Dopo l’elicottero degli sposi è arrivato il momento che anche lo Stato atterri in città per avviare tutte le iniziative utili a recidere <i legami palesi e occulti> che legano la società civile alla ‘ndrangheta. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, venga, pertanto, a Nicotera <assieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine, della magistratura e di tutti i calabresi onesti> per suggellare un patto contro la criminalità organizzata e <pronunciare senza paura, per la parte di competenza, il totale disprezzo e ripudio della mafia>. All’indomani del passaggio degli atti del caso elicottero dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sono queste le conclusioni cui pervengono, con un’articolata nota, Giuseppe Brugnano e Michele Granatiero, rispettivamente segretari regionali di Coisp e Sap, sindacati autonomi della Polizia di Stato, unitamente ai responsabili del movimento “Ammazzateci tutti” (Aldo Pecora), dell’associazione “Condivisa” (Lia Staropoli) e dei “Sostenitori delle forze dell’ordine” (Massimo Martini). In realtà, sin dall’inizio la vicenda veniva seguìto con attenzione dal procuratore Nicola Gratteri in quanto l’intero episodio si riteneva potesse essere portatore di elementi collegabili con l’ambiente mafioso.
Ora che gli atti sono passati alla Dda c’è da pensare che l’attività investigativa abbia confermato i sospetti iniziali. Sul tutto naturalmente vige il massimo riserbo e non è dato sapere quali siano gli aspetti presi in considerazione dal procuratore della Repubblica di Vibo Michele Sirgiovanni prima di canalizzare gli atti verso Catanzaro. La patata bollente, insomma, passa nelle mani di Nicola Gratteri per cui Coisp, Sap e altre associazioni si rivolgono ai magistrati antimafia chiedendo loro <di cogliere questa occasione non solo per perseguire eventuali reati mafiosi, ma anche di penetrare con le indagini nel diffuso fenomeno della pervasività mafiosa e nei suoi condizionamenti>. Condizionamenti che aleggiano <non solo nelle istituzioni democratiche – si legge nella nota – ma anche nella cosiddetta ‘società civile’ fino alle associazioni antimafia operanti nel territorio, al fine di far luce, una volta per tutte, sui criminali mafiosi, ma anche sulla ‘zona grigia’ dalla quale traggono legittimazione e persino consenso>. Coisp, Sap e responsabili di movimenti e associazioni che orbitano nell’antimafia sollecitano, infine, la Dda a <indagare a 360 gradi, senza dare nulla per scontato, e acquisire anche le diverse dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa in questi giorni, ma anche nei mesi e anni precedenti, da rappresentanti istituzionali e dell’associazionismo locale in occasione di episodi simili a questo>.