La luna, Selene misteriosa, è la protagonista della silloge della poetessa di Gioia Tauro, Caterina Sorbara: L’Anima Canta alla Luna, Rossini Editore, musa ispiratrice di una poesia che scorre nelle sue vene e vive nella sua anima in una silloge concepita parallelamente al romanzo “Fimmana”.
Le donne protagoniste del romanzo: Nina, Iris, Matilde, mentre la Luna splendeva superba nel cielo, dopo aver raccontato le loro storie, le loro emozioni, prima di andar via, hanno donato tante parole che dolcemente sono diventate versi che la poetessa considera “un dono per l’anima” .
La silloge di Caterina Sorbara è stata la protagonista di un incontro che si è tenuto al Centro Sociale di Amato di Taurianova, nell’ambito del “Maggio dei Libri” organizzato dal Comune di Taurianova, su imput dell’assessore alla Cultura Maria Fedele.
Dopo i saluti della Fedele, la scrittrice ha dialogato con la presidente dell’associazione CulturalMente, Chiara Ascone. L’attrice Assunta Spirlì e Ivana Facciolo hanno declamato alcune liriche presenti nella silloge. Numeroso e attento il pubblico presente, tra cui l’assessore all’Istruzione del Comune di Taurianova, Angela Crea e il parroco don Antonio Spizzica.
La luna è stata spesso la protagonista di racconti mitologici e di credenze popolari: le era consacrato un tempio e un giorno della settimana, il lunae dies, da cui lunedì. Nella mitologia greca era chiamata Selene, figlia dei titani Iperione e Teia, sorella del Sole (Elio) e dell’aurora (Eos). La luna è ancora oggi usata in espressioni popolari per fare riferimento alla mutabilità dell’umore, equivalente alla mutabilità delle fasi lunari.
La luna, nei secoli, è stata fonte di ispirazione poetica e filosofica: Luciano di Samosata, scrittore greco del II secolo d.C., nella sua “Storia vera”, immaginava il viaggio verso luna con una nave, mentre il secondo Canto del Paradiso di Dante sembra quasi un piccolo trattato di scienza lunare. Petrarca fece della luna una metafora dei suoi stati d’animo malinconici e notturni; mentre la luna più romantica resta leopardiana de “Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, Leopardi domanda: “Che fai tu, Luna, in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?” La luna, dunque, è una presenza amica e consolatrice, dopo l’angoscia generata dalla coscienza del reale contrapposto all’eterno.
La parola “Luna” appare per la prima volta nel Cantico delle creature di San Francesco: “Laudato sì, mì signore per sora Luna e le stelle; …” nel 1224. Dopo l’arrivo dei primi astronauti sulla luna, Giuseppe Ungaretti, per sottolineare l’importanza dell’evento, scrisse: “Questa è una notte diversa da ogni altra notte del mondo. Ogni uomo ha desiderato da sempre conquistare la luna… oggi è stato raggiunto l’irraggiungibile, ma la fantasia non si fermerà.