Maggio è il quinto mese dell’anno secondo il calendario gregoriano e il terzo e ultimo mese della primavera nell’emisfero boreale, dell’autunno nell’emisfero australe.
Il nome Maggio, deriva dal corrispondente mese dell’antico calendario romano Maius, dedicato alla divinità latina Maia, dea dell’abbondanza e della fertilità, che rappresenta la grande madre terra.
Nella cultura cristiana maggio è il mese dedicato alla Madonna.
Infatti, la prima cosa che mi viene in mente, a maggio, e quando da bambina insieme a mia nonna, preparavamo, quello che lei chiamava ”l’altarino” dedicato alla divina mamma di Gesù.
Ricordo che usava una scatola delle scarpe e la foderava con della carta lucida dorata, simile a quella delle uova di Pasqua, poi metteva sopra una statuina della Madonna e un vaso con i fiori(che cambiava ogni giorno).
I fiori erano i gigli , le roselline selvatiche e le pratoline, che raccoglievamo insieme nei prati del borgo natio, poi metteva un lumino ad olio facendo attenzione che la fiamma fosse sempre accesa.
Nonna mi raccontava che sua mamma , ogni anno il primo maggio appendeva alla porta un ramo di ginestra, perché considerato di buon auspicio.
Ogni sera davanti all’altarino recitavamo il Rosario.
Ogni anno, in questo meraviglioso mese, ci recavamo a Bombile, frazione di Ardore, dalla Madonna della Grotta, considerata dispensatrice di molte grazie.
Per arrivare a Lei si dovevano scendere una lunghissima scala.
La statua di questa Madonna è di un bianco meraviglioso, opera dello scultore Antonello Gagini.
Anni fa il Santuario è crollato e la statua, miracolosamente illesa, è stata spostata nella chiesa della frazione.
Ancora oggi, io nel mese di maggio mi reco a Bombile, nel rispetto della tradizione e dell’amore che mia nonna mi ha trasmesse per Lei celeste mamma, nella consapevolezza che la Madonna è una sola, anche se innumerevoli sono le chiese e i santuari a Lei dedicati.
Maggio è il mese delle rose, che dai folti e verdi cespugli, mandano il loro intenso profumo.
La campagna è piena di fiori profumati: giacinti, anemoni, gigli, pratoline e rossi papaveri.
Delicato è il gelsomino che cresce rampicante sul muro, le spighe sembrano un mare verde, gli uccellini cantano armoniosamente e prendono con il beccuccio i fiocchi di bambagia per costruire i nidi.
Sui peschi della Ferrandina la capinera canta ai suoi piccini la canzone di maggio
Le rondini danzano nell’infinito cielo, adoro guardarle quando ad Amato si posano sui fili della luce o sui tetti consunti dal tempo, ciangottando fra loro, senza mai essere stanche.
Maggio, mi ricorda le fragoline di campagna che papà raccoglieva sulle prode dei fossi, all’ombra delle siepi e sul limite dei campi coltivati.
Erano così buone, mamma ci metteva sopra un goccio di limone e lo zucchero.
Ricordo ancora il suolo della campana tra gli ulivi, le serenate dei grilli, i gorgheggi dell’usignolo e le lucciole che la notte vagano tra gli uliveti.
Saudade, oggi anche maggio è saudade.
Negli anni della mia adolescenza, aspettavo l’inizio Festivalbar, iniziava la fine di maggio, lo aspettavo per conoscere le canzoni dell’estate.
Ricordo un giorno, alla fine di maggio a Reggio Calabria, quella sera ero contenta, non solo perché c’era la prima puntata del Festivalbar, ma anche perché avevo finito tutte le interrogazioni e ritornavo a casa.
Seduta sul balconcino, respiravo quello che io chiamavo il “profumo di Reggio Calabria” che altro non era che il profumo dei fiori della siepe ai Villini Svizzeri; zia Caterina preparava le sue fantastiche pizzette e il loro delizioso profumo si confondeva con quello dei fiori della siepe.
Ero felice perché l’estate, con i suoi profumi e il suo caldo sole, era vicina ed io pensavo a tutti i libri che avrei letto tra gli ulivi, senza dover pensare alle interrogazioni.
Quell’anno, la cantante Madonna cantava Live tu Tell (Una storia da raccontare), ancora non sapevo che anch’ io un giorno, avrei raccontato storie.
Maggio, era e lo è tutt’ora il mese delle spose; qualche sera fa ad Oppido Mamertina, nella piazza antistante la Cattedrale, ho rivisto la mia sposa di maggio; la mia principessa dai lunghi capelli neri, l’ho vista con il suo abito di pizzo francese, la sua carrozza, trainata da bellissimi cavalli, la sua tiara e il suo bouquet di zagara e rose.
L’ho vista mentre sottobraccio al suo papà, percorrevano i gradini della Cattedrale e poi l’ho vista sottobraccio al suo ufficiale, in alta uniforme, con la fascia azzurra.
Mio Dio quanto era felice la mia principessa!
Poi è scomparsa, lasciando il posto alla saudade, al doloroso quotidiano, intriso di lacrime e solitudine.
“Era di maggio” è anche il titolo di una bellissima canzone napoletana, di Roberto Murolo, meravigliosa come tutte le canzoni napoletane .
Stamattina c’è il sole, il meraviglioso sole di maggio e sul lungomare di Geolia, tutto fa pensare all’estate, che presto arriverà: il mare infinita distesa d’azzurro, i fiorellini gialli , il volo meraviglioso dei gabbiani, gli operai che sono al lavoro nei lidi, le lucertole sul muretto.
E’ bello il mese di maggio!
Basta un’ Ave Maria intrisa di sole, per trasformare la saudade in felicità.
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