A Comerconi di Nicotera non solo i bambini, ma anche gli adulti, sono costretti a giocare per strada. Con questo slogan la Giunta comunale, guidata da Marasco, dopo cinque anni di fumo amministrativo, si è ormai squalificata agli occhi del mondo lasciando tutti in mezzo ad una strada.
In questi giorni, sui soliti social, imperversa lo scontro agonistico sul campo di calcetto abusivamente “già costruito” in mezzo ad una strada, anzi due. Ad innescare la querelle è stato Antonio Macrì, consigliere comunale di opposizione della Lega che è originario di Comerconi, la frazione più a monte della città. A Macrì il campo di calcetto gli starebbe molto a cuore…purché, costruito nella norma di legge e non nell’abusivismo.
Macrì, unitamente al suo gruppo consiliare di opposizione ingrossato di recente con due consiglieri comunali, Carmelo Staropoli e Andrea Albanese, che hanno lasciato la maggioranza per aderire alla Lega, in una recente nota alla stampa avevano dichiarato <L’Assessore Massara, insieme ad altre persone apparentemente estranee all’amministrazione, ha agito in modo autonomo e affrettato, ignorando completamente ogni norma di buona amministrazione. Il risultato è stato la realizzazione di un campo da calcetto non a norma, situato a ridosso dell’incrocio tra la Strada Provinciale 29 e la Strada Provinciale 28.Il risultato di queste scelte è un campo da calcetto che non solo non rispetta le norme di sicurezza, ma che potrebbe mettere a rischio i bambini e i giovani che decidono di giocarci. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento immediato da parte dell’amministrazione per regolarizzare la situazione e garantire la sicurezza dei cittadini.>
L’assessore Massara, a stretto giro di post ha risposto sui social inserendo alcune foto dell’elaborato progettuale del campo di calcetto annunciando che è prossimo il “primo step dei lavori”. Dalle foto si nota una incastratura forzata del campo di calcetto nella ristrettissima area di gioco che appare priva delle recinzioni, considerando che le stesse devono essere poste ad una distanza minima di 1,50 m dalle linee laterali e 2,00 m dalle linee di porta, pur se sono ammesse minime tolleranze e, questo dettaglio, appare non rispettato forse perché difficile da inserire in quel fazzoletto di terra posto al limite delle due strade provinciali che lo circondano.
Il terreno su cui sorge il campo di calcetto non era inserito nel Piano regolatore generale e nel PSC, due strumenti urbanistici entrambi ormai decaduti, a suo tempo identificato con destinazione urbanistica D-Insediamenti produttivi che comprende attività industriali, commerciali ed artigianali. Quindi, in nessuno dei due strumenti urbanistici vi era la destinazione F-Attrezzature pubbliche, l’unica per legge necessaria per la realizzazione del campo di calcetto. La decadenza degli strumenti urbanistici, ha implicato la declassificazione di quell’area in terreno con destinazione E-Agricola.
Quindi, sulla fattibilità dell’opera sorgono vari dubbi. Il Comune ha acquistato, nel 2021, il terreno di mq 2.200 al costo complessivo di euro 15.000 pari a 7,50 euro, superiore al valore di mercato dei terreni agricoli. L’area è posta all’incrocio della strada di ingresso per Comerconi, tra due strade provinciali e sembra non rispettare le distanze dal margine delle due strade per le opere ubicate nei terreni agricoli. Un limbo di terra a forma di triangolo, che appare posizionare il campo di calcetto più come una vetrina elettorale da fumo negli occhi, ubicata nel posto più sbagliato dal punto di vista sportivo, a contatto diretto dei calciatori affannati e costretti a respirare lo smog provocato dallo scarico delle autovetture, con gli spazi tecnici insufficienti e il pericolo derivante dall’adiacenza alle due strade abbastanza trafficate.
Su quella striscia di terreno, nonostante il falsato annuncio del prossimo primo step dei lavori, è stato invece già predisposto il campo di calcetto del tutto abusivo, aggravato dalla presenza dell’acquisto delle due porte posizionate al suo interno, segno di un dilettantistico modo di impiegare il denaro pubblico e di una mentalità all’abusivismo. La realizzazione del campetto già prima dell’inizio dei lavori ufficiali, è un abuso edilizio e urbanistico, un fatto grave per un Comune che non può e non deve infischiarsene del rispetto delle procedure e delle norme in materia edilizia.
Una situazione gravissima, atteso che l’amministrazione comunale dovrebbe essere il primo controllore e garante nella realizzazione di opere pubbliche fatte nel rigoroso rispetto delle leggi in materia urbanistica e nell’abusivismo più sfacciato. Ma questa è l’Amministrazione ancora in “carica” ma pronta al botto dello scioglimento, quella delle tante opere pubbliche avviate e nessuna conclusa. Una pesante materia di verifica di legittimità quella delle opere pubbliche, che è attualmente di competenza della Commissione di accesso agli atti inviata dal Prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco.
Per poter realizzare il campo di calcetto, stante la vacazio degli strumenti urbanistici, necessitava la preventiva approvazione del progetto da parte del Consiglio Comunale, al fine di essere poi sottoposto alla Regione Calabria in quanto, la legge prevede, anche per la realizzazione di un campo di calcetto su una area agricola, che sia necessaria una Variante allo Strumento Urbanistico per destinare l’area da Agricola ad attrezzature pubbliche.
L’aver già elettoralmente predisposto il campo di calcetto con la posa di porte da gioco, con un’enfasi fuori luogo dell’assessore al turismo Roberto Massara, denota un andazzo ormai consolidato di un pressappochismo e di una arroganza che lascia preoccupati per quella deriva antidemocratica da tempo denunciata dalle opposizioni in Consiglio Comunale, nonostante l’Amministrazione comunale sia in presenza di una Commissione di Accesso agli atti con al suo interno un membro della Direzione Distrettuale Antimafia. Sorge evidente anche l’irresponsabilità al danno erariale di fronte ad una Corte dei Conti che, prima o poi, interverrà per chiedere conto a quel dilettantismo amministrativo sulle opere avviate e mai compiute, che hanno provocato danni economici all’Ente e alla collettività.