Intelligence, Giuseppe Rao  al Master dell’Università della Calabria: “La geopolitica delle tecnologie e della connettività tra intelligence e interesse nazionale”.

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Rende (10.3.2025) – “Geotecnologia, connettività e ordine mondiale” è il titolo della lezione tenuta da Giuseppe Rao, docente presso l’Università di Sassari e Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Rao ha dedicato la prima parte della lezione sul tema dell’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro e quindi per la ricerca delle informazioni e per la elaborazione delle stesse. Innanzitutto l’“intelligence”, è la scienza che ha il compito di elaborare conoscenza e fornire strumenti per promuovere l’interesse delle singole organizzazioni. Il perseguimento degli obiettivi richiede la “costruzione di un metodo capace di costruire le chiavi, i “passepartout”, utili per interpretare i fatti”, metodo senza il quale “è difficile costruire la solidità del nostro pensiero e della nostra capacità di azione”.
Gli analisti devono considerarsi come “nani sulle spalle dei giganti”, quindi consapevoli che studiare le opere e i conseguimenti delle grandi personalità è un esercizio necessario per interpretare sia la storia che il presente dell’umanità, senza mai dimenticare il grande obiettivo di proiettare conoscenza ed esperienze verso il futuro.
A questo proposito Rao ritiene che la modernità sia nata con Francesco Bacone, filosofo, politico, giurista e saggista inglese, che nel suo manifesto scientifico del 1620, Novum Organum (Nuovo Organo), affermava che “knowledge is power”: il sapere deve essere utilizzato per incidere nella realtà. “Scienza e potenza umana coincidono”. Egli è stato primo studioso, con una intuizione rivoluzionaria, a comprendere la relazione tra scienza e tecnica, al punto che con lui si può parlare di «tecnoscienza».
Rao ha quindi letto un passo della lettera scritta nel 1976 dal Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti W.O. Douglas ad alcuni giovani avvocati ove affermava: «Come la notte non scende all’improvviso, così anche l’oppressione. In entrambi i casi c’è una penombra dove tutto sembra apparentemente immutato. Ed è in una simile penombra che noi dobbiamo essere consapevoli del cambiamento nell’aria – per quanto impercettibile – o si resterà vittime involontarie dell’oscurità». Il giudice Douglas ci invita ad essere sensibili ai segnali “nell’aria” che preannunciano i cambiamenti.
Il docente ha richiamato anche il messaggio del giornalista polacco Ryszard Kapuściński sulla necessità di «lavorare continuamente su stessi, formarsi, acquisire conoscenze, cercare di comprendere il mondo». “Nothing is for free, e il duro lavoro – se di qualità – paga sempre”.
Rao ha quindi evidenziato il mutamento dalla formazione tradizionale articolata come consecutio (istruzione, formazione, lavoro e collocamento a riposo), all’attuale concetto di formazione permanente, nella quale le quattro fasi si sviluppano in parallelo. E, citando Angela Molgelli, ha sottolineato che: “l’obiettivo di qualsiasi percorso che voglia definirsi educativo e formativo è il raggiungimento dell’autonomia cognitiva in quanto essenza stessa della libertà individuale” ovvero la capacità di controllare, filtrare ed interpretare.
Il docente ha poi espresso il convincimento dell’importanza dello studio dei pensieri dei filosofi, che ci aiutano a costruire lo spirito critico. E riportando le parole del Presidente Mao Zedong: «Grande è la confusione sotto il cielo», ha invitato a riflettere sul carattere transitorio della confusione, ma anche del naufragio, che possono aiutarci a comprendere, apprendere e sviluppare i processi cognitivi e quindi ad elaborare soluzioni. Del resto il Prof. Caligiuri ci ricorda che oggi “stiamo affrontando una metamorfosi del mondo dove nulla potrà essere come prima… […] e che non abbiamo ancora coniato le parole, le categorie mentali, i concetti culturali, le teorie giuridiche, le pratiche pedagogiche per affrontare i tempi che stiamo vivendo”.
Rao ha quindi illustrato il tema delle “Due culture”, titolo di un saggio del 1959 dello studioso inglese Charles Percy Snow, il quale sosteneva che la mancanza della comunicazione tra scienziati ed umanisti è uno dei grandi mali della società occidentale. A questo punto, il docente ha rilevato che l’industria moderna a livello internazionale è nata ad Ivrea grazie alla visione dell’ing. Adriano Olivetti, che già negli anni ’30 aveva compreso la necessità che ogni prodotto fosse concepito e realizzato con il contributo delle “due culture” (l’industriale piemontese aveva costruito un ambiente in cui assieme ai tecnologi operavano alcuni tra i migliori scrittori, sociologi, matematici, designers, grafici, architetti, matematici, fotografi, ecc.). L’azienda è stata l’unica multinazionale italiana capace di primeggiare nelle tecnologie in tutti i continenti e di inventarsi “lo Stile Olivetti” celebrato in tutto il mondo e soprattutto negli USA.
Rao ha poi parlato delle mappe concettuali, importante strumento per gli analisti di intelligence poiché aiutano a comprendere le relazioni tra le diverse parti dei sistemi. Egli ha quindi parlato dell’importanza dello studio della geografia, nelle sue molteplici declinazioni, e ha citato l’economista statunitense Jeffrey D. Sachs che ha elaborato la teoria secondo la quale ogni sistema economico si basa su tre pilastri: geografia, tecnologia e istituzioni.
Il docente ha quindi introdotto il concetto di “boots on the ground”, ricordando che viene riferito alla necessità di delle truppe militari di agire direttamente nei luoghi dello scontro armato, ma in realtà esso deve essere necessariamente esteso alle attività di intelligence (e non solo) che richiedono una conoscenza diretta dei processi e dei contesti in cui si esprimono. Tra gli strumenti per le analisi cui fare riferimento, sono state menzionate think thank, centri studi e di ricerca, laboratori d’idee e gabinetti strategici.
Il docente ha quindi citato Henry Kissinger, definendo i suoi scritti sull’ordine mondiale una lettura obbligatoria per gli operatori di intelligence. La creazione di un ordine mondiale, per lo studioso americano, professore ad Harvard, parte dalla coesistenza di due elementi principali: un insieme di regole comunemente accettate e un equilibrio di potere che imponga un controllo quando le regole vengono violate. L’ordine mondiale esprime il rapporto di forza e gli equilibri tra potenze, attori geopolitici che per svariate capacità (militari, economiche, ideologiche, industriali, infrastrutturali) sono in grado di esprimere un’egemonia in vaste aree del pianeta.
Rao quindi introdotto il concetto di geotecnologia: «scienza che studia i rapporti di forza e i condizionamenti nelle relazioni internazionali – sia a livello globale che regionale – determinati dalla capacità di uno Stato (o di alleanze tra Stati) e delle multinazionali di ideare, produrre e brevettare tecnologie high-end ed emergenti, in grado di determinare ricadute industriali e nei modelli organizzativi in settori rilevanti per lo sviluppo della civiltà (meccanica, salute, agricoltura, energia, trasporti, spazio, difesa, cultura e tempo libero, servizi ad alto valore aggiunto, supply chain, logistica)». La connettività, ricorda Parag Khanna, è la forza più rivoluzionaria che si è palesata nella storia dell’uomo e il trend con maggior durata di lungo termine. Si sta infatti assistendo ad un dispiegamento di connettività fisica di strade, ferrovie, reti elettriche, rotte marittime e aeree, cablaggi di internet a fibra ottica ad un livello mai raggiunto. Non abbiamo mai realizzato un grado così elevato di connettività e ad una velocità tale. Ogni singolo essere umano o famiglia ha un telefono cellulare.
Il docente ha evidenziato che a partire dall’avvento delle Rivoluzioni Industriali le gerarchie nell’ordine mondiale sono state determinate dal controllo delle tecnologie e della connettività: si pensi all’Impero Britannico, agli Stati Uniti, al ruolo dell’Unione Sovietica e da ultimo della Cina.
Rao ha illustrato una breve analisi sui rapporti tra Stati Uniti e Cina partendo dal Report “China Strategy Group” elaborato da un gruppo “bipartisan” guidato da Erich Schmidt e James Cohen nel 2020, relativo al ruolo strategico della leadership tecnologica per la sicurezza e la prosperità di un sistema democratico. Il Report, dopo aver riconosciuto i grandi passi avanti compiuti dalla Cina in numerosi settori tecnologici e aver denunciato i ritardi degli Stati Uniti, propone un “government redesign”, ovvero una nuova visione del ruolo dello Stato che dovrebbe favorire la nascita di un centro nazionale di analisi, coordinare gli investimenti in R&S, finanziare investimenti in infrastrutture al fine di creare supply chains efficienti e resilienti.
In chiusura, il docente ha parlato della transizione dal capitalismo industriale al capitalismo finanziario. In particolare le Big Three (Blackrock, Vanguard e State Street), le società che hanno compiuto significativi investimenti nel 90 % delle multinazionali incluse nell’Indice S&P 5000 e nel risparmio gestito, evidenziando come queste siano in grado di condizionare profondamente le strategie economiche di governi, nonché delle stesse multinazionali.
Come ultimo tema della lezione, con riferimento al periodo 2000/2019, il docente ha evidenziato che l’Italia sia uno dei pochi paesi al mondo in cui si è registrata una sensibile diminuzione del PIL pro-capite; il perseguimento dell’interesse nazionale e quindi della crescita e del benessere della popolazione, può essere raggiunto soltanto con n grande sforzo per tornare ad essere una potenza industriale, poiché “senza grandi imprese, uno Stato è destinato a un ruolo subalterno nella comunità internazionale”.

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