Mariella Sbriglio è nata a Francica, nella provincia Vibo Valentia, attualmente è residente a Oggiono (Lecco). L’artista ha sviluppato la sua passione per l’arte pittorica fin da giovane, diplomandosi presso il liceo artistico “Colao” di Vibo Valentia. Inizia ad esporre in età adulta, partecipando a mostre collettive e personali, sia a livello locale che nazionale ricevendo pienezza affermazione da parte della critica che la individua tra le pittrici emergenti dal tratto che rende l’osservazione creatività di alto profilo artistico.
La sua arte, carica da una forte espressione emotiva, la Sbriglio predilige il linguaggio figurativo e paesaggistico ricco di luminosità che emerge dall’impianto dell’opera nella sua dimensione complessiva, dall’accostamento dei colori, dall’intensità della luce che rendono l’opera d’arte grande lettura poetica. la sua narrazione antropica della vita del mare: corde e barche e strumenti della pesca quanto paesaggi rievocative di storie che hanno segnato la “costa bella” per usare le parole del D?Annunzio.
le sue nature morte in vasi da tavola colmi di frutta rievocanti intensi linguaggi poetici i cui tratti valorizzano ciò che è umile e domestico, trasformando oggetti comuni piene di armonia e significato estetico. L’uso del colore diventa luce intesa come linguaggio emotivo. Le nature morte della Sbriglio esprimono dolcezza, con una vena lirica e di pathos: trasmettono serenità, piacevolezza che proietta l’osservatore tra memoria e ricordi di quella civiltà contadina mai scomparse per sempre.
Le opere di Mariella Sbriglio recuperano il tempo e lo spazio rendendolo ancora vivo al presente con anziane donne nei tradizionali costumi popolari che ancora cuciono sedute sull’uscio di casa, mentre uomini anziani sembrano divinità che vigilano le strade e i crocevia tra magia e letteratura di richiamo al vecchio marinaio di Hemingway. Da santi e madonne, spirito dell’animo umano, Mariella Sbriglio sa guardare in profondità dei tratti del volto riproducendo artisticamente immagini di bambini, di donne e di uomini che immortala nelle sue tele rendendoli visioni panteistiche.
Con Mariella frequentiamo lo stesso mare, la Marinella di Pizzo, dove l’anno scorso ci ha introdotti l’artista Pino Farina (figura ben nota nel panorama della scultura del bronzo) che mi racconta della straordinarietà del tratto pittorico di questa donna che guarda all’arte quasi ispirata dallo stesso Nettuno che solcò le acque della Marinella. Farina mi fa vedere il ritratto realizzato dalla Sbriglio e rimango catturato per l’uso scenico, la composizione dei colori e l’intera narrazione del volto. Gli chiedo se potrebbe farlo anche a me, e con un sorriso amicale mi dice di si.
La incontro a distanza di una estate sulla spiaggia con ospiti che erano venuti a trovarla. Era da tempo che doveva esserci questo incontro per ricevere quel ritratto, quel volto artistico che non è immagine ma rievocazione di particolari non un solo il riconoscimento fisico: è specchio dell’anima, come suggerito dalle simbologie arcaiche e religiose.