Il Centro di Spiritualità Nonviolenta di Agnone, che ha sempre cercato di promuovere il bene dell’uomo, evidenzia la sua grande preoccupazione per le guerre che sono in corso in Ucraina e in Palestina. Nella storia le guerre hanno usato armi che non mettevano a rischio l’esistenza dell’umanità. Oggi invece l’uomo possiede testate nucleari, che se venissero usate potrebbero creare danni inimmaginabili e mettere in discussione la stessa sopravvivenza della vita umana sulla terra. Questa consapevolezza dovrebbe indurre gli uomini a bandire ogni forma di conflitto militare tra stati per evitare una possibile apocalisse sul nostro pianeta. Siamo in un momento storico in cui tutti gli uomini, ma soprattutto i politici che guidano gli stati, devono comprendere il valore decisivo della nonviolenza e della pace per la sopravvivenza dell’umanità.
Ciò che da un anno accade in Ucraina con la deprecabile invasione russa è qualcosa di molto grave che crea instabilità politica in quell’area con pericolo di uso di armi atomiche da parte soprattutto della Russia. E’ bene ricordare che questo è lo stato che ha più testate nucleari nel mondo. Il conflitto è dovuto dal fatto che gli Ucraini si sono sentiti invasi dai Russi e vogliono difendere il loro territorio nazionale; la Russia invece rivendica alcuni territori orientali dell’Ucraina, sostenendo che, quando questa si distaccò dall’Unione Sovietica, essi avrebbero dovuto essere lasciati alla Russia a causa della forte presenza della popolazione russofila. Siamo di fronte a una guerra che ha già provocato circa 100.000 morti e non si trova la strada della pace. Gandhi, come anche il Cardinale Martini, sosteneva che la pace è possibile solo se ogni belligerante concede qualcosa al proprio nemico. Il Mahatma sosteneva che la ricerca della verità gli aveva fatto scoprire la bellezza del compromesso. La pace tra Russi e Ucraini può quindi avverarsi solo con un augurabile intesa per quanto difficile tra le parti.
Anche ciò che accade oggi in Palestina è così grave che si avverte la preoccupazione di un conflitto che potrebbe avere un’escalation mondiale. Già si parla di migliaia di morti. La soluzione di questo conflitto deve essere voluta soprattutto dalle grandi potenze per trovare un accordo tra Israeliani e Palestinesi con la creazione di due giusti e concordati stati sovrani, che devono rispettarsi e convivere uno accanto all’altro. Il risentimento dei Palestinesi per l’occupazione, ormai in gran parte consolidatasi, dei loro territori, verificatasi in passato da parte degli Israeliani e la comprensione che tutti dobbiamo avere verso il mondo ebraico, che ha rischiato con la Shoà l’estinzione nella Seconda Guerra Mondiale e ha cercato di ritrovare la forza di esistere ritornando nella sua terra d’origine, sono entrambi motivi importanti e degni di essere universalmente riconosciuti. Ogni radicalizzazione del conflitto che può trasformarsi in atti di terrorismo contro la società civile, è condannabile. E’ quindi esecrabile quanto ha fatto Hamas in territorio israeliano. Non sono le stragi dei nemici civili a risolvere i problemi. Tuttavia la comprensibile reazione di Israele non deve essere altrettanto fondamentalista. Gandhi diceva “Occhio per occhio rende il mondo cieco”. Con il conflitto Israele – Hamas siamo giunti al punto che la violenza sta rendendo tutti ciechi mettendo il mondo in pericolo.
Il Centro di Spiritualità Nonviolenta di Agnone sente il dovere di sottolineare la sua preoccupazione per evitare l’apocalisse. Invita a rendersi più consapevoli del pericolo che tutti corriamo. E’ bene seguire le parole che Papa Francesco scrisse nel documento redatto nella Giornata della Pace del 1° gennaio del 2017. Egli giustamente indicava la strada da percorrere: “… desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chiedo a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nella profondità dei nostri sentimenti e valori personali. Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme”.
In nome del bene dell’uomo in Ucraina e in Palestina, terra cara a Ebrei, Cristiani e Mussulmani, si cominci seriamente a lavorare con spirito nonviolento perché ritorni la pace. Convinciamoci che la soluzione di queste due guerre, che potrebbero portare il mondo alla catastrofe, è possibile solo con la svolta nonviolenta di cui parla Papa Francesco. Di fronte alla constatazione che l’uomo progredisce negli studi scientifici ma non cresce, come dovrebbe, moralmente e pacificamente, urge, oltre a fermare la violenza in corso, che nelle scuole venga introdotto un insegnamento alla nonviolenza e alla pace. Solo coltivando la fede in questi valori, che provengono da Dio, c’è salvezza per gli uomini.