anni Venti.
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