In occasione del Giubileo degli artisti voluto dal parroco don Francesco Vardè, si è tenuta una suggestiva manifestazione, la cui direzione artistica è stata curata dal Maestro Romolo Calandruccio con la cooperazione di un folto numero di artisti locali.
Dopo una visita al Museo diocesano, i numerosi visitatori e fedeli accorsi, sono stati intrattenuti, dapprima nella chiesa in questione, dove si sono esibiti il Coro Polifonico Musica nova e il Coro Dominucus di Soriano calabro e in seguito, nella sacrestia, dove è stata allestita una mostra di opere d’arte di scultura e pittura e nel salone al piano superiore dove si sono esibiti altri artisti.
Tra i partecipanti, ricordiamo oltre al letterato, poeta e scrittore Giuseppe Neri, i pittori Carmelo Lebrino, Giovanni vardè, Francesco Condò, Gisella Di Leo e Domenico Vecchio, i fotografi Colombo Labate e Francesco Mazzitelli e i musicisti Donato Arcuri (pianoforte) e Vittorio Greco (chitarra). Sono state inoltre esposte alcune realizzazioni scultoree di Maurizio Famà e Salvatore Tripaldi e due bellissimi plastici del Castello Ruffo, realizzato da Salvatore Zurzolo e di due degli antichi mulini della zona opera di Francesco Ammoscato.
Di seguito il testo del discorso letto ai presenti dall Prof.ssa Francesca Marra durante la bella inziativa.
“Nell’occasione del Giubileo degli artisti, è indispensabile rammentare a tutti, sia all’interno che all’esterno della nostra beneamata comunità, quanto noi nicoteresi, dobbiamo ritenerci fortunati, nel vivere in una città come la nostra, da sempre fucina di artisti nonché centro di studi e di cultura.
Un luogo dove, le tante bellezze naturali e paesaggistiche, segno tangibile della presenza del Divino, unite a quelle realizzate dall’ingegno dell’uomo, hanno sicuramente fornito ispirazione artistica a coloro che si sono avvicinati al variegato e affascinante mondo dell’arte.
E una collettività del resto, esiste veramente solo se è non un semplice agglomerato di individui ma un soggetto complesso e funzionale quando, traendo il meglio da ciascun singolo che la compone, esalta, anteponendola a tutto, la propria Cultura, dal momento che l’attività culturale è, in effetti, la massima espressione di un gruppo, del suo essere intimo, della sua razionalità, delle sue aspirazioni. Una cultura non statica e immobile, bensì dinamica che si spinge incontro agli individui che da spettatori, diventano attori del microcosmo comunitario, nel quale la contrapposizione dialettica delle diverse posizioni, contribuisce a creare una realtà viva ed interessante. Un elemento che non può, e non deve essere trascurato.
E l’animo nostro non può dunque non sottostare a un moto di commozione e di ammirazione quando, visitando le nostre chiese, o rovistando nei nostri archivi storici, pubblici o privati, o ancora, entrando nei musei e persino in molte dimore private, ovunque scorgiamo i segni dell’immane contributo che uomini e donne, nicoteresi, di nascita o di adozione, hanno dato a questa cittadina, nel corso del tempo, nei vari campi dell’arte: dalla pittura alla poesia, alla musica.
Un apporto considerevole il loro, alla storia della nostra vicenda terrena, come comunità e come popolo nicoterese, che di certo ha giocato un ruolo fondamentale nell’avanzamento civile e morale dello stesso.
La musa della poesia, ad esempio, ha trovato qui i suoi cantori in personaggi del calibro del medico Domenico Cognetti – che fu anche patriota e la cui casa fu punto di riferimento degli intellettuali del suo tempo – del teologo Giuseppe Massara – cappellano di Corte presso il Cardinale Ruffo che fu pregiato poeta e bibliotecario della “Vaticana” di Roma – e di Francesco Brancia – docente del seminario cittadino e in seguito, direttore del Ginnasio. E in tempi a noi più recenti, è impossibile dimenticare il contributo dato in questa nobilissima forma d’arte, dal nostro stimato prof. Giuseppe Neri e, nella poesia dialettale, dal compianto Mimmo Nocera. Mentre sono molti i giovani, che tutt’oggi vi si cimentano.
Ma non mancano i nicoteresi che si sono distinti in un’altra nobile arte che è quella della pittura. Su tutti campeggiano le figure di Domenico e Cosma Russo. Il primo fu allievo di Domenico Morelli – a quel tempo capo indiscusso della corrente pittorica napoletana la quale si proponeva un ritorno allo studio della natura – e la cui statura pittorica e figurativa s’impose da subito all’attenzione dei critici, tanto che, in una conferenza sulla storia del ritratto tenutasi a Firenze, fu citato da Ugo Ojetti, come uno dei più autorevoli ritrattisti italiani. Un uomo che merita di essere ricordato anche perché, esortato a rimanere a Napoli, dove di sicuro avrebbe riscosso meritata notorietà e vasta fama, fece invece ritorno al suo paese natio, dove aprì, nei locali dell’ex Convento dei padri minori, oggi sede del Municipio, una scuola di pittura molto frequentata e dove – sotto l’episcopato di Tacconi Gallucci – adornò la Cattedrale, abbellendo in particolare l’abside e la cupola di affreschi di straordinaria bellezza purtroppo poi successivamente distrutti. Mentre, per nostra fortuna, almeno una trentina di altre sue raffigurazioni sono tuttora custodite in alcune chiese cittadine e nella pinacoteca vescovile.
Il secondo – suo figlio Cosma Russo – si distinse anch’egli nell’arte ritrattistica, abbellendo inoltre i salotti dei palazzi signorili della città e dei paesi viciniori e spero farà piacere sapere ai nostri fotografi locali che fu proprio egli a introdurre a Nicotera, l’allora nascente arte della fotografia, gettando così un seme fecondo dal quale negli ultimi tempi, si è affermata in città, in questo nuovo campo, una nidiata di giovani molto bravi e motivati, come gli amici Tonino Campisi, Colombo Labate e Francesco Mazzitelli.
Una tradizione pittorica questa dei Russo che fu poi portata avanti dai pittori della famiglia Barbalace: il primo, Pasquale senior, formatosi alla scuola di Don Cosma Russo, che per circa sessanta anni, affrescò pareti e cupole di chiese, restaurò statue sacre, dipinse quadri ad olio su tela, decorò soffitti abbellendo le case signorili e le cui opere sono ancora visibili in molte dimore private di Nicotera, mentre il Museo diocesano di Arte sacra, conserva le tovaglie da lui dipinte per gli altari della cattedrale, opere queste nelle quali l’artista diede prova delle sue spiccate doti di grande interprete dell’ornato e del perfetto dosaggio dei colori; il secondo, suo figlio Franco Barbalace, diplomatosi all’Accademia di Belle arti di Roma e vincitore di numerosi premi a livello locale e nazionale, nonché stimato docente.
Una tradizione che continua nella suggestiva e inesauribile vena artistica del maestro e amico Francesco Famà, figura di artista poliedrico e versatile, come dimostrano i suoi numerosissimi lavori, e ultimi, ma solo in ordine di tempo, nelle produzioni appassionate, eleganti e suggestive dell’amico prof. Carmelo Lebrino, e in quelle di Giovanni Vardè e Franco Condò, tutti comunque ispirati dalla nostra terra comune e ad essa intimamente legati.
Nel campo della musica invece, non si può dimenticare l’apporto dato da Frate Marcello Fossataro che nel 1600, con l’obolo dei fedeli, fondo a Napoli, in Largo dei Girolamini, il celebre “Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo” in cui accolse i bambini orfani e quelli poveri per dare loro un’istruzione primaria e anche musicale. E da Alessandro Longo, che fu allievo di Beniamino Cesi, al Conservatorio di Napoli, collaboratore assieme al Cilea del maestro Alfonso Rendano e poi docente allo stesso Conservatorio di Napoli e alla cui attività concertistica si deve l’opera di revisione di Domenico Scarlatti, le cui oltre 300 ballate, vennero da lui raggruppate in dieci volumi e dalla cui scuola infine, uscirono maestri famosi, quali Antonino Votto, Luigi Densa e Tito Aprea.
Una tradizione questa, in campo musicale, che per fortuna, non solo non si è persa, ma nell’ultimo quindicennio si è addirittura rafforzata grazie al talento di giovani artisti, da Fabio Marino a Marica Corso e alla meritoria opera innovatrice del maestro e amico Romolo Calandruccio e del suo “Coro polifonico Musica nova” che ha rappresentato Nicotera in numerose e importanti concorsi ed eventi, non ultimo, quello recente in Vaticano. Coro divenuto, non solo punto di sicuro riferimento del panorama musicale cittadino ma anche prezioso, instancabile e insostituibile animatore della vita culturale nicoterese, mentre sotto la guida dello stesso Calandruccio, si sono formati o si stanno formando altri giovani artisti. A loro vanno poi aggiunti gli amici del complesso bandistico Città di Nicotera, gli elementi nicoteresi del complesso Tyrrenium, ideato dall’amico dottor Domenico Fiaschè e il virtuoso chitarrista, nonché insegnante e concertista, Gregorio Lagadari.
Infine, va anche ricordato l’arricchimento culturale apportato da altri giovani talenti sia nell’ambito della lirica che in quello della recitazione, non ultimo Andrea Naso”.
Come si potrà notare c’è dunque di che essere orgogliosi, e il mio personale auspicio e che, non solo da questo Giubileo, il buon Dio protenda la sua mano benigna su tutti coloro che operano nei vari settori dell’arte e li continui ad ispirare nel recupero di queste nostre nobili tradizioni, portandole al passo dei tempi, e soprattutto, in una città, troppe volte bistrattata e in perenne tumulto, li caratterizzi anche come costruttori di concordia, edificatori di progresso e portatori di speranza.
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