La Lunga Estate di Flaminia

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Al borgo natio l’estate era una bellissima principessa  dai lunghi e fluenti capelli neri.

Si chiamava Flaminia e di notte parlava a Selene  che superba splendeva tra gli ulivi.

La musica della radiolina le faceva compagnia, insieme alle serenate  dei grilli e ai canti delle cicale.

Ogni tanto la civetta faceva capolino sul tetto di una casa, ormai abbandonata e Flaminia la interpretava come un lugubre presagio.

Era l’estate del 1981 e Flaminia aspettava con ansia l’arrivo del  capitano Guglielmo, doveva venire per chiedere la sua mano, si sarebbero sposati a Roma  nella Basilica di Santa Maria maggiore, Flaminia sognavo  un velo di pizzo francese e l’Ave Maria di Gounod.

Puntualmente l’alba rosata veniva salutata dal canto del gallo di un vicino pollaio.

Quel  canto accarezzava la sua anima e riempiva di gioia il suo cuore, il sole entrava prepotente dalla finestra, invadeva le stanza, insieme al forte profumo del caffè.

L’odore della terra si confondeva con quello dei papaveri, delle margherite e della menta.

Flaminia sognava e dalla radiolina che papà le aveva portato da Reggio Calabria, arrivavano le   canzoni del momento: Nikka Costa con la mitica (Out Here) On My  One, Lio con Amoreux  Solitaires e Marcella Bella con canto straniero.

A volte Flaminia scendeva in compagnia  del padre al podere di nonno Frediano.

Anche lì c’era un pollaio e l’odore delle uova fresche, si confondeva con  l’odore dell’albero dei limoni che nonno aveva voluto, proprio all’interno del pollaio.

A  Flaminia piaceva preparare la torta margherita, mentre la preparava  chiudeva gli occhi e sognava di prepararla per Guglielmo.

La fiumara era secca, in autunno con l’arrivo delle prime piogge, l’acqua sarebbe ritornata a scorrere nel suo eterno divenire.

L’erba era color verde smeraldo, nell’orto un’orgia di profumi, pomodori, fagiolini, cetrioli, melanzane e peperoni.

Principessa estate era  così bella e profumata, alla Tonnara  di Palmi, il mare accarezzava la pelle, lo scoglio dell’Ulivo era  per lei il posto più bello del mondo.

Ci sarebbero andati con Guglielmo, voleva abbracciarlo proprio lì in quel luogo antico e magico.

Il 15 agosto Flaminia guardava dalla finestre le persone che andavano a piedi a San Rocco d’Acquaro, uno dei santi più amati della Piana del Tauro, perché come aveva scritto don Luca Asprea :”San Rocco d’Acquaro è sempre San Rocco d’Acquaro”.

La mattina del  16 agosto insieme a zio Ciccio si andava ad Acquaro e poi la  sera  a Palmi, sempre alla festa di San Rocco, perché i fuochi  d’artificio di Palmi erano i più belli della Piana, la botta scura illuminava il cielo a giorno.

L’odore delle mandorle tostate e dello zucchero filato arrivava fino al cuore.

Principessa estate, sembrava eterna, nella sua bellezza incomparabile.

Flaminia si sdraiava tra gli ulivi e sognava.

Avrebbe voluto portare Guglielmo ad  Acquaro, a Palmi alla Madonna dei Poveri a Seminara, fargli vedere il ballo dei Giganti Mata e Grifone , avrebbe voluto fargli conoscere il suo mondo fatto di leggende, racconti, sapori, profumi  e tradizioni.

Santa Teresa del Bambin Gesù con i suoi verdi occhi, il dipinto del de Matteis, quel mondo maledettamente antico e maledettamente bello.

All’improvviso , poi  l’estate svanì, inghiottita da una strega cattiva, svanirono i sogni, Guglielmo perse la strada e la sua bianca carrozza non arrivò mai, imboccando per sempre un’altra strada.

Non c’è più il gallo che canta e la casa tra gli ulivi è chiusa, abbandonata, sui muri e sul pavimento consunto dal tempo sono rimaste lacrime amare e  polvere.

Sono morti i sogni e la speranza, non c’ più Flaminia, non so dov’è andata , a lungo  l’ho cercata senza mai trovarla.

E’ di nuovo estate, all’alba all’improvviso da lontano ho sentito un gallo cantare, strano perché in città non ci sono pollai.

Al di là delle ferrovia però c è una piccola campagna, il canto doveva per forza venire da li.

Il gallo ha continuato a cantare, riportando al mio cuore, Flaminia, Guglielmo, il sogno, i profumi e i  sapori perduti.

Ho pensato alla casa abbandonata, alle lacrime, al dolore, a quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Le stanze sono ormai vuote, ombre silenti le fanno compagnia.

Canta ancora il gallo e  riporta al mio cuore senza saperlo, il ricordo di Flaminia e  i giorni della perduta felicità.

 

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