Aeroporto di Lamezia Terme, vertici Sacal sotto inchiesta

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Terminata l’operazione di polizia giudiziaria da parte della Guardia di finanza di Lamezia Terme e degli agenti della Polizia di frontiera coordinati dalla Procura della Repubblica presso l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme.
Confermati, durante la conferenza stampa odierna del Procuratore della Repubblica, Salvatore Curcio, gli arresti di Massimo Colosimo, presidente della Sacal, Pierluigi Mancuso, direttore generale ed Ester Michienzi, responsabile dell’ufficio legale. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emesse dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, diretta da Salvatore Curcio.
La Procura di Lamezia Terme, inoltre, ha chiesto al Gip l’applicazione di misure interdittive nei confronti dei componenti del Consiglio d’amministrazione della Sacal. Si tratta oltre che di Massimo Colosimo, di Emanuele Ionà (rappresentante del Comune di Lamezia Terme), Floriano Noto (rappresentante della Camera di Commercio di Catanzaro), Roberto Mignucci (Aeroporti di Roma), Benedetto De Rango (Banca Carome), Gaetano Pignanelli (Regione Calabria), Enzo Bruno (Provincia di Catanzaro), Francesco Grandinetti (soci privati). Analoga richiesta é stata fatta anche nei confronti di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio legati alla gestione della Sacal.
Coinvolti anche l’ex presidente, Gianpaolo Bevilacqua, la direttrice del centro per l’impiego di Lamezia Terme Angela Astorino, l’ex direttore generale Pasquale Clericò ed ancora Sabina Mileto ed i dipendenti Sacal Filippo Malafarina, Antonio Silipo ed Eugenio Sonni.
Secondo quanto reso noto, nel corso della conferenza stampa, sono numerose le condotte illecite contestate.
Si parte con l’irregolare gestione del progetto “Garanzia giovani” finanziato con fondi pubblici e finalizzato ad inserire in un tirocinio retribuito alla Sacal solo soggetti meritevoli e rispondenti a precisi requisiti. Invece, “in seguito alle pressioni indebite di ogni tempo – si legge negli atti – perpetrate anche da politici locali e dirigenti pubblici, siano stati selezionati soltanto amici e parenti degli indagati, attraverso interventi artificiosi sulle procedure di selezione previste dal bando pubblico”.

Accertato, inoltre, da parte della dirigenza della Sacal, anche diversi episodi di peculato con viaggi, pranzi, soggiorni per scopi personali effettuati nelle strutture recettive di lusso “con indebita imputazione dei relativi costi (spesso assai elevati) al bilancio della socità a partecipazione pubblica”.
Infine, dall’inchiesta, sono emerse anche una serie di affidamenti di consulenze “fantasma” per decine di migliaia di euro, assieme ad artefatte selezioni di personale per incarichi interni, tutti lautamente retribuiti con soldi pubblici e affidati a soggetti che, secondo quanto riferisce un comunicato delle Fiamme gialle, sarebbero “risultati in possesso di requisiti inferiori rispetto agli altri concorrenti illegittimamente esclusi, ricorrendo ad atti falsi”.

Sulla questione interviene Paola Turtoro, portavoce regionale di Azione Identitaria. “Era l’estate del 2013 quando, in seguito all’operazione antimafia Perseo a Lamezia Terme – afferma – venne arrestato il vicepresidente della Sacal, il nostro coordinatore regionale chiedeva l’azzeramento di tutto il cda della società di gestione dell’aeroporto lametino ed il relativo commissariamento, ma nessun segnale concreto arrivò per dare manforte e seguito ad una proposta forte che giungeva da una forza di lotta ed estranea ai giochi di potere della politica. Se forse in quei giorni, in cui uscirono fuori certi pericolosi collegamenti tra il mondo dell’imprenditoria, della politica e della ‘ndragheta, si fosse dato seguito a quella ferma e decisa presa di posizione del nostro coordinatore regionale, oggi non ci ritroveremmo con quest’altro scandalo che mette a serio rischio l’intero sistema aeroportuale calabrese”.

“Uno scandalo che non ci sorprende – dichiara la Turtoro – e, pertanto, non tolleriamo espressioni di ipocrito stupore da chiunque, negli anni e di recente, si è voluto ritagliare lo spicchio di popolarità cavalcando l’onda del malcontento per la chiusura dei due scali calabresi. Chiediamo, per l’ennesima volta, il commissariamento e l’azzeramento di tutto il Cda di Sacal e siamo curiosi di conoscere i nomi dei politici che hanno fatto pressione sulle assunzioni col fallimentare progetto “Garanzia Giovani”. Sussistono evidenti e gravi responsabilità politiche che non possono e non devono essere sottovalutate né evitate e ciò anche a seguito di quanto emerso dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia che affermano da tempo la presenza delle cosche lametine a controllo della Sacal. Si provveda piuttosto ad inficiare ed annullare qualsiasi tipo di contratto stipulato a firma del Cda “galeotto” ed a ridare in mano alla legalità la gestione di una struttura indispensabile per il territorio.  Quest’ultimo triste episodio, che innegabilmente vede coinvolta tutta la classe politica calabrese, dovrebbe concludersi, almeno, con le dimissioni di tutti i responsabili, in primis il Governatore Mario Oliverio che, avallando e sostenendo il capriccio della Bianchi, si è reso complice di un danno non solo economico a discapito di tutta la Calabria”.

 

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