RIZZICONI – La storia di Antonino Bartuccio è diventata un libro. E’ un volume dai contenuti forti, un grido di speranza, un invito a credere nel cambiamento e sull’importanza della giustizia, quello che è stato presentato a Rizziconi, durante l’incontro con l’autore.
Bartuccio, professionista, ex sindaco della cittadina della Piana, che ha denunciato le pressioni della ‘ndrangheta sulla sua amministrazione comunale e che dal 2014 vive sotto scorta, è il protagonista del volume intitolato “Sui sedili posteriori – La nuova libertà di Antonino Bartuccio”, nato da un progetto editoriale della Fondazione Studi Consulenti del lavoro e volto a promuovere la cultura della legalità e della responsabilità civica.
La presentazione rientra nell’iniziativa “Rizziconi scrive”, evento organizzato dal Comune di Rizziconi – assessorato alla Cultura guidato da Giuseppe Scarfò – che ha come obiettivo quello di celebrare gli autori locali e incentivare la passione per la scrittura. Ha moderato i lavori l’avv. Pasquale Staropoli. Sono intervenuti Alessandro Giovinazzo e Giuseppe Scarfò.
Bartuccio in questa pubblicazione racconta la sua storia nata «dopo aver visto morire Francesco Inzitari, ammazzato nel 2009, vittima innocente di mafia, ho deciso di scendere in campo nelle elezioni amministrative del 2010».
Viene così eletto sindaco, rimanendo in carica 12 mesi, sino alla caduta del Consiglio comunale (si erano dimessi nove consiglieri). Bartuccio guarda ancora oggi a quella scelta «con orgoglio e la dignità dell’uomo libero». Ha voluto dimostrare all’intera politica che esiste un altro modo di amministrare la cosa pubblica. «Un modo fatto di integrità, di forza nell’alzare i muri laddove vanno eretti» sottolineando come quella scelta così forte la rifarebbe per rendere liberi, sé stesso, la sua famiglia e i figli della Calabria, dalla schiavitù dell’illegalità e dai soprusi delle organizzazioni criminali.
Bartuccio non vuole che si parli di eroismo e di coraggio, perché ha fatto soltanto il suo dovere e, di sindaco, e di uomo libero e dice «la mia vita e quella dei miei familiari da quel giorno è sicuramente cambiata, in meglio però e sono convinto di avere salvato i miei figli dall’arroganza e dalla prepotenza». Da undici anni l’ex sindaco vive sotto scorta, perché lui ha scelto di non abbandonare la sua terra e continuare a lavorare qui dove è nato. «La legalità non è moda – ha concluso – ma per viverla liberamente bisogna ripudiare soprusi, arroganza e tracotanza e sarebbe giusto che lo facessimo tutti ogni giorno così non saremmo costretti a parlare ancora oggi di ‘ndrangheta».