Archiviati i tormentati ottantotto giorni di trattative per approdare alla formazione del governo, la tensione scema velocemente e cede il passo alla riflessione e alle critiche severe, ma anche costruttive. Per Cinquestelle e Lega, che si propongono come forze del cambiamento, è arrivato il momento di dimostrare se il loro “contratto” sia qualcosa di fattibile oppure un libro dei sogni da mandare in archivio. I temi sventolati in campagna elettorale hanno intercettato il consenso dei cittadini, ora non c’è che da aspettare per capire cosa succederà. Sugli ultimi tre mesi di confronto tra forze politiche interviene con toni sereni Manuel Reggio, giovane segretario del circolo Pd di Nicotera. <Se si volesse ancora guardare la partita – esordisce – le cose da risaltare, e che hanno tenuto banco e anche allarmato la gente, sarebbero tante. Dalle <sparate> di Salvini del tipo “ Tassa unica per tutti” “Rivoluzione fiscale” “Li faremo tornare tutti a casa” alle bugie di Di Maio “ Savona, io l’ho conosciuto 15 giorni fa” “ Ho proposto al Colle in sostituzione per il Mef Bagnai e Siri”. Vivaddio, la partita è finita>. A urne chiuse e a lavori in corso <alcuni, a buona ragione, avevano parlato di pantomima o di tragedia greca – prosegue – e penso che le due rappresentazioni siano legittime, ma ora è il tempo dell’attesa per vedere se quelle che da più parti sono state considerate promesse elettorali, almeno parzialmente, anche per metà con lo sconto, verranno fatte. Altri, anzi, tanti altri, si attardano a valutare se questo governo sia tecnico o politico e qual è il credo di quel ministro o dell’altro. Questi analisti non hanno niente da “pettinare” e non capiscono che la gente non va dietro a queste dietrologie politiche, ma è più pragmatica di loro ed è compiaciuta per il solo fatto che il governo si è formato. Si! C’è nell’aria un sospiro di sollievo, per la fine di una telenovela che aveva riservato tanti colpi di scena, da parte non solo dei militanti e tifosi della Lega e dei pentastellati, ma anche da parte di tanta gente comune o appartenenti ad un altro mondo politico. Finita la partita delle qualificazione, ora l’appuntamento è con la finale di Coppa, quella della democrazia, della lotta alla povertà, del lavoro, dello sviluppo, delle politiche giovanili, per le donne e per i nostri figli. Questa partita sarà ancora più dura e solo il fatto di poterla vedere (per questo è giusto il nuovo governo) ci permetterà di stabilire se il biglietto è stato pagato bene e se lo spettacolo ed il risultato saranno meritevoli. Di certo, un punto di rottura forte rispetto al passato questo Governo lo crea. E chi sa se riuscirà pure a superare il muro della cautela e della diffidenza, che molti hanno in questo periodo manifestato, ribaltando situazioni che ai più sembrano insuperabili e frutto solo della propaganda elettorale. E così viene spontanea la domanda: faranno qualcosa di tutto quello che hanno promesso? Quali sono queste situazioni che daranno un senso alla storia di questo Governo? Riuscirà lo stesso a dimostrare se il detto di gattopardiana memoria del “tutto deve cambiare perché tutto rimanga come prima” verrà sconfitto oppure no?>.
Manuel Reggio guarda poi ai problemi più discussi nelle scorse settimane. <Il tema dell’Europa – sottolinea – penso sia già rientrato ed accettato, con marcia indietro, da entrambi gli schieramenti in campo, Lega e 5stelle. I vecchi anatemi contro l’Europa risultavano già annacquati nel dopo voto e nello stesso contratto di governo, ma sono stati definitivamente superati (cosi pare) nella parte finale della formazione del governo e per il caso Savona. L’Europa è bella e rappresenta la libertà, la democrazia ed il futuro delle nuove generazioni. All’Europa, dal suo interno, bisogna dire che deve abbandonare il rigorismo e deve superare l’ipoteca di alcune nazioni forti. L’Europa – aggiunge – deve avere una politica più coinvolgente e più forte e deve mandare a casa sia gli euroburocrati da tavolino che gli imbecilli che si fanno avanti con stupide e offensive dichiarazioni. La partita di Coppa del nuovo governo si giocherà, contrariamente a quanto pensano molti commentatori, non sull’Europa, ma quasi tutta su due aspetti: quello dell’economia e delle tasse e quello dell’immigrazione e della sicurezza. Il tempo della spaparanzata che voleva la cancellazione da parte della Bce di 250 miliardi di euro dal debito italiano è passato>.
Ma non c’è solo la questione dell’Europa da seguire con la massima attenzione. <Ora – afferma il segretario del circolo Pd – c’è da vedere piuttosto se la flat tax su due aliquote sarà il ben di dio che ci hanno detto e se il punto del 10%, che dice Salvini, per il pagamento delle tasse in contenzioso, pur alzandolo, verrà fatto o no. Per il reddito di cittadinanza, ho detto, in altra mia precedente riflessione, che può essere perseguito, ma bisogna vedere se esso, ad urne chiuse e con la responsabilità di governo, avrà più connotati del reddito di inserimento in vigore e promosso dal Pd oppure sarà davvero una cosa nuova come hanno promesso. Il motto del nuovo ministro dell’interno “Un leghista al Viminale sarebbe una garanzia per rimpatri ed espulsioni” ora sarà messo alla prova non perché si chiedono rimpatri ed espulsioni alla cieca, ma per vedere, questo sì, se è possibile e sarà fatta una politica sull’immigrazione e sulla sicurezza che, garantendo gli aspetti fondamentali della dignità e del vivere civile, governi in modo meno tempestoso il problema ovvero i due problemi che sono indipendenti tra loro>.
Dopo aver “rovistato” in casa altrui, Manuel Reggio, naturalmente, prova a guardare anche in casa sua e a porsi una domanda. <Cosa deve fare il PD – si chiede, infatti – unico sconfitto alle elezioni e soggetto politico smarrito?>. La risposta è semplice. <Deve assolutamente ripartire – rimarca – con una rinnovata testa, di ascolto, di proposte e di lotta. Con un progetto più moderno e più popolare. E se è vero, come molti sostengono, che la classe operaia che lo sosteneva non c’è più è maggiormente più vero che la gente in povertà, senza lavoro e senza diritti è cresciuta ed è altrettanto vero che giustizia, democrazia ed uguaglianza sono problemi che vogliono il nostro impegno e la nostra azione. Non è tempo, quindi, di divisioni e beghe correntizie. Bisogna parlare ad un universo più grande, che va al di là dei nostri iscritti e simpatizzanti, bisogna parlare a quei milioni di elettori che hanno preso altre strade, alle nuove generazioni, alle donne e alla famiglie del nostro tempo. Per fare questo bisogna indicare una nuova strada e anche nuovi piloti nel rispetto e facendo tesoro del meglio di ogni esperienza passata>. Se son rose…