Tra le tantissime eccellenze dell’agroalimentare calabrese, il Cedro di Calabria DOP rappresenta un frutto unico, espressione di una costiera profumata, baciata dai tramonti, che prende il nome proprio da questo agrume autoctono: la Riviera dei Cedri.
Per il suo aspetto e la preziosità, il Cedro di Calabria è chiamato anche “Oro verde” è uno degli agrumi a marchio DOP più identitari della regione.
La coltivazione del Cedro di Calabria affonda le sue radici nell’antichità (III-II secolo a.C.) quando, secondo alcuni studiosi, raggiunse le coste tirreniche della Riviera dei Cedri insieme alle prime comunità ebraiche che lo impiantarono.
Il Cedro è usato in primis nell’industria alimentare, nella preparazione di pietanze dolci o salate, canditi e bevande.
Il comparto calabrese è forte di 300 produttori e 50 aziende di lavorazione.
Il Cedro è anche sacro per gli Ebrei.
Il legame tra Cedro di Calabria, ebrei e riti di origine semitica confluisce nella tradizionale cerimonia del Sukkot (Festa delle Capanne) di metà ottobre, in occasione della quale i capi rabbini di tutto il mondo raggiungono Santa Maria del Cedro per raccogliere il prezioso Perì ‘etz hadar (la varietà esatta di cedro citata dalla Bibbia) e utilizzarlo per la costruzione delle capanne che rievocano l’attraversamento del deserto. Il Cedro diventa così simbolo di pace.
Ieri questo prezioso agrume, è stato protagonista del servizio di Francesco Straticò per il TGR RAI.
Sono stati intervistati Angelo Adduci, Presidente Consorzio del Cedro di Calabria e il dott. Roque Pugliese, Delegato Comunità Ebraica per la Calabria.
Caterina Sorbara

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