E’ stata inaugurata sabato pomeriggio a  Polistena, presso la Casa Natale dei Jerace, la mostra “Oltre il tratto: quando il legno racconta” dell’artista Carmela Capria.

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E’ stata inaugurata sabato pomeriggio a  Polistena, presso la Casa Natale dei Jerace, la mostra “Oltre il tratto: quando il legno racconta” dell’artista Carmela Capria.

L’evento è stato fortemente voluto e organizzato dall’Associazione di promozione sociale “Arte che Parla”, con il patrocinio del Comune di Polistena, nell’ambito del progetto “Espressioni d’arte”, ideato dalla presidente e organizzatrice di eventi Simona Mileto, dalla socia e artista cosentina Marilena Cucunato, curatrice, e dalla socia Amalia Papasidero, responsabile della comunicazione,

L’artista Carmela Capria, attraverso le sue opere, racconta un mondo dove la bellezza è al centro di ogni cosa :  un volto, un paesaggio o  una sensazione.

In ogni opera nulla è lasciato al caso, perché ogni linea, ogni sfumatura, nasce da un dialogo intimo con la materia; il legno è  elemento vivo che reagisce, risponde, accoglie.

Carmela Capria riesce così a unire precisione e sentimento, perché i suoi soggetti sembrano respirare, i loro sguardi comunicano silenziosamente con chi osserva.

Le sue tavole  invitano  a  leggere le venature come tracce di vita, a riconoscere la bellezza essenziale delle cose semplici e del tempo lento.

Nel corso dell’evento l’arch. Carmelo Raco  ha narrato la genesi della pirografia.

La scoperta di come controllare e produrre le fiamme ha permesso ai primi uomini di avere un’alimentazione migliore, di riscaldarsi, cacciare e proteggersi, contribuendo all’evoluzione del genere umano.

Presto, il fuoco è diventato anche un strumento per disegnare. Una delle forme d’arte più antiche in assoluto consiste infatti nello “scrivere con il fuoco”.

La pirografia  è  una tecnica di incisione. Utilizzando una  punta metallica incandescente, che può avere forme e dimensioni differenti, si va a bruciare un supporto lasciandovi una traccia.
Il materiale da incidere più diffuso in assoluto è il legno, ma la pirografia si può praticare anche su pelle, cuoio, vetro, osso, carta e svariati tipi di tessuto.

L’arch. Raco, ha sottolineato che  già dalla  preistoria l’uomo abbia utilizzato i resti carbonizzati dei fuochi per disegnare sulla pietra, e in seguito su legno e sulla pelle.

Nel  Medioevo iniziarono a diffondersi dei fornelli a legna di piccole dimensioni, portatili, con coperchi forati in cui venivano inseriti degli attizzatoi di varie dimensioni. Immersi nei carboni ardenti, gli attizzatoi diventavano incandescenti così da essere utilizzati per disegnare.

Gli anni d’oro della pirografia furono quelli dell’epoca vittoriana, dove venne coniato il termine pirografia.
Tra la metà dell’800 e i primi del ‘900 furono moltissimi gli artisti che si misurarono con questa tecnica.

Un architetto australiano, Alfred Smart, inventò  il primo strumento meccanico per la pirografia.

Dopo  si passò alle macchinette elettriche, molto più efficaci e semplici da usare.

Oggi diversi  artisti e hobbisti di tutto il mondo  la praticano.

La personale potrà essere visitata tutti giorni, dal 15 al 21 novembre, dalle 16:00 alle 18:00.

Il finissage si terrà sabato 22 novembre, dalle ore 16:00 alle ore 18:00.

L’ingresso è gratuito.

Caterina Sorbara

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