La cipolla (allium cepa) rossa cultura  e identità della costa tirrenica di Pino Cinquegrana

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Discoride

segnalava che la varietà bianca

era più idonea come alimento,

mentre quella rossa quale medicinale.

Anche Galeno sposava la stessa tesi,

ritenendo il colore rosso

indice di una più intensa efficacia curativa.

 

ll lavoro della terra da tempo ha trasformato le sue faticose attività in cui uomini e donne si dividevano i compiti per farla produrre, rendere a frutto il grano seminato, potatura degli alberi, piantagioni di cereali e così via. Tutto manualmente e con il supporto di strumenti realizzati in proprio: rastrelli, piruna, uncini, manici per la zappa comprata alla fiera paesana, schicce (bastoncini di circa 10 cm a punta per pulire il granturco e poi pestarlo con lunghe mazze facendo rimanere solo il tutolo e molto altro ancora. Altri oggetti necessari al lavoro del contadino venivano comprate nelle grandi occasioni delle fiere patronali. L’elenco sarebbe interminabile e molti di essi sono diventati linguaggi museali della civiltà contadina, uno per tutti quello del paese di Zungri. Oggi tutto questo mondo arcaico fatto di tempi e spazzi, tradizioni e cultura popolare è diventato memoria dei luoghi, viaggio nell’anima in cui i compiti delle donne si allineavano a quello degli uomini ma con compiti diversi: l’uomo prepara la terra per la semina o piantagioni, la donna pulisce  la zolla (fidija); all’uomo la mietitura del grano, la pesatura ad entrambi (uomini e donne), ma l’uso della farina è prettamente femminile. Donne, uomini e terra è l’assioma di un essere stati. Dalla campagna al paese si veniva solo durante le feste comandate ma a sera il ritorno alla casetta di breste era sintomo di appartenenza: il paese ai benestanti, la campagna ai contadini.  la cipolla con il suo  colore violaceo assume, quasi, una identità sacrale, di primordiale bellezza e generosità tratto distintivo delle genti delle terre di Calabria. La cipolla è uno degli ortaggi che raccontano al meglio la storia umana fatta di tradizioni e ritualità, lavoro, di costumanze e cultura medica.  Gli Egizi la consideravano oggetto di culto per la sua forma sferica e per i suoi strati che come cerchi concentrici rappresentavano la vita eterna. Era considerato viatico per i corpi. La rappresentavano nelle pitture tombali e, nel tempo, divenne simbolo del viaggio verso l’altrove per viandanti e pellegrini. Viene nominata da Omero nell’Iliade, in cui onora la freschezza e, prima di questo cantore greco, la cipolla veniva prodotta dagli Assiri, Sumeri, e Babilonesi. Una usanza del popolo greco era quella di offrire una cesta di cipolla allo sposo durante la cerimonia nuziale per augurare fecondità alla coppia.

Essa assunse, nel tempo, quel sentire paremiologico che ci proietta in un mondo psicologico-comportamentale popolare:

Pani e cipuja, è mangiari d’à gnura.

[pane e cipolla, è il mangiare della signora]

 

Megghiu a casa tua pani e cipuja,

c’à casa d’atri carni di viteja.

[meglio a casa tua pane e cipolla/ che a casa di altri pane e carne di vitella

Nelle terre calabre fu introdotta dai Fenici (come ormai comunemente acquisito), i bulbi di cipolla erano già noti nei tempi più antichi: nei resti degli insediamenti Cananei, databili a 6000 anni circa a. C.; gli atleti greci ne mangiavano in gran quantità per alleggerire il sangue, mentre per i gladiatori era vista come un vero e proprio energizzante. Questo ortaggio era consacrato alla dea Latona (Nella Roma del XIV secolo, in onore della dea si svolgevano processioni tenendo in mano una cipolla germogliata). Nei sogni, viene interpretata  infausta: di duvi vegnu portu cipuji (per indicare una minacci) o ancora per parlare di persona che fanno il doppio gioco: aviri la facci comu a cipuja (avere la faccia come la cipolla). Ma anche a sottolineare una ragazza alta e snella si dice: pari na fogghia i cipuja (sembra – magra, snella – come una foglia di cipolla). Nell’antica Roma, strofinavano il corpo con la cipolla al fine di rassodare i muscoli. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, fa riferimento alla cipolla rossa, indicandola come rimedio per curare svariati mali e disturbi fisici. Nel Medioevo questo bulbo si considerava un rimedio quasi miracoloso contro il colera e la peste. Essa fu fortunato rimedio tra gli antichi apotecari ed erboristi, per la cura delle verruche e per le punture delle api. Grazie alle sue qualità diuretiche veniva usato anche per eliminare i vermi intestinali e anche come espettorante. Pare che cipolle e i ravanelli fossero elementi molto importanti nell’ambito della dieta alimentare degli schiavi. I primi cenni alle cipolle rosse, coltivate lungo la costa tirrenica calabrese, risalgono ai viaggiatori europei, venuti in Calabria tra il XVIII e il XIX secolo (i viaggiatori del Grand Tour) che introdussero in Europa il mangiare salutare del Mediterraneo.   Tra i più autorevoli osservatori del commercio della cipolla rossa di Tropea è stato Giuseppe Maria Galanti, inviato in Calabria in qualità di Visitatore del Regno di Napoli che nel 1792. Egli annotava: “… le cipolle poi sono abbondantissime e se ne fa un’estrazione di molti bastimenti all’anno”. Anche nel Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napolidi Lorenzo Giustiniani sottolinea che nel territorio di Tropea “abbonda di frumento aranci e cipolla…” Nel 1859 in una monografia su Tropea del cav. Benedetto Stragazzi, a cura di Filippo Cirelli, è descritto il colore, la forma e l’esatta zona di produzione della cipolla ed è sottolineato che dal porto di Tropea: Si caricano pure molte cipolle rosse ma di colore incarnatino e bislunghe che chiamasi pargalesi (pergalisi o parghelesi. (Dalla vicina Parghelia, sino al 1807 casale di Tropea). La cipolla rossa è ricca di vitamina C, vitamina E, ferro, selenio, iodio, zinco e magnesio, la cipolla si propone come elisir di lunga vita. Inoltre, questo straordinario bulbo roso è coltivato, oltre che Tropea, Parghelia, Briatico e Pizzo Calabro anche in alcuni terrazzamenti del Monte Poro. Le cipolle contengono, inoltre, sali minerali come calcio, fosforo, iodio, ferro, fluoro e potassio, vitamine A, B1, B2, B5, PP, C, E, ma  è anche ricca di flavonidi e di proteine. Nel campo della nutrizione, la cipolla viene indicata nella prevenzione anti–tumorale, nel contrasto della formazione dei trigliceridi, del colesterolo e, non ultimo, delle aggregazioni piastriniche rendendo il sangue più fluido ed aiutando quindi a prevenire trombi, coaguli ed ulteriori malattie cardiovascolari. La cipolla, inoltre, essendo diuretica è stata sempre usata per combattere le malattie delle vie urinarie quali i calcoli renali, vescicali, le cistiti e le prostatiti sia mangiandola che bevendone il decotto. E, ancora, è utile contro la gotta per aumentare la diuresi ed infine è consigliabile ai diabetici, per la presenza dell’ormone vegetale della glucochinina caratterizzato da spiccate proprietà antidiabetiche. Consumata cruda, elimina i batteri patogeni presenti nello stomaco e nell’intestino, favorendo la secrezione biliare e, quindi, il processo di digestione, ma non è consigliabile a quanti soffrono di iperacidità o di ulcera gastroduodenale. Lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è il rimedio naturale, che cura efficacemente varie affezioni delle vie respiratorie quali bronchiti, tonsilliti e faringiti.

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