Associazione Culturale Anassilaos:“Il mistero della mela: Paride e il giudizio delle dee”

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Una conversazione del Prof. Claudio Meliadò, Docente di Lingua e letteratura  greca presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne  dell’Università              degli Studi di Messina, sul tema “Il mistero della mela: Paride e il giudizio delle dee” che si terrà giovedì 2 febbraio alle ore 16,45 presso la Sala della Biblioteca “G. De Nava” riapre il ciclo di incontri dedicati alla “percezione dell’Antico”, patrocinati dal Comune di Reggio Calabria, e promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con la Biblioteca Pietro De Nava. Al centro dell’analisi dello studioso uno dei miti più celebri dell’antichità, quel “Giudizio di Paride” che avrebbe scatenato la guerra tra Greci e Troiani e condotto alla distruzione di Troia. Nel corso della festa di nozze tra Teti (madre di Achille) e Peleo la dea della discordia, Eris, non invitata, lancia nel mezzo del banchetto una mela d’oro con la scritta “alla più bella”. Tre dee, Era, Atena e Afrodite, pretendono che la mela spetti a una di loro. Zeus allora ordina a Ermes di condurle sul monte Ida da Alessandro (Paride) figlio di Priamo ed Ecuba, considerato il più bell’uomo di quel tempo, perché siano da lui giudicate. Come in una sorta di asta ciascuna delle dee promette qualcosa a Paride:  Era, moglie di Zeus, promette la  sovranità su ogni cosa ed insomma il potere; Atena gli promette che lo avrebbe reso sapiente e imbattibile in guerra, consentendogli di superare ogni guerriero; Afrodite promette le nozze con Elena, la più bella donna di Grecia. Paride sceglie Afrodite ed insomma l’amore. La scelta provoca l’ira delle dee sconfitte mentre Afrodite aiuta Paride(Alessandro) a conquistare Elena – che è per inciso figlia dello stesso Zeus nonché moglie di Menelao – e a portarla con sé a Troia. Da questo oltraggio all’onore del marito, nonostante che Elena seguisse spontaneamente l’amante e non si possa necessariamente parlare di rapimento, nasce la celebre contesa narrata  da Omero soprattutto nell’Iliade. Il mito relativo al giudizio di Paride (la κρίσις τῶν θεῶν) è presente nelle le fonti letterarie dell’Antichità, siano esse poetiche o tragiche, con diverse interpretazioni relative sia alla scelta e al conseguente  ratto di Paride(Alessandro) che alla figura di Elena, ora considerata una vittima ora invece una fedifraga astuta e calcolatrice. In un passo dell’Iliade Omero, esprimendo un giudizio morale,  considera la scelta di Paride frutto della sua “affannosa lussuria” ed anche altri, fino alle interpretazioni medievali del Giudizio, insistono sul fatto che il giovane (che tale era Paride) abbia preferito l’amore, e insomma il sesso, anteponendolo ad ogni altro valore. Una scelta la sua frutto dunque dell’istinto cieco anche se non è mancato chi (Isocrate) abbia immaginato che la scelta di Paride(Alessandro) rispondesse ad un suo ben preciso calcolo di “potere” e “prestigio”  poiché Elena era figlia – come si diceva di Zeus – e con queste nozze egli Alessandro sarebbe divenuto addirittura genero del signore dell’Olimpo generando figli che sarebbero stati suoi nipoti. Un mito dunque che insegna ancora oggi come qualsiasi libera scelta – tale fu quella di Paride(Alessandro) – comporti dei costi per sé  e, in qualche caso, per la propria comunità.

 

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