Da un recente confronto, tenutosi tra l’assessore regionale alle Politiche sociali e Trasporti Emma Staine e i sindaci dei Comuni della Piana di Gioia Tauro, è stato possibile apprendere il proponimento di riutilizzare – attraverso un sistema di rete ciclabile – la parte in disuso delle Linee Taurensi e dei pertinenti caselli. Una prima sottolineatura non può non cogliere una visione che si presenta attraversata da vere e proprie distorsioni, dal momento che il progetto in questione marginalizza e penalizza fortemente l’occasione della pensabile e più importante valorizzazione della passata funzione ferroviaria di tali beni, di cui è innanzitutto il passato a testimoniare quanto rilevante sia stato – nell’ampio e differenziato panorama urbano – il ruolo di straordinaria risorsa paesaggistica per la crescita del tessuto sociale e non di meno economico. Appare peraltro importante evidenziare che, ogni sorta di tentativo di convertire il tracciato ferroviario in una percorso ciclo/pedonale mortifica e nullifica le aspettative e le scelte preferite dalle locali comunità, che continuano diffusamente a considerare il trasporto su ferro – se concepito, a maggior ragione, con una moderna metropolitana di superficie green – come l’unica e ragionevole alternativa a supporto della mobilità in materia di percorrenze e di spostamenti tra le più diversificate e locali realtà territoriali. Pertanto è da considerare quanto mai opportuno rilanciare la sfida della strutturazione di un programma unitario d’intervento volto all’immediata riapertura delle ferrovie, contestualizzando le correlate linee tauriensi – in tutti i tratti del loro tracciato – nella prospettiva di una svolta trasportistica più sostenibile e più veloce nei movimenti. Si è del parere che la riattivazione creerebbe una rete di collegamenti molto efficiente, riducendo la dipendenza dai mezzi di trasporto privati e al contempo migliorando notevolmente la connettività delle comunità. L’impatto, assunto dalla strutturazione di nodi di connessione all’interno del territorio della Piana di Gioia Tauro – dove le opzioni di trasporto pubblico sono piuttosto limitate e non raramente impraticabili – potrebbe tra l’altro generare nuovi elementi per la definizione di ruoli e ricadute sul piano comunicativo e turistico, capaci di promuovere il commercio locale e implementare opportunità per le imprese. Non meno rilevante è l’aspetto di natura culturale e ambientale, dal momento che nelle locali ferrovie delle calabro lucane si riconosce una storia straordinariamente ricca, al punto da comporre una dimensione identitaria e dunque integrante del nostro patrimonio culturale. E’ appunto per questo possibile e doveroso, attraverso appropriate esperienze di ripristino del vecchio percorso di attraversamento infrastrutturale, trasformarle in catalizzatori sociali per la crescita globale, consentendo il ristabilito e fruibile collegamento di una sensibile e facile rete di articolazione tra i cittadini e i piccoli centri urbani, promuovendo le dinamiche dell’interazione e dello scambio culturale e al contempo facilitando l’accesso alla formazione di legami tra le comunità – oggi funzionalmente fragili e periferiche – nella prospettiva di una maggiore coesione comunitaria. Il potenziato e vantaggioso ripristino della Linee Tauriensi contribuirebbe a promuovere anche uno stile di vita alternativamente più resiliente e più sostenibile, indicando talune ragionevoli risoluzioni delle criticità per quel che concerne la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Per tutto ciò si ritiene indispensabile – prima di tutto nel rispetto della significativa e non sottovalutabile attenzione civile che ruota intono a tale complessa questione – sollecitare la possibilità di ridiscutere e pianificare in modo più riflessivo lo sviluppo dell’asse delle locali ferrovie, auspicando che nel più vasto panorama urbano questa visuale possa essere operativamente pensata come una feconda e decisiva opportunità per la costruzione di scenari comuni, capaci di sperimentare e valorizzare nuovamente il ruolo che i trasporti assumono in modo particolare nel contesto della nostra complessa realtà geografica. Si tratta di un progetto senz’altro complesso, che appunto per questo ha bisogno di un riesame del concetto di partecipazione, nel tentativo di coinvolgere una maggiore presenza di attori sociali – fino a ora sostanzialmente esclusa – che si riuniscano su base territoriale e utilizzino forme di democratica discussione, eventualmente anche per opporsi a interventi che certamente rischierebbero di danneggiare la qualità della vita del nostro territorio.