Tanto caratteristica quanto rara: è l’oliva bianca, un’antica varietà presente nel territorio calabrese e quasi del tutto scomparsa. Essa si differenzia per il colore che si scosta dal comune verde o nero tipico delle olive, e, proprio per questo, le viene associato il nome Leucolea, che significa appunto bianca oliva, per la caratteristica delle sue drupe che restano di colore bianco anche quando raggiungono la piena maturazione.
Da tali olive si ottiene un olio chiarissimo, che in passato era chiamato “olio del Krisma”, utilizzato per ungere i designati alle alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l’incoronazione degli imperatori, e soprattutto come olio sacro nelle funzioni religiose quali: battesimo, cresima, unzione dei malati, ordinazione dei sacerdoti e vescovi.
Questo, inoltre, veniva utilizzato per alimentare le lampade nei luoghi sacri perché bruciando produce poco fumo. Per tale ragione i monaci avevano in affido la cura di questo raro frutto, che trattavano con grande spiritualità.
La presenza della Leucolea, infatti, è stata riscontrata proprio nelle vicinanze di poderi che appartenevano un tempo a monasteri basiliani, diffusi in modo particolare in Calabria tra il VII e il X secolo d. C e tuttora è amata ed apprezzata dai produttori calabresi, come il Consorzio Olio di Calabria IGP che ha a cuore la tutela dell’oro verde della regione.
I monaci basiliani, infatti, possono essere considerati i principali precursori della cultura e della sacralità dell’ulivo in Calabria, diventando uno dei principali simboli della tradizione del mediterraneo.
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