Rapporto “Crea” sulla Sanità: maglia nera per la Calabria tra le regioni italiane e per Vibo tra le province calabresi

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soccorso capomolla

Il Centro per la ricerca economica applicata in Sanità (Crea) disegna il quadro delle “performance regionali” e la Calabria, ancora una volta, veste la maglia nera andando ad occupare l’ultimo posto della graduatoria. Dalla ricerca del Crea, rapportato a 100 il risultato massimo raggiungibile, emerge che, mentre le regioni del Centro-Nord navigano tra il 59% (Veneto) ed il 37% (Molise), quelle più a Sud (Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia e Sardegna) si attestano su livelli inferiori al 32%. In sostanza, mezza Italia riesce a trovare risposte accettabili alle proprie esigenze sanitarie e l’altra mezza annaspa tra disagi e viaggi della speranza, sino a quando sarà possibile. Ad analizzare i dati dell’XI rapporto del Crea, è il cardiologo Soccorso Capomolla, responsabile del Medical center “Don Mottola” di Drapia il quale, con la competenza che gli appartiene, si sofferma sulla situazione della Calabria e del Vibonese in particolare. <Il Veneto – spiega – presenta tutti gli indicatori delle prime quattro dimensioni “verdi”, soltanto nella dimensione economico-finanziaria ne presenta due “rossi”: spesa sanitaria pubblica e incidenza dei consumi sanitari sul totale dei consumi; nella dimensione innovazione non risulta completata l’attuazione del fascicolo sanitario elettronico. La Calabria (la Regione coi risultati peggiori) è quasi tutta ‘rossa’: su diciotto indicatori, solo cinque (sull’ospedalizzazione evitabile per malattie croniche (unico nelle dimensioni maggiori) risultano “verdi”: l’indice di salute mentale, la spesa pro-capite standardizzata, l’implementazione della rete oncologica e lo sviluppo del fascicolo sanitario elettronico) e ben 13 in area rossa; tra questi, l’assistenza agli anziani non autosufficienti con età maggiore di 65 anni. Tale dato – continua –  ci consegna un’ulteriore e profonda verità: in una dimensione già carente, Vibo Valentia rimane, ancora una volta, fanalino di coda tra le cinque province della Calabria>.

Una realtà sconfortante che enti e uffici preposti alla tutela della salute si guardano bene dall’affrontare perché <è ormai da mesi – sottolinea Capomolla – che viene avanzata dalle associazioni di categoria l’urgente necessità dell’apertura di un tavolo tecnico istituzionale tra le parti sociali, l’Asp e la Regione per la condivisione di strategie gestionali, che tengano conto dei bisogni assistenziali territoriali>. La carenza di adeguate strategie in materia di politica sanitaria finisce col penalizzare pesantemente il Vibonese a cominciare dalla disponibilità di posti letto che per l’intera Calabria sono 3738. Di questi soltanto 159 sono assegnati a Vibo. Per le altre province, guida Cosenza con 1488 posti seguita da Catanzaro con 1069, Reggio Calabria con 535 e Crotone con 487. Un gap decisamente sconcertante anche perché, mentre i Lea prevedono 24,6 posti letto per 1000 abitanti, Vibo si assesta a 4,6 al pari di Reggio Calabria. Soffrono di meno le altre province con Cosenza a 9,5, Catanzaro a 13,7 e Crotone a 14,2.  C’è di più e di peggio. <Il Vibonese – insiste Capomolla – subisce la più grave penalizzazione in termini di finanziamento del fabbisogno standard, con una riduzione media di circa il 40% rispetto alle altre province, con conseguente maggior maggiore disagio per i propri cittadini, i quali devono acquistare i servizi socio-sanitari con i propri soldi>. Tradotto il tutto in numeri, il fabbisogno/budget per Vibo dovrebbe essere per gli anni 2022-2024 di 16.272.398 euro, mentre, in realtà, è di 4.530.618 euro, cioè 11.741.779 euro in meno.  Dal tutto si deduce che <la Regione – sostiene il responsabile del “Don Mottola” – è inadempiente per gli standard Lea; riteniamo che vi sia una erronea rappresentazione del fabbisogno vibonese e una inadeguata rappresentazione dello stesso sul tavolo programmatorio a fronte di una grande quantità di risorse disponibili in Regione. Non vi è – aggiunge – alcuna limitazione economica, semmai si ravvisa una mancata capacità di governance e un’inerzia burocratica che colpisce e ferisce profondamente il diritto alla salute dei cittadini vibonesi>. Peraltro, <la recente inchiesta – conclude Capomolla –  ha sicuramente sparigliato il tavolo. La nomina del nuovo nommissario è il tentativo di ricostituzione delle regole democratiche e del buon funzionamento; la politica ha abdicato ogni sua funzione e ruolo; in tale contesto sono necessarie scelte di politica sanitaria forti, che siano capaci di investire sulle attività territoriali e di prossimità>.

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