La Calabria brucia. Brucia soprattutto il Vibonese perché il fuoco e le colline in fiamme fanno parte della mentalità dei calabresi e della loro cultura. E di fronte ad un’intera provincia aggredita dagli incendi non c’è Canadair che tenga, non c’è intervento dei vigili del fuoco che basti. Tanto, alla fine, nessuno paga anche se ci scappa il morto. E tutto perché in questa terra benedetta dal cielo e maltratta dagli uomini <l’unica cultura è quella della bigotteria da medioevo, del conformismo e dell’individualismo più esasperati: al di sopra del calabrese non c’è nessuno e l’unico diritto è quello che ognuno si crea nella propria testa, cioè quello di poter fare quello che gli pare e piace. Incendi compresi>. A sparare alzo zero contro tutto e tutti è Pino Paolillo, esponente del Wwf Calabria, che nel vedere andare in fumo decine di ettari di uliveto e vegetazione mediterranea fatica a contenere la sua rabbia. Forse, guardando alla tranquillità delle stagioni estive più recenti, ci si era illusi che qualcosa fosse cambiato, che il rispetto del verde e della natura si fosse un tantino radicato nella mentalità della gente. In realtà, non è così. < La giornata campale del 30 giugno – sostiene Paolillo – ha dimostrato che, quando si creano le condizioni adatte di secchezza della vegetazione per l’aridità persistente, chi vuole brucia.
E allora bruciano i parchi e le oasi, i boschi , le campagne e le periferie dei paesi e dei capoluoghi>. Provare ad arginare il fenomeno diventa impresa improbabile anche perché <davanti ad un popolo di incendiari distruttori – prosegue – non c’è niente da fare: ne spegni uno e ne accendono altri cento e magari sono pure contenti e godono nel vedere le fiamme che inceneriscono pinete e macchia mediterranea. Il Vibonese in fumo è cosa che non interessa nessuno. Mai una reazione, mai una presa di posizione seria. Forze politiche, associazioni, enti stanno a guardare. Le serene dei mezzi dei vigili del fuoco che scappano da un capo all’altro del territorio per cercare di dare risposte alle emergenze sono solo fonte di curiosità, nulla di più. Però <vedrete – ironizza amareggiato Paolillo – che ben presto la paura e i disagi passeranno e allora i Calabresi si mobiliteranno organizzare… le solite feste paesane e le mille sagre , dove tutti sono felici e contenti>. Se per organizzarsi nello spegnere gli incendi ci fosse lo stesso impegno manifestato nel preparare pentoloni di pasta e padellate di fritture varie <non assisteremmo ogni anno – rimarca il dirigente del Wwf – a questo scempio>.
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