Dalla finestra di casa s’affaccia sulla dogana che controlla il traffico con la Svizzera perchè lei, Sarah Barbuto, giovanissima pneumologa, originaria di Rombiolo, per svolgere la sua professione s’è arrampicata sino a Sondalo, un comune di cinquemila anime a due km dal confine. All’ospedale “Morelli” prende servizio nel dicembre 2019, ma non ha nemmeno il tempo di calarsi nella nuova realtà che si scatena l’inferno. L’ospedale “Morelli” viene attrezzato per accogliere i positivi al Covid-19 di Lodi e dintorni, ma nel volgere di pochi giorni attorno a Sarah c’è solo sofferenza. Ricoveri a centinaia, reparti trasformati e tutti in prima linea. Un battesimo del fuoco in piena regola. <Per quasi un mese – racconta – non ho avuto neanche il tempo per respirare. Attorno a me tanti morti giovani anche se abbiamo fatto di tutto per salvarli. Siamo andati avanti con protocolli in continua sperimentazione e le cose stanno andando meglio anche se c’è il timore che, in autunno, possano esserci ancora difficoltà>. Sarah è ormai la beniamina del “Morelli”. I colleghi la rispettano per la sua professionalità, i pazienti la cercano perchè con la sua presenza in corsia riesce a trasmettere tranquillità. Nella cronaca locale va in prima pagina perchè usando il megafono aveva fatto risuonare l’inno d’Italia nei corridoi del suo reparto. <I turni sono massacranti – sottolinea – ma tra di noi c’è tanta solidarietà. Se qualcuno dà segni di cedimento gli altri gli sono subito a fianco. Dopo tanti sacrifici spero che nessuno abbassi la guardia>. La Calabria ce l’ha nel cuore, ma lei ad una sede stabile non ci pensa perché <sono un cuore zingaro – confessa – e non penso a mettere radici, preferisco le ali>.
Sul fronte anti Covid-19 si muove anche Rosa Pagano, giovane farmacista nicoterese, da due anni in servizio all’ospedale “Maggiore” di Parma. Specializzatasi al “Morelli” di Reggio Calabria, vince anche lei il primo concorso cui partecipa e non esita a fare la valigia. Si fa subito notare per il suo attaccamento al lavoro. Per le non ci sono orari, non ci sono turni. Da quando il coronavirus è approdato nelle contrade emiliane, praticamente è sempre presente. Da un paio di giorni, tuttavia, il suo morale non è alle stelle. Un collega morto per Covid, tamponi per tutta la squadra dei farmacisti, il dispiacere per un volto amico che se ne va. <Ci sono giorni buoni – ammette – e giorni cattivi. Viviamo momenti difficili. C’è continuo stato d’allarme. Come farmacisti siamo in seconda linea, però il nostro lavoro è indispensabile. Tocca a noi reperire tutti i farmaci e comprare l’occorrente compresi 150 caschi per la ventilazione non invasiva>. Anche Rosa è amareggiata per le tante morti di giovani, <un dato – sottolinea – che ti spinge a dare il massimo e a cercare materiali anche in Cina. Attorno a noi c’è il delirio, dobbiamo fare il massimo>. Stare lontano da Nicotera, peraltro, non è facile. <Mi manca casa mia – ammette – e sono preoccupata per i miei che non vedo da cinque mesi. Spero tutto torni alla normalità per poterli riabbracciare>.