Un gravissimo fatto di malasanità a Nicotera. A raccontare l’accaduto è Maria Muzzupappa, la sorella dell’ammalato grave, vittima di un mancato trasporto pubblico del 118, ripiegando su un servizio di ambulanza privata pagata di tasca propria. I commenti sono superflui stante il drammatico racconto:
<Mio fratello è ammalato molto grave e doveva essere trasferito d’urgenza all’ospedale Morelli di Reggio Calabria, nel reparto oncologia, perché aveva dolori lancinanti e la necessità di una trasfusione di sangue urgente. Ho chiamato il 118 rispondendo la centrale di Catanzaro e, dopo aver spiegato l’urgenza, mi viene riferito che sarebbe arrivata una ambulanza da Gioia Tauro. Passata oltre un’ora, richiamo e mi viene riferito che l’ambulanza era nei paraggi. Atteso che non arrivava richiamo la centrale operativa e mi viene riferito che l’ambulanza non partiva più da Gioia Tauro, bensì da Scilla. Nel frattempo si erano fatte le ore 14:00 e le condizioni di mio fratello divenivano sempre più critiche. Ricevo la chiamata informandomi che l’ambulanza sarebbe arrivata da Vibo Valentia con il medico a bordo e con il codice rosso, ma mio fratello intanto peggiorava. Alle ore 15:00 ricevo l’ennesima chiamata informandomi che l’ambulanza sarebbe arrivata da Tropea, ma a me da dove arrivava non me ne importava affatto, l’importante era che arrivasse per tempo. Alle ore 16:00 finalmente arriva l’ambulanza da Tropea con due infermieri e una dottoressa i quali, vedendo la criticità del paziente, messa in contatto con la centrale operativa di Catanzaro la stessa ha comunicato che potevano portarlo all’ospedale di Vibo Valentia essendo territorialmente competente, questo nonostante gli avessimo detto che avevamo concordato il ricovero all’Ospedale Morelli di Reggio Calabria che lo attendevano. Alla fine, abbiamo dovuto chiamare un’ambulanza privata a Locri che è arrivata nei tempi di percorrenza, trasportando finalmente mio fratello in gravissime condizioni all’ospedale Morelli di Reggio Calabria. Siamo nelle mani di Dio e non della sanità pubblica. Poveri noi.>